lunedì 30 novembre 2015

Attacchi dell'ISIS


       Ma siamo così sicuri che l'ISIS voglia davvero attaccare l'Italia? Dopo tutto, con le cospicue quantità di danaro che le nostre "istituzioni" hanno versato per i riscatti di rapimenti vari, si tratterebbe di una sorta di eterotelìa (o eterogenesi dei fini), nel senso che lo Stato islamico si priverebbe di una delle sue migliori e più sicure fonti di finanziamento. A meno che - e i ricordi del comportamento degli italici governi degli anni Settanta nei riguardi delle organizzazioni indipendentistiche palestinesi qualcosa ci dovrebbero pur suggerire, al riguardo - non si sia già aperta la fase degli "anticipi" (detti anche pagamenti preventivi) onde stornare possibili minacce...

                       Piero Visani

Blog "Sympathy for the Devil: Classifica dei post più letti (21 ottobre - 20 novembre 2015)

      Il periodo in esame è risultato relativamente tranquillo e le visualizzazioni sono salite a circa 64.700
      La classifica generale dei post maggiormente letti ha subito scarsissimi mutamenti di vertice, qui evidenziati:

  1. It's just like starting over, 570 (+1) - 11/12/2012
  2. Non sarà il canto delle sirene, 443 (+79) - 06/08/2014
  3. Non, je ne regrette rien, 252 (+6) - 29/12/2012
  4. Carlo Fecia di Cossato, 226 (+3) - 25/08/2015
  5. Un'evidente discrasia (in margine ai fatti di Parigi), 196 (=) - 8/1/2015
  6. Storia della Guerra - 14: L'esercito di Federico il Grande, 177 (+28) - 19/10/2013
  7. Quantum mutatus ab illo!, 171 (=) - 20/05/2013
  8. Elogio funebre del generale August-Wilhelm von Lignitz, 144 (=) - 29/01/2014
  9. JFK e lo "zio Adolf", 140 (+1) - 17.05.2013
  10. Isbuschenskij, 140 (+1) - 23/08/2013
  11. Umberto Visani, "Ubique", 129 (=) - 19/04/2013
  12. L'amore bugiardo - "Gone Girl", 125 (+30) - 28/12/2014
  13. Tamburi lontani, 125 (+1) - 9/1/2015
  14. Richard: sensi, desiderio e piacere, 121 (=) - 19/06/2015
  15. Le donne accoglienti, 115 (+2) - 15/03/2013

N.B.: I titoli in colore blu indicano che il post è progredito nella classifica generale; i titoli in colore rosso che il post è una new entry ai vertici della classifica (prime 10-15 posizioni), dove prima non era presente.

       Da sottolineare soprattutto l'incessante ritmo di progressione di Non sarà il canto delle sirene, piccolo racconto autobiografico salito ormai a 443 visualizzazioni e sempre più saldamente al secondo posto della classifica generale, addirittura pronto, se dovesse continuare questo tasso di incremento, a insidiare la posizione di primato assoluto di It's just like starting over, che la detiene fin dalla nascita del blog e che risulta il post più visitato in quanto è quello con cui tutto è cominciato. A questo post giova il fatto di essere ben inserito in Google+ e soprattutto di comparire nella prima pagina di Google, quando qualcuno ricerca la ben nota canzone di Francesco De Gregori.
       Il solo post delle prime posizioni della classifica generale a migliorare la propria graduatoria è stato, anche questo mese, Storia della Guerra - 14: L'esercito di Federico il Grande, salito al sesto posto, con 177 visualizzazioni (+28 rispetto al mese precedente), scavalcando Quantum mutatus ab illo!
       Il nuovo ingresso è stato invece "L'amore bugiardo - "Gone Girl", che, con 30 visualizzazioni nel corso del mese, si è guadagnato di slancio il dodicesimo posto nella classifica generale.
 
        Per quanto concerne invece i post che sono emersi - per numero di visualizzazioni - nel corso del mese, i primi tre sono risultati, nell'ordine: Notti di lavoro (con 23 visualizzazioni), Il predatore "sindacalizzato" e "Quegli occhi allegri da italiano in gita", entrambi con 22 visualizzazioni.

       Per finire, le visualizzazioni sono salite in totale a circa 64.700 e i post a 2.083, il che ha fatto scendere a 31,1 il numero medio di visualizzazioni a post.

       Nel complesso, un mese tranquillo, condizionato dal fatto che non sono usciti molti post perché non ho potuto dedicare grande attenzione al blog.

                                                   Piero Visani




Stagioni esistenziali

       Fino intorno ai 45-50 anni, ho coltivato l'illusione che la mia esistenza potesse avere una dimensione pubblica, non nel senso che dovessi ricercare incarichi pubblici, ma che potessi in qualche maniera entrare in relazione con il mio prossimo. Da questa illusione ho ricavato tali e tante delusioni che, intorno ai 50 anni, ho deciso di sparire, nel senso di mettermi al riparo da tutto ciò che potesse darmi dolore e quel che era pubblico (Stato, enti locali, vita collettiva, relazioni interpersonali) era per me una costante fonte di dolore e di angoscia, per cui ho compiuto una sorta di "immersione rapida", cambiando lavori, isolandomi, cercando in me risposte che non avevo trovato al di fuori.
       Intorno ai 60 anni, dopo un decennio di isolamento pressoché totale, il caso ha voluto che fossi nuovamente indotto ad affacciarmi, per quanto parzialmente, al mondo. In mezzo a nuove delusioni formidabili, sono stato più fortunato che in passato e ho capito che potevo cercare solo rimedi individuali e personalissimi. Ho trovato così singole persone che parlavano la mia stessa lingua e con esse ho ricominciato a comunicare. Ma sono pochissime e, anche se mi hanno aiutato molto, nessuna è ancora riuscita a farmi dare una risposta totalmente convincente alla domanda che mi assilla da una vita: "che cosa sono venuto a fare al mondo, io? E' un posto per me così inospitale!".
       Tuttavia, non dispero: dal dialogo con the happy few qualcosa forse scaturirà. Come minimo, intanto, ho ripreso un fittissimo dialogo con me stesso. E in ogni caso so che il lento incedere del tempo mi darà, alla fine, la meno dolorosa delle risposte...

