mercoledì 9 maggio 2018

Sul nucleare iraniano - Una riflessione

       La decisione del presidente statunitense Donald Trump di ritirare il suo Paese dall'accordo internazionale sul nucleare iraniano, oltre che voluta e per così dire anticipata da Israele, ha alcune motivazioni di carattere militare che sarebbe opportuno non trascurare, la prima e più importante delle quali è che lo Stato ebraico è ben consapevole che, dopo il conflitto con gli Hezbollah dell'estate 2006 nel Libano meridionale, conclusosi in un notevole scacco per lo Tsahal, l'esercito di Gerusalemme, è necessario aumentare e non abbassare i livelli di conflittualità, rendendo più facilmente valicabile la soglia nucleare, magari con il ricorso a ordigni miniaturizzati di provenienza USA.
       Dopo il recentissimo successo degli Hezbollah nelle elezioni politiche libanesi, il confine settentrionale di Israele è diventato più vulnerabile e la dirigenza politica dello Stato ebraico sa bene che, nell'ambito di un semplice scontro di carattere convenzionale, i combattenti sciiti sono un osso molto duro, durissimo. Il confine meridionale del Libano è infatti un dedalo di fortificazioni, di cunicoli e gallerie sotterranee, di direttrici d'avanzata canalizzate e potentemente difese, dove lo Tsahal attuale ha già trovato pane per i suoi denti nell'estate di dodici anni fa e ancora di più ne troverebbe oggi, non potendosi permettere - per di più - un tradizionale scontro di fanteria all'ultimo sangue, che gli imporrebbe un tasso di perdite umane che lo Stato ebraico, in perenne crisi demografica quanto meno rispetto ai suoi vicini, davvero non potrebbe sopportare.
      Da ciò l'evidente necessità di modificare il livello di un potenziale scontro, di scongiurare l'eventualità di un confronto meramente convenzionale e di spostare tutto a un livello superiore, dove la tecnologia e tutte le varie soluzioni operative offerte dagli ordigni militari più moderni possano consentire di spostare la lotta in ambiti diversi, lontani dal feroce scontro di fanteria di tipo classico, dove gli unici fattori certi di successo sono la motivazione dei combattenti, la loro esperienza di combattimento e la feroce determinazione di conseguire la vittoria.
       La scelta compiuta da Trump su ispirazione di Netanyahu è dunque altamente polemogena ed è palesemente intesa a non escludere uno scontro nucleare che - nelle circostanze attuali - non avrebbe ovviamente storia. Ne avrebbe invece - e molta - uno scontro militare di tipo convenzionale ed è proprio quanto Israele intende a tutti i costi evitare. Nel caso qualcuno lo avesse dimenticato, mi permetto sommessamente di ricordare che stiamo vivendo una chiara fase di anteguerra.

                            Piero Visani




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