giovedì 29 marzo 2018

Stabilizzazione e destabilizzazione

       La dottrina bellica classica individua nel terrorismo una forma di conflittualità avente evidenti finalità di destabilizzazione e riservata a soggetti (autonomi o eterodiretti) i cui proponimenti militari e soprattutto politici sono intesi ad alterare situazioni stabili, in cui la sproporzione di forze tra i contendenti non è tale da consentire un benché minimo scontro militare diretto alla parte più debole.
      La storia del mondo occidentale degli ultimi decenni (e ben prima dell'11 settembre 2001, basti pensare - per non fare che un esempio - ai Troubles in Irlanda del Nord) ci mostra invece che del terrorismo si possono fare molti altri usi, il più importante dei quali si pone finalità di stabilizzazione e ricorre all'arma terroristica per spaventare le opinioni pubbliche e indurle a stringersi intorno ai propri governanti. La molto oscura storia del terrorismo islamico nel nuovo millennio dovrebbe aver fatto sorgere - quanto meno in coloro che trovano un po' semplicistiche le reazioni meramente pavloviane... - qualche dubbio in merito alla reale natura del terrorismo e al fatto che, mentre una buona parte di esso può sicuramente essere autonoma, ce ne può essere pure un'altra parte abbondantemente eterodiretta e intesa a stabilizzare situazioni che in verità potrebbero risultare a rischio di destabilizzazione.
       Fatta questa premessa, occorre porsi due fondamentali quesiti. Il primo è come mai l'Italia sia fino ad oggi rimasta immune da attentati terroristici di matrice islamica, in particolar modo in considerazione del fatto che essa ospita la sede della Cristianità. Non esiste una risposta probante e definitiva, ma, a parte la considerazione che - in termini di riscatti pagati per rapimenti terroristici - il nostro Paese può essere considerato uno dei maggiori finanziatori del medesimo, da anni si sprecano illazioni in merito all'esistenza di intese sotterranee, analoghe a quelle che i governi di centro-sinistra stipularono a suo tempo con le organizzazioni indipendentistiche palestinesi.
       Questo però - e siamo così al secondo e più decisivo quesito - era il quadro che esisteva fino a ieri, cioè fino a quando in Italia il sistema politico, benché fragile, era decisamente più stabile di quello attuale. Tuttavia, dopo l'esito delle elezioni del 4 marzo, tutto è cambiato e occorre chiedersi - in politica occorre sempre essere molto maliziosi - se per caso un evento terroristico non potrebbe avere effetti di stabilizzazione di un contesto politico al momento parecchio destabilizzato. Un evento del genere, infatti, potrebbe legittimare la richiesta di un governo di unità nazionale in funzione antiterroristica e, al tempo stesso, potrebbe legittimare un blocco completo dell'evoluzione del quadro politico, rendendo assolutamente credibile (e creduta...) un'"unione sacra" contro una minaccia esterna.
       Se il vincitore delle elezioni del 4 marzo fosse stata soltanto la Lega, non avrei avuto dubbi sulla gravità del rischio terroristico. La contemporanea vittoria del Movimento 5 Stelle mi lascia invece qualche dubbio in più, dal momento che questo movimento ha padri e padrini che potrebbero avere interessi di stabilizzazione superiori - e di molto - a quelli di destabilizzazione e preferirebbero quindi imboccare strade diverse, più complesse e articolate.
       In ogni caso, sia che si creda al terrorismo come minaccia autonoma sia che lo si veda maggiormente come minaccia eterodiretta e avente finalità potenziali decisamente più complesse di quelle comprensibili a prima vista da parte di un pubbblico disattento, distratto, credulone e parecchio incompetente, mi piace sottolineare è che la situazione politica italiana attuale è più esposta a rischi e minacce potenziali di quanto lo fosse fino a meno di un mese fa. Un bel attentato, anche piccolo (facciamo in ogni caso i debiti scongiuri), potrebbe aiutare "i mercati", le forze della conservazione e i fautori dell'Eurolager a guadagnare tempo e a mantenere la situazione europea ancora bloccata, per quanto possibile. Non si tratta di attribuire responsabilità, ma semplicemente di delineare scenari potenziali. Questo è uno di quelli possibili, con parecchie varianti.

                          Piero Visani



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