lunedì 13 agosto 2018

Corsi e ricorsi storici

       Nell'era delle guerre mediatiche, di quelle ibride, di quelle per bande e della natura sempre più pervasiva e totalizzante del conflitto, sentir parlare di ritorno alla leva obbligatoria per "raddrizzare la schiena della gioventù" appartiene a quell'universo di discorsi da bar (o da autobus, direbbe Nanni Moretti), di cui non si sente davvero la mancanza, tanto meno se si entra in un bar o si sale su un autobus.
       In un'epoca in cui la conflittualità è totale e si combatte in ogni modo e in ogni forma, soprattutto se non si è in divisa, il riferimento a certe tematiche è simpaticamente desueto come la difesa statica di fanteria contro la Blitzkrieg dei Panzer e degli Stuka (tanto per fare un esempio storico molto chiaro).
       Far capire le cose è infinitamente più importante - e duraturo - che imporle, ma è infinitamente più faticoso e complesso di qualche facile slogan per nostalgici attempati. Vorrà dire che, nella deprecabile ipotesi che ciò accada, come sempre - da bravi italiani e dottrinalmente badogliani - combatteremo la guerra precedente. Perdendola, ça va sans dire. E le schiene della gioventù nostrana saranno di certo assolutamente diritte, nel rigor mortis...

                                  Piero Visani



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