                             Piero Visani



domenica 29 novembre 2015

Lost Highway

       Credo che, se dovessi dare una sintetica definizione della mia vita, sicuramente direi che è una Lost Highway, dove - come nell'omonimo film di David Lynch - le mie molteplici personalità emergono a tratti, nelle loro forme più diverse, fino a creare le figura di un Doppelgänger, che potrebbe essere me, ma potrebbe anche non esserlo.
       Ad un certo punto della mia vita, mi sono infilato deliberatamente in un tunnel psicologico dal quale non ho mai voluto veramente uscire. Percorro così le mie varie lost highways, cercando di dare loro senso, ma sapendo bene che non ne hanno. Forse attendendo un'epifania, forse cercando fuggevoli piaceri, forse sperando di fuggire a me stesso e al mondo. Vorrei essere artefice della mia vita, ma è troppo tempo che non lo sono più e il sentirmi eterodiretto mi fa molto soffrire. Andare "oltre l'uomo" potrebbe forse giovarmi, ma dovrei poter lasciare in via definitiva la deplorevole quotidianità in cui sono immerso. Così, passo il mio tempo a vivisezionarmi e a tormentarmi. Almeno mi serve a scrivere cose che non pubblicherò mai, forse perché fanno paura perfino a me. Tuttavia, avere un'"anima nera" (e non ci sono riferimenti politici, sia chiaro...) è in fondo quello che ho sempre voluto, anzi quello che, fin da bambino, ho saputo di avere. E parlo spesso con essa, perché ci vogliamo bene. E' una vita di solitudine, rotta da brevi squarci condotti con chi condivide con me tale visione. Allora l'esistenza lievita, allora si esce dalla "matrice" creata dagli altri per inoltrarsi in quella che amiamo noi, che solo noi conosciamo e condividiamo.

                       Piero Visani




On the Borderline

       In fondo, è tutto molto semplice: questione di intese, di naturalezza, di obiettivi condivisi, di voglia di valicare il limite e i limiti. 
       Quando ci si trova d'accordo su quello, ogni strada è in discesa, perché non ci sono ostacoli, di nessun genere. Tutto il resto, prima che noia, è fatica: voglia di possesso, desiderio di difesa, defatiganti negoziazioni, mercature varie per stabilire cosa sia acquisibile (vorrei dire comprabile, ma suonerebbe inelegante) e cosa no.
       Fare commercio delle personalità è pratica ancora più orribile del fare commercio delle persone. Occorrerebbe eliminarlo dall'orizzonte di qualsiasi rapporto, nel senso che o si va d'accordo in tempi rapidi e poi la sintonia cresce, oppure si lascia perdere. Ma il peggio comincia quando ha inizio la trattativa, la debilitante trattativa fra cosa sì e cosa no, mentre naturalezza e spontaneità scompaiono, sostituite dal bilancino del sensale.
       Le mie esperienze di vita italiche mi dicono che detto bilancino, assai poco diffuso all'estero, qui da noi è un bilancione, che annoia e intristisce non poco. Preferisco forme di vita decisamente più dirette, naturali, istintive, dove l'empatia sia elevata, la trattativa esclusa e la volontà di andare sempre e costantemente oltre molto spiccata.
      A volte si cerca per una vita e poi, nel momento in cui si era ormai cessato di sperare, si trova. Forse è fortuna, forse è l'hegeliana "Astuzia della Ragione". Non so e non voglio nemmeno indagare più di tanto. So solo che, quando si cammina sui confini, è bene farlo in compagnia di chi ama sempre e comunque valicarli. Il rispetto dei limiti è una tragedia borghese.

                                 Piero Visani


                   

sabato 28 novembre 2015

"Finesse"


       Quando arrivi allo "zoccolo duro" ("hard core") della Destra italiana ti ritrovi quasi sempre con "legge, ordine e gnocca", e ti coglie il dubbio se - per dirla "à la Daniele Luttazzi" - la sua comunicazione "esca in forma ridotta per venire incontro alle capacità intellettuali" di chi politicamente la gestisce. Temo che sia assolutamente così, ma va detto che anche il suo elettorato, se si distaccasse un po' da tanto inarrivabile "bon ton", forse riuscirebbe a produrre qualcosa che non sia una caricatura delle proprie idee, una caricatura che - sia detto mica tanto tra parentesi - è quello che porta milioni di voti all'avversario, contento di vedere che una dirigenza politica non è che faccia la stupida e l'ipervolgare per parlare "alla pancia degli elettori", ma è proprio tale, è un totale vuoto pneumatico, è una sintesi ben riuscita di coglioneria e volgarità.
       Diffidare sempre di chi propone soluzioni semplici a problemi complessi. Vi risulta che, quando questi beneamati erano al governo, abbiano fatto qualcosa vagamente definibile come di Destra? Forse il bombardamento della Libia...? Allora spiegategli per favore che non è il 1911... Potrebbe essere loro utile, grazie.

