mercoledì 27 novembre 2019

Un'idea per le prossime festività

       L'ignoranza è certamente una delle merci più diffuse in Italia, nonché una su cui l'imposizione fiscale è minore, perché - nel caso fosse applicata - dimezzeremmo in fretta il debito pubblico.
       Dilagano invece il tronfio "unovaleunismo" degli stolti, le rivendicazioni soddisfatte del "non ho mai letto un libro!" (guarda che non c'è bisogno che tu lo dica, si vede chiaramente...); le scuole frequentate alla mitica "università della vita"; le lauree prese su Internet (e si vedono anche quelle...).
       I risultati sono sotto gli occhi di tutti: politici (ed elettori...) fermi alla pre-alfabetizzazione arrogante; ponti e case che crollano; argini che non reggono; livello di formazione scolastica e universitaria da Quarto Mondo. Gli unici "ponti" che reggono ancora sono quelli per allungare i fine settimana e penso che quelli reggeranno saldamente anche in futuro, se non reggeranno anche di più, visto che i livelli di produttività continuano a scendere, nel soddisfacimento collettivo. Aziende intere vengono tenute in piedi anche se fallite, per evitare guai peggiori.
       Sicuramente, su questo sfondo, "l'anno che verrà" è sempre peggiore del precedente, ma ci dicono che sarà migliore, visto che il nostro è il Paese "delle profezie che si auto-avverano", ovviamente a condizione che non vengano messe alla prova...
       Avendo scelto, fin dai miei anni universitari, di voler fare deliberatamente il paria (l'Italia è un Paese che ha più caste dell'India, nel caso non ve ne foste accorti...), ho passato buona parte della mia vita a vivere di espedienti, grandi o piccoli che fossero, non potendo vantare uno status rispettato e conclamato. Mi è sempre piaciuto fare il "maverick", vale a dire la bestia non marchiata, al di fuori dei branchi (e delle greggi...), e così sono rimasto bestia, ma senza marchio. Non ci tenevo ad averlo, anche se me ne hanno appiccicati tanti.
       Ho scritto alcuni libri, altri sono in cantiere, altri ancora in progetto, perché ho deciso che trascorrerò quest'ultima parte della mia vita a scrivere. Mi permetto perciò "un consiglio per gli acquisti" natalizi. Una copia del mio libro "Storia della guerra dall'antichità al Novecento" (Oaks Editrice, Milano 1998, 195 pagine, prezzo 18 euro, ma lo si trova anche a 15...).
        Opera scritta da un non appartenente all'Accademia, ergo consustanzialmente "giornalistica" e amatoriale, "priva di apporti significativi" come quelli che invece si trovano nei volumoni degli storici veri. Essendo stato tutta la vita un "bastardo senza gloria" (del resto, nel caso in cui l'avessi maturata, me l'avrebbero tolta d'autorità) e non essendo invitato alle trasmissioni televisive e/o radiofoniche intese a promuovere le vendite di libri, mi faccio un po' di promozione da solo, anche se non è elegante. Ma faccio di necessità virtù.
       Il libro che promuovo qui è una sinteticissima storia della guerra dall'antichità greca a subito prima della Grande Guerra, scritta in maniera piana per cercare di interessare il lettore. Spera di riuscire a farlo e mi sembra giusto mettere alla prova qualche vostro parente o amico ricordandogli che "la guerra è la madre di tutte le cose" e, più presto ce ne accorgiamo, più tardi diventeremo prede di chi vuole impadronirsi non tanto delle nostre terre, ma delle nostre menti e dei nostri cuori. E ci  sta brillantemente riuscendo. Non a caso, mantenendo fede a questa impostazione pseudo-pedagogica, uno dei miei prossimi libri sarà sulla "guerra ibrida".

