giovedì 26 aprile 2018

Le chiavi

       Pianerottolo di un istituto universitario. Inizio anni Settanta. Un freddo pomeriggio di gennaio. Luci basse, clima plumbeo, e non solo per ragioni meteorologiche...
       Carlo aspettava che l'ascensore arrivasse, non tranquillissimo. Nel grande atrio dell'università, quando era entrato, era stato apostrofato in malo modo da quanti vi sostavano in servizio permanente effettivo. Un coacervo di tutte le Sinistre delle spettro ideologico nazionale (e non solo), di cui la componente più moderata era solita fare la cernita degli entranti per scoprire facce o abbigliamenti "da fascista". E scatenarsi successivamente alla caccia non propriamente amichevole del medesimo (o presunto tale...).
       Carlo non aveva grande voglia di rifare il percorso all'inverso, a scanso di possibili guai, e la sua duttilità tattica gli aveva fatto ipotizzare che ci fossero alcuni altri modi per uscire alla chetichella da quel palazzone. Ci stava riflettendo su, quando la sua attenzione fu attratta da una studentessa molto giovane, che era in piedi a fianco a lui, anch'ella in attesa dell'ascensore. Vestita di una pelliccia marron, doveva avere un'eccellente visione periferica, o doveva averla Carlo, perché si sentiva osservato.
       La ragazza era molto carina, con qualcosa di singolare nell'atteggiamento e con due occhi molto penetranti che, quando incrociarono i suoi, lo squadrarono da capo a fondo, come in una sorta di disamina. Nella mente di Carlo balenò un'idea, quasi un moto di reazione, in parte anche dettato dal nervosismo che provava per doversi preoccupare di uscire indenne dall'università, senza correre inutili rischi: cominciò a far roteare nella mano sinistra le chiavi della sua auto, una Mini Minor, forse nella vaga speranza che potessero servire da richiamo, o da pretesto, o da chissà che altro.
      Per quanto gestito in maniera assolutamente maldestra, l'espediente funzionò.
       "Hai l'auto?", gli chiese la ragazza.
       "Sì", annui lui e poi - quasi come per un riflesso pavloviano - rilanciò: "Vuoi un passaggio?".
       Mai si sarebbe aspettato che lei gli avrebbe detto di sì, E invece...
       I percorsi esistenziali sono strani, complessi, difficili, intricati. Ma quell'offerta non è mai venuta meno.

                    Piero Visani



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