                        Piero Visani

La nuova economia


       Che la nuova economia imponga nuovi orari e nuove flessibilità non credo lo dica solo il ministro Poletti. Il problema è che impone anche molte altre cose: salari decenti, fiscalità accettabile e possibilità di non vivere come i neri ai tempi della "Capanna dello zio Tom", magari consolandosi con il fatto che i proprietari terrieri non sono più gli odiosi schiavisti del Sud, ma gli illuminati (e di sinistra, si fa per dire...) schiavisti del Nord.
       In questo fluire continuo di flessibilità varie, quello che resta RIGOROSAMENTE FISSO sono i salari da fame e la tassazione da urlo.
       Questo è il punto di innesto con un pacifismo accuratamente coltivato dal 1945 ad oggi, con la complicità interessata degli americani. Infatti, di fronte a tali gigantesche prese per i fondelli, a orari che si dilatano sulla base delle esigenze del capitale, resta come mercede sempre e solo un pugno di euro, sufficienti a mangiare e a vivere malissimo, o a contribuire al salvataggio delle varie Banche dell'Etruria.
       Nei ghetti del mondo, nell'universo di disperazione degli underdog di cui il capitalismo finanziario e predatore è da decenni un solidissimo artefice, cresce una rabbia sorda, che l'Islam sta interpretando nel migliore dei modi e con varie sfumature, che coniugano bene problemi materiali e spirituali. Da noi, resta sempre e soltanto l'invito cattocomunista alla rinuncia, a privarsi di tutto perché i "beati possidentes" possano stare sempre meglio.
       Abile indurci tutti al pacifismo, perché, con una cultura solo un po' diversa, solo un po' meno ridicolmente irenica, non sarebbe assolutamente finita così. Ma la metapolitica dei servi porta alla politica dei vinti e degli sfruttati. Chi ha gambe per fuggire, fugge. Agli altri non resterà che leggersi qualche capolavoro della letteratura servile e cantare allegramente con Bennato (ma senza comprenderne i reali intendimenti): "ma per fortuna che adesso non c'è Nerone". Già, una vera, autenticissima fortuna...
       Allegria, in ogni caso, con il "Black Friday" è iniziata ieri la corsa verso il Natale dei servi sciocchi: si potrà comprare poco o punto, ma è "il migliore dei mondi possibili", volevate che fosse anche gratis...? Comportatevi con cristiana rassegnazione. Starete bene nel regno dei cieli, come altri stanno bene nel Paradiso delle Urì. Noi intanto ce la spassiamo qui. Ma abbiate fede: "forse non sarà domani, ma [vedrete] che cambierà...".

                                           Piero Visani

Il laureato (The Graduate)


       Mi sono laureato a 23 anni e due mesi (inizio ottobre 1973). Titolo della tesi: "L'Esercito italiano da Dogali ad Adua (1887-1896)", una approfondita ricostruzione dell'impegno militare nazionale in Eritrea e Abissinia.
       Tesi ponderosa, sulle 300 pagine, di cui fu relatore un grande storico come Alessandro Galante Garrone, venne premiata con "110/110, lode e dignità di stampa". Il lavoro venne posto sotto contratto editoriale dalla Feltrinelli, ma, negli anni immediatamente successivi, il sottoscritto fece alcune scelte politico-culturali che ne segnarono - a livello accademico - la morte civile. Le altre morti sarebbero arrivate dopo, ma in maniere più indolori, frutto null'altro che di "piccole storie ignobili" di Sinistra, Centro e Destra. Molto attento a preservare la mia identità e indipendenza, e per nulla incline al servilismo, me la fecero pagare. Non morii di fame, anzi imparai a sputare loro in faccia, con discreta mira.
       E' vero che non mi laureai a 21 anni con 90/110, ma lievemente più tardi e con 110 e lode e dignità di stampa, ma credo di poter dire, smentendo duramente il ministro Poletti, che non fu quello il mio problema. Semmai lo fu il mio rifiuto di essere cooptato nel sistema di potere di quello che era il Pci, che a Torino, complice la famiglia Agnelli e la Fiat, controllava tutto di tutto, come oggi, peraltro, con complicità vecchie e nuove.
       Mi ero laureato in fretta, avevo preso pure il massimo dei voti (ma forse quello già diede fastidio...), ma il vero problema è che NON ERO comunista, azionista o dei potenti gruppuscoli dell'ultrasinistra. Anzi, a un certo punto partecipai pure al processo di fondazione della Nuova Destra, e quella fu la mia fine, politica e metapolitica.
       Tacere su queste cose non è corretto: è vero, mi ero laureato in fretta, ma di natura non sono un leccaterga o uno disposto ad ammanicarsi. Così mi sono laureato in fretta, sì, e sono rimasto disoccupato. Per mia fortuna, l'odio è un fantastico motore per vivere al di fuori del sistema statalistico italiano. Con il tempo, è solo lievitato e si è ampliato anche ad altre aree politiche...
      Ah, dimenticavo: ero molto più bello e più alto di Dustin Hoffman; non avevo l'Alfa Romeo spider rossa (ma me la sono fatta dopo) e non avevo una Ann Bancroft ancora gradevole a farmi da "nave scuola" (ma ho sopperito anche a quello).
       Quando ti chiedono di fare un atto di ossequio al potere, tu rifiuta: è tutto molto semplice. Avrai difficoltà, ti verranno a cercare e tu venderai cara la pelle, ma potrai dire di averne avuto una, e che non era - come nei celebri stornelli repubblicani - una "pelle di troia"...

P.S.: non nego che ci sono stati momenti molto duri, durante i quali peraltro ho pensato che, se c'era stato mio zio ad andare contro i carri armati inglesi ad el Alamein con le bombe Molotov o c'erano stati italiani capaci di affondare due corazzate quasi solo a mani nude, qualcosa di buono potevo farlo anch'io, giusto per non sfigurare al loro confronto. Mi interessava l'idea e l'immagine che avevo di me, non di "ereditare" e rivendere appartamenti a Montecarlo. Infatti non sono un leader "stimato", ma un cretino qualunque.

                             Piero Visani

venerdì 27 novembre 2015

Nani... e ballerine


       Visto che politici e delinquenti (due categorie diverse...?) sono intoccabili, su molti organi di stampa e altri media è iniziato il tiro al bersaglio ai proprietari e/o affittuari di ville e villette: "ma come, vorresti abitare anche al verde, da solo, senza condomini del cavolo e le loro abitudini strampalate? E allora tieni conto che la cosa comporta un rischio, che deve essere pagato".
       L'invidia, questo unico motore dell'italico esistere porta tutti, dal presidente del Consiglio all'opinionista a corto di tematiche, a occuparsi di questi soggetti, in fondo strambi, che vogliono vivere da soli, per i fatti loro: "ma come, ti avevamo già riservato il migliore dei mondi possibile, potevi vivere 'tranquillo' e benestante a Scampia, potevi andare a mendicare dopo aver pagato tasse e balzelli vari, e non sei contento?"
       "Ti arrivano in casa la sera e cercano di rapinarti? E' ovvio che, se vuoi vivere da ricco, o entri a far parte della 'casta' e ti munisci di scorta, oppure sono cavoli tuoi".
       Così, di colpo, ti trovi sospinto - non a caso - sul versante di una "lunatic fringe": "come, questo signore non vuol socializzare? Non vuole ascoltare il vicino caraibico suonatore di bongo che è ancora tarato sul fuso orario della Giamaica? Non vuole sentire il pensionato centoquindicenne del piano di sotto che si è addormentato lasciando l'audio della tv a 95 su 100?
       Hai investito i tuoi soldi in una casa da solo? E come hai fatto, dopo che di avevamo prelevato fiscalmente già quasi tutto?
       In ogni caso, a prelevare quello che non siamo riusciti a prenderti legalmente noi ci penseranno i balordi e la delinquenza organizzata. Vuoi fare di testa tua e la cosa potrà costarti cara. E che non ti venga in mente di sparare per difendere le tue proprietà. Consulta codici e pandette prima di farlo, ovviamente se te ne resterà il tempo, al momento del bisogno... Altrimenti muori contento e lascia che tua moglie e le tue figlie vengano stuprate. Siamo la patria del diritto, no? E onoriamolo, che diamine!"

                           Piero Visani

Le bugie hanno le gambe corte, cortissime...


       Nell'universo immaginario in cui vive il nostro Presidente del Consiglio, non so se sia già arrivata la notizia che, stando agli ultimi dati economici ufficiali, la tanto sbandierata (da lui...) "ripresina" si è fermata. L'economia arretra e, nei rarissimi casi in cui va avanti, si colloca agli ultimissimi posti dell'UE.
Sempre pronto a creare la sua "realtà virtuale", probabilmente in questo caso "taggheremo" qualche economia che procede intorno al +10% su base annua e diremo che l'Italia sta facendo come questa. Dopo tutto, guai a "gufare" e a "piangersi addosso". Se poi gli italiani, al di là dei proclami renziani, vedranno una realtà molto diversa, da perdurante declino economico, "se ne faranno una ragione". Per il PD e il "circolo Renzi", stando anche a certi "salvataggi" bancari operati mediante l'affossamento dei beni dei risparmiatori, la "ripresina" non solo c'è tutta, ma potrebbe essere addirittura definita "ripresona".
       Gli italiani, intanto, pensano all'ISIS ("Se non ci fosse l'ebreo, dovremmo inventarlo", disse un giorno qualcuno, ma pretendere che in questo Paese il cittadino medio sappia tracciare dei parallelismi, è chiedere troppo...).

                   Piero Visani

giovedì 26 novembre 2015

Milano

       Ho un rapporto strano, con Milano. Mi ricorda storie d'amore, ma quasi mai di amore condiviso. Di amore negato, rifiutato, tormentato, deriso, giocato.
       La città mi piace, perché appare pulsante, ma ci sono troppi luoghi che mi destano ricordi spiacevoli. Forse solo il Cova mi ricorda esperienze divertenti, anche recenti, di cui una descritta sulle pagine di questo stesso blog (Al Cova ne era il titolo, vagamente evocativo...). Altri luoghi, per contro, sono una autentica spada nel cuore.
       Si finisce in certe storie perché ti tirano dentro, e nemmeno io - a posteriori - so spiegarmi realmente perché ciò sia avvenuto. Come gran parte della mia vita, sono state esperienze a metà, coiti (più psicologici che fisici) realmente interrupti, per motivi a me in fondo inesplicabili.
       Così, camminando lentamente tra luoghi noti, vado alla ricerca di memorie, ma sono molto più agre che dolci, e allora dal "privato" sbocco quasi inevitabilmente nel "pubblico", con le sue apparenze di una mattinata in stile militar-poliziesco, con pattuglie armate per ogni dove, con non troppa gente in giro.
       L'apertura delle porte della metropolitana mi induce quasi inevitabilmente a interrogarmi sulle sliding doors, giochino a me da sempre caro, non perché io rimpianga le vite vissute, ma perché non so darmi pace di quelle malamente sprecate.
       Per fortuna, il lavoro mi riporta alla vita, mi distrae, mi impedisce di finire preda del mio male di vivere. Ma, tornando a casa, penso che Milano sia stata per me, in passato, una gigantesca trappola, dove più volte sono stato spinto sull'orlo del baratro. Ho lasciato fare, perché pensavo che si sarebbe trattato di una caduta in due, ma sono sempre caduto da solo, quando non sono stato spinto nel vuoto...
       Tuttavia, sono sempre risalito alla superficie, con maggiore o minore fatica, finché non ho capito che dovevo smettere di correre dietro a inganni, ma ricercare solo verità. Obiettivo felicemente raggiunto. Il resto sono solo cicatrici, tutte rimarginate, chi più chi meno. Come vitalista convinto, mi resta il rimpianto per tanta energia inutilmente dispersa, oggi molto più proficuamente impiegata.

                                 Piero Visani







mercoledì 25 novembre 2015

Funzione e finzione


       Nel "migliore dei mondi possibili", un cittadino qualunque, minacciato fisicamente, nei suoi affetti e nelle sue proprietà, da un gruppo di malfattori, è costretto a ricorrere alla "critica delle armi", invece che alle "armi della critica", per difendersi.
       Gli va bene. 
       Piccolo particolare. Lo Stato che pretende tutto da lui e che gli dà lezioni di comportamento, aveva qualche piccola omissione nei riguardi di uno tra gli aggressori, un soggetto addirittura condannato all'ergastolo e fuggito da un carcere, senza naturalmente che nessuno, tra i tutori dell'ordine, si desse troppa pena a cercarlo.
       Tremendo e inevitabile cozzo tra la funzione di cittadinanza, ormai derubricata a semplice SUDDITANZA, e la funzione statuale, ormai derubricata a mera, totale e assoluta finzione.
       Tu devi fare tutto per me, sporco suddito. Io per te non ci sono e, se c'ero, come sempre dormivo...
       Ah, e ricordati che siamo il "migliore dei mondi possibile" e comunque "il meno peggio".
       Fermate il mondo, voglio scendere!

                              Piero Visani

Culti


       E' fantastico notare come i reali adoratori (e soprattutto praticanti) delle più terribili "culture di morte" - in testa alle quali si pone, inarrivata e inarrivabile, la democrazia liberale - accusino il resto del mondo di nutrire "oscure culture di morte".
       Gente che pensa che possedere cose sia VIVERE, ti depreda di tutto e poi si chiede come mai nutri "culture di morte". Ma, signori miei, è chiarissimo: non sono "culture di morte" in assoluto, le nostre: sono relative, molto relative e molto mirate.

                    Piero Visani

Realtà virtuali


       Incredibile la filiera di falsità che sui media italiani ha cercato di nascondere l'atto di guerra compiuto oggi dalla Turchia contro la Federazione Russa. E fantastico il silenzio con cui si è circondata la morte atroce comminata ai piloti russi dall'ISIS.
       L'umanità a senso unico è una delle cose che mi divertono di più: è eticamente una sconcezza, è l'orrore in cui sono immersi gli ipocriti che si autodefiniscono "buoni".
       Mi attendo veglie di vario tipo in favore dei piloti russi e degli altri militari di Mosca che sono stati uccisi nel tentativo di salvarli. Nessun "tagliagole", in questo caso: i "tagliagole", quando tagliano le gole "giuste", ad Ankara, Washington, Gerusalemme e in altri posti "di pace" sono assolutamente graditi, perché non conta il gesto del tagliarle, le gole, conta che siano quelle "giuste", quelle gradite a chi vuole "il Bene dell'Umanità".

       Questo è autentico orrore.

                           Piero Visani

lunedì 23 novembre 2015

Scene di ordinario terrore


       Attacco terroristico di massa. Raffiche di raccomandate, sparate in un giorno solo e da diverse direzioni, aventi un unico obiettivo (perché là ove la sofisticazione è maggiore - ci insegna la dottrina militare - non si fa fuoco di saturazione, ma fuoco mirato...): affossare le già declinanti fortune di un nucleo familiare ex-borghese.
      Ci si conta: ovviamente né feriti né morti. Solamente distruzioni in superficie e nel profondo. Amebe che di umano forse non hanno neanche più le fattezze. Ma è il "terrore dei buoni", di gente che "sta lavorando per te". Vorresti pure lamentarti...? Ma no, nooo! E' "il migliore dei mondi possibile" e, se trovi vagamente odiosa questa definizione, è pur sempre "il meno peggio". Altri non ne esistono. Eh già, viva la libertà, in particolare la libertà di scelta...
       I dolori profondi, tuttavia, hanno anche valenze positive: una lucidità assoluta, quasi febbrile; un odio assoluto, non meno lucido.

                   Piero Visani

domenica 22 novembre 2015

Cautele


       Quando si creano delle contrapposizioni tra la vita dell'europeo medio e quelli che sceglierebbero la morte e la guerra, mi permetterei di suggerire quanto segue:
- non tutti gli europei appartengono alla "Gauche caviar" o alla "Droite la plus bete du monde";
- non tutti gli europei sono B.C. B.G. (Bon Chic Bon Genre);
- molti trangugiano discrete quantità di guano onde dover mantenere i due ceti di cui sopra;
- in Europa, per quanto assurdo e incredibile possa sembrare, ci sono pure soggetti che lavorano senza vitalizi di alcun genere, ma solo con vessazioni da parte delle oligarchie politiche, finanziarie e burocratiche.

       La scelta che si propone in questo momento a questo tipo di europei è la morte per conflitto armato o la morte per strangolamento progressivo. Se - come almeno alcuni mi paiono condividere - io dovessi scegliere, direi che preferisco di gran lunga essere vittima di una bomba: morirò subito e non dovrò vivere in una galera per mantenere i miei sfruttatori.
       Se la cosa mi accosta ai fautori dell'ISIS, dirò una volta di più che è un ragionamento capzioso: so bene che sono due tipi di morte diversa, ma so altrettanto bene che SONO COMUNQUE DUE TIPI DI MORTE. Non vorrei morire nei due casi, ma non penso che quelli che mi depredano di tutto, dai soldi alla gioia di vivere, siano gente per bene. Sono quelli che dal 1989 ad oggi hanno trasformato l'Europa in un inferno, a meno che uno non sia molto ricco, molto raccomandato o molto sovvenzionato. Dovrei anche amarli?
       Quando costoro parlano del "nostro" modo di vivere, intendono il loro, E SOLO IL LORO. Il mio è da proletario di successo già da tanto tempo, con la loro benedizione apostolica. Faccio parte dell'enorme universo delle "banlieu" europee ex-borghesi, con le loro rovine e i ricordi di un benessere trasferito da noi a loro, perché avevano tanta fame.... Dovrei anche solidarizzare con i miei affamatori? Suvvia, non chiedetemi troppo!

                               Piero Visani

sabato 21 novembre 2015

Padri e figli...


       "Terrorismo", come parola, deriva da "Terrore" e, una volta di più, sentir suonare a ogni piè sospinto "La Marsigliese", da una settimana a questa parte, lo trovo semplicemente grottesco.
       E' divertente notare come le macellerie - siano esse messicane, francesi o arabe - dopo qualche secolo diventino garanzie di legittimità. Se vi va a rileggere la stampa antirivoluzionaria dell'epoca, si constata che "nuovi mostri, belve umane assetate di sangue sono uscite dalla fucina rivoluzionaria e sovvertono e distruggono tutto, spargendo cadaveri per ogni dove...".
       E ancora, il generale rivoluzionario Westermann così scriveva ad esempio al Comitato di Salute Pubblica nel dicembre del 1793: “Non esiste più Vandea, cittadini repubblicani, essa è morta sotto l’albero della libertà con le sue donne e i suoi bambini (…) Eseguendo gli ordini che mi avete dato, ho fatto calpestare i bambini dai cavalli, ho fatto massacrare le donne che almeno non partoriranno più briganti. Non ho prigionieri per i quali possa rimproverarmi”.
       Passerà qualche decennio, e diventeranno tutti intemerati combattenti per la libertà. "Sic transit gloria mundi", specie per gli immemori...

                     Piero Visani

Solacium


       Vedere giovani (e meno giovani) che sentono l'orrore del raccapriccio senza fine mi riempie di gioia e mi fa mettere da parte le rodomondate dei difensori della "fede occidentale". Persone con le quali non ho NULLA a che spartire, ma che fanno benissimo ad esprimere la loro opinione, che naturalmente non è la mia.
      Quanto a quelli che hanno espresso consenso alle parole di Alain de Benoist, è evidente che siamo figli di un turbamento solo. Vedere condiviso il nostro personale orrore per un'esistenza che è un "raccapriccio senza fine", dove gli unici valori che contano sono quelli economici e dove tutto è scandito da uno scadenzario di incombenze (genere "paga questo e poi quello e poi quell'altro e poi quell'altro ancora", e preparati a pagare ancora altro, perché è il prezzo della libertà, ma non della tua, della nostra...") mi riempie di gioia, perché vuol dire che la vuota nullità delle nostre vite, votata ai Moloch della finanza, della politica criminale, della finanza e dei latrocini, non fa orrore solo a me, ma a molti altri.
      Sono nemici tutti coloro che non riescono a reggere più l'esaltazione di questo orrore quotidiano? Lo sono nei comportamenti. Non lo sono nella sensibilità. Non hanno speranza alcuna che vivere per sempre da servi. Obbligarli anche a dire che sono contenti sta a significare che NON TUTTE le sodomie di massa praticate dal 1989 a oggi sono riuscite fino in fondo.
       Anche Crozza parla di una mega multinazionale dal nome - anch'esso sodomitico - di INC COOL 8. Non la vedete perennemente in azione e vedete quanto è libero un mondo dove devi pagare tasse persino sulla casa di tua proprietà, in attesa di pagare quella sull'aria che respiri? Che bel mondo, e quanto è libero!
       Il fatto che il mondo del nemico sia un orrore non deve farci dimenticare che chi afferma che questa sarebbe la "civiltà del libero pensiero" dovrebbe affinare un po' i suoi "ragionamenti". Anche perché una civiltà di vecchi, di ricchi e di grassi è comunque perduta, che lo voglia ammettere o no. Il tempo è sempre assai galantuomo.

                            Piero Visani

Napoleonica


       Napoleone Buonaparte era solito affermare che ciascun soldato aveva, il suo zaino, il bastone da maresciallo [di Francia).
       Nelle società attuale, ciascun semplice cittadino ha, nel proprio zaino, il bastone con cui verrà percosso, irriso e sodomizzato dai potenti. L'acceleratore sociale è sempre più spiccato: davvero verso l'alto...?

                     Piero Visani

Parole sante


       "Jerome Leroy di recente ha evocato questi "giovani pronti a morire in modo diverso da un'overdose nei gabinetti di un locale notturno o da un incidente stradale, quei giovani che faticano a fare della lotta contro i deficit e della missione di mantenersi eroicamente nelle trincee del 3%, da bravi soldati dell'austerità a cinquanta miliardi di euro a piano, l'unico orizzonte storico, quei giovani che trovano che un destino tragico sia più interessante di un'esistenza meccanicamente uggiosa e che una fine raccapricciante sia migliore di un raccapriccio senza fine". A questi fuorviati si rimprovera di non amare la Francia. Ma oggi, francamente, in che cosa essa è amabile?"
[Alain De Benoist, "Jihad francese in Siria... Perché no?", Diorama Letterario 32].

SIGINT, ELINT e HUMINT


       Dunque la raccolta di informazioni via varie forme di trasmissione (SIGINT, "Signal Intelligence") e fonti elettroniche (ELINT, "Electronic Intelligence") pare servire come sempre a nulla, se non ci sono esseri umani capaci di interpretarle (HUMINT, "Human Intelligence").
       Sui terroristi di Parigi e Bruxelles, le informazioni raccolte erano molte e significative, ma nessuno si è preoccupato di elaborarle con senso critico umano, da intelligenza umana. Ed è successo il disastro.
       Stessa grande illusione viene coltivata in campo militare, dove nulla potrà mai essere ottenuto senza uomini - e tantissimi! - sul terreno. Altro che cacciabombardieri e droni. I vecchi anfibi delle fanterie. La "guerra post-eroica" teorizzata da Edward Luttwak semplicemente non esiste. E' un sogno/mito occidentale. I risvegli dai sogni possono essere duri.

                       Piero Visani

giovedì 19 novembre 2015

Apologhi (quasi) agrippiani


       Non manca giorno che, sulla carta stampata, non si legga qualche "autorevole" deplorazione del fatto che gli attentati di Parigi abbiano dato la stura, in Rete, al peggio del peggio, alla "pancia" dell'opinione pubblica.
      Non intendo certo contraddire tali "aurei" pareri. Dico solo che sentirsi rimproverare di essere "pancia" da quanti sono - da sempre - "intestino retto" è qualcosa di assolutamente esilarante...

                        Piero Visani

In morte di un amico


       E' molto brutto quando muore - molto giovane - un collaboratore e anche amico. Cercava di costruirsi una professione e si è imbattuto nei "volonterosi carnefici", le copie legalizzate dell'ISIS. Era troppo sensibile per resistere, troppo legalitario per cercare soluzioni alternative. Ne ha fatto una malattia, ha visto che molte cose crollavano intorno a sé e si è visto perduto. Il cuore stamani ha ceduto.
       Diranno che era un uomo debole, solo, isolato. Non era nulla di tutto questo, lo conoscevo bene. E' stato travolto dagli "spostamenti progressivi del (dis)piacere". C'è chi si diverte ad affrontare le carogne, e chi no, chi ne soffre fino a consumarsi come una candela per le crescenti ingiustizie di cui è fatto oggetto.
       Riposi in pace ma, se riesce a seminare un po' di maledizioni su chi le merita, faccia pure. Io non soffrirò. Conosco i volti del nemico e non sono così ingenuo da pensare che ne abbia uno solo, e di fattezze mediorientali.

                    Piero Visani

Idee per una (grande) rivoluzione degli europei


       Da Alain de Benoist, al fine di distinguere la realtà dai desideri e dalle pie aspirazioni, rispettabilissime ovviamente, ma che non tengono conto del fattore che pure citano ad ogni momento: l'accettazione dell'"altro". E se "l'altro" ci vuole uccidere, che fare? Fare come suggerisce la pratica giudiziaria italiana: soccombere onde non dovergli pagare i danni per un'eventuale reazione non commisurata al "vulnus" subito?

       "Surtout dans l’esprit des pacifistes qui veulent « faire la guerre à la guerre », sans même s’apercevoir du caractère contradictoire de ce slogan. Mais le pacifisme n’est pas la paix, c’est même le contraire. Lorsqu’en 1795, Emmanuel Kant publie son Projet de paix perpétuelle, qui s’inscrit dans le sillage de l’abbé de Saint-Pierre (Projet pour rendre la paix perpétuelle en Europe, 1712-1713), il se contente de faire de la « paix perpétuelle » une exigence de la raison pratique : « La raison moralement pratique énonce en nous son veto irrévocable : il ne doit pas y avoir de guerre. » On voit par là qu’il s’agit d’un vœu pieux, car s’il était possible de réaliser en pratique ce qui ne peut relever que du domaine de la raison pure, la distinction entre l’empirique et le métaphysique n’aurait plus de raison d’être. Le projet kantien postule en réalité la domination du droit par la métaphysique et la morale, et l’affirmation de la souveraineté de la métaphysique sur la pratique.
       La paix ne se conçoit pas sans la guerre, et le contraire est également vrai. La guerre restera toujours une possibilité, parce qu’on ne pourra jamais faire disparaître ce qui la provoque, à savoir la diversité virtuellement antagoniste des aspirations et des valeurs, des intérêts et des projets. L’abolition de l’État-nation n’y changerait rien : au sein d’un « État mondial », les guerres étrangères seraient seulement remplacées par des guerres civiles. On ne fait pas disparaître un ennemi en se déclarant « pour la paix », mais en se montrant plus fort que lui".


       Il precetto finale, tanto disatteso dall'Europa dell'incanutimento programmato, è l'unico che può aiutarci. Se fosse sufficiente dire: "io non ho nemici", per non averne, moriremmo tutti di vecchiaia nel nostro letto. E invece...

                             Piero Visani

Memento


       La pace è un intervallo - più o meno lungo - tra due guerre. Tutti possono avere voglia di dimenticare questa considerazione elementare, e li capisco, ma il problema della pace è che non basta auspicarla, anzi. Quanto più ti considerano debole e imbelle, quanto più diventi una preda appetibile, per i leoni e anche per le iene. E qui citerei Hillman: "Il lato ombra della tolleranza è la perdita della sensibilità per l'intollerabile". E, visti anche i governi che abbiamo, ormai è chiaro a tutti, nel mondo, che tolleriamo di tutto e di più...
       Se qualcuno pensa che ne usciremo con la ragionevolezza, lo capisco, ma credo si sbagli: ne usciremo, se ne usciremo, con "sangue, fatica, lacrime e sudore". E - credetemi - non cito volentieri W.C. Ma l'uomo politico inglese aveva comunque un grandissimo pregio: non vendeva ai suoi compatrioti illusioni a basso prezzo, come fanno invece tanti, troppi altri.

                                   Piero Visani

mercoledì 18 novembre 2015

Martire, cioè testimone...


       Nei quasi venti anni in cui sono stato consulente dell'istituzione militare, ho cercato con le mie scarse forze di impedire una deriva che vedeva anno dopo anno proseguire la discesa verso la liquidazione fallimentare della medesima.
        Ho trovato pochissimi alleati, molti sorrisi davanti e molte pugnalate dietro.
       Ho trovato un ambiente dove chi mostrava maggiore servilismo verso il pacifismo cattocomunista dominante faceva più rapidamente carriera. Ho trovato molti militari pacifisti (non pacifici, proprio pacifisti) e un ambiente in genere privo di qualsiasi tensione morale.
       Ho trovato un ambiente che evitava accuratamente di parlare dell'8 settembre 1943 e, di conseguenza, si precludeva da sé qualsiasi possibile soluzione del proprio ruolo subalterno.
       Quando è venuto il mio turno, sono stato "tagliato" con simpatica determinazione e - ovviamente - con la motivazione che i tagli colpivano tutti, dall'altro in basso.
       Ho scoperto che, ad onta della presunta natura militare dell'ambiente, quasi nessuno aveva letto von Clausewitz e nessuno pensava (o sapeva...) che la guerra fosse uno "scontro di volontà". Ricordo solo molte facce smarrite la notte dell'abbattimento di Bellini e Cocciolone (febbraio 1991).
       E' stato in quel periodo che è maturato in me il convincimento - oggi vera e propria mia teoria interpretativa della realtà italiana - che FUNZIONE militare e FINZIONE militare potessero integrarsi alla perfezione, tanto che ho visto salire ai vertici alcuni tra i maggiori interpreti della linea "allineati e coperti", i militari manager, quelli degli eserciti come aziende e degli stipendi - per i pluristellati - appunto da manager...
        Da quel giorno ho ammirato ancora di più quelli che combattono per un'idea o una religione, giusta o sbagliata che sia.

                           Piero Visani

I conti della serva


       Nel mentre l'Europa riscopre - una volta di più dopo il 1945 - di essere "un gigante economico, un nano politico e un verme militare". Nel mentre si scopre che, con continui tagli alle spese per la Difesa, non ci si può ovviamente difendere da nulla e tanto meno inscenare operazioni offensive, se non con l'aiuto (e la regia...) degli Stati Uniti, la domanda che sorge spontanea è DOVE VADANO, nel continente europeo, i soldi pubblici, visto che in quasi nessun settore ve ne sono.
      L'idra statalista e statolatrica che pervade quattro quinti della Vecchia Europa ha prodotto politici molto ricchi, burocrazie molto pasciute e disponibilità pubbliche molto ma molto modeste.
       Considerati i livelli di tassazione che ci sono nella Vecchia Europa, c'è da chiedersi quanto gli introiti fiscali vengano redistribuiti, e come, e a chi...

                           Piero Visani


Pace, guerra e...sicurezza


       Ne "La Democrazia in America" (1835-1840), Alexis de Tocqueville scrisse queste parole profetiche, sul tema della sicurezza:
       "Un nuovo tipo di servitù, [in cui] un potere immenso e tutelare... copre la superficie [della società] con una rete di piccole regole complicate, minuziose e uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa; esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce, le piega e le dirige; raramente costringe ad agire, ma si sforza continuamente di impedire che si agisca; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi ed industriosi, della quale il governo è il pastore".
       Vi fa per caso venire in mente qualcosa...?

                           Piero Visani

Tautologia


       Il concetto di tautologia si illumina di immenso nel momento in cui si scopre che Bruxelles è sede di almeno due grandi organizzazioni terroristiche...

                               Piero Visani

martedì 17 novembre 2015

8 settembre 20XX


       Di una cosa sono certo: lo squagliamento di questa "shitty Europe", se messa alla prova da una forte aggressione esterna, comunque articolata, sarà totale. Se qualcuno dovesse mai averne una, di divisa, cercherà di togliersela di dosso il più in fretta possibile, in mancanza non di ordini, ma di legittimazione del potere. "Mourir pour l'Union Européenne? Amusant"...

                  Piero Visani

                                         

Allonsanfan...


       Ma allora è vero: "aprés les corvées en masse" (fiscali), la "levée en masse"!
       Per difendere le caste europee. Genialata!!
      Si difendano pure da sé. I soldi - rubati a noi - li hanno di sicuro.

       Armatevi e partite, prego!
       C'è da augurarsi che sia un conflitto molto sanguinoso, non solo alla base...

                            Piero Visani

Il guardiano del