                                           Piero Visani



lunedì 25 novembre 2019

Vite a debito

I "bencapitati" che sono riusciti a portare la pelle e l'auto a casa, sull'autostrada Savona - Torino, passando poco prima che il viadotto autostradale nei pressi di Altare (SV) venisse travolto da una frana sulla carreggiata in direzione Torino, hanno appena avuto tempo di tirare un lunghissimo sospiro di sollievo per la morte appena scampata, ma hanno altresì avuto la "piacevole" sorpresa di scoprire a proprie spese (letteralmente) che cosa vale la vita in Italia, Paese dove se ne esalta ad ogni piè sospinto il valore: siccome avevano comunque completato la tratta e non avevano neppure riportato danni all'auto, hanno dovuto pagare il pedaggio al casello, così hanno potuto scoprire che:

1) FINZIONE (la sicurezza) e FUNZIONE (l'estorsione di fondi costosissimi a sudditi ormai diventati schiavi, onde farli pervenire in buona parte ai concessionari autostradali) sono la medesima cosa e la seconda ha ovviamente la prevalenza assoluta sulla prima.

2) Il rapporto con lo Stato e con i propri diritti di cittadinanza (o presunti tali) si esaurisce nel momento in cui hai pagato i tuoi oneri, i tuoi balzelli e le relative "corvées". Di tutto il resto - compreso se vivi o muori - allo Stato non può fregare assolutamente di meno. Sei un semplice suddito/schiavo. Paga e taci! E ricordati che questi soldi non ce li chiede neppure l'Europa: te li rubiamo direttamente noi...

                                                       Piero Visani



giovedì 21 novembre 2019

La credibilità internazionale di un Paese e della sua classe dirigente

       Nell'editoriale dell'ultimo numero di "Limes - Rivista italiana di geopolitica" (Ottobre 2019), significativamente intitolato Il muro portante, il direttore - Lucio Caracciolo - commenta un numero di qualità anche superiore alla media, già elevata, di tale rivista, parlando - tra le altre cose - del ruolo italiano nella fase storica attuale, successiva alla caduta del Muro di Berlino, e scrive, con tragico realismo:

       "Le correnti che agitano l'Europa e il mondo ci trascinano alla deriva, minacciando in prospettiva l'unità nazionale. Mentre la frattura nella continuità della classe politica e dirigente dopo il 1992 - morte e ibernazione della Prima Repubblica senza che ne sia mai nata un'altra - ci spinge a manovre inconsulte. Nulla di geopolitico nelle intenzioni: fare cassa. Molto nelle conseguenze, non solo economiche. Lasciamo così che russi, cinesi e americani si convincano in parallelo che noi li si voglia giocare con operazioni opache o dilettantesche, degne della migliore commedia all'italiana. Per vedere tutti insieme l'effetto che fa. I nostri interlocutori, per opposte ragioni, non ne sono divertiti. E ci fanno pagar dazio. Sopra e sotto il tavolo.
Purtroppo quasi mai siamo in malafede. Anche se ai professionisti altrui, controvoglia assegnati a trattare con noi, pare incredibile. Il nostro primo impulso è sinceramente ecumenico e strettamente economico, condito da opportunismi minimi ai nostri occhi, miserabili agli altrui. Ci illudiamo di guadagnarne universale apprezzamento. Ma perché Stati che si rispettano dovrebbero degnare di attenzione chi, non rispettandosi, per qualche euro in più amerebbe stare con tutti? Salvo scoprire, tardi, di non stare con nessuno. Tantomeno con sé stesso".

       Come "de profundis" non è male. Il mio suggerimento - da persona che ha viaggiato molto, anche tenendosi accuratamente lontano dai villaggi vacanze (peraltro anche lì mi dicono che non siamo particolarmente apprezzati) e frequentando luoghi istituzionali - è il seguente: astenetevi dalle amenità tipo "Italians do it better" e tendete bene le orecchie quando gli interlocutori parlano a cuore aperto del nostro Paese. Scoprirete tesori nascosti di stima, o quasi...

                                                                        Piero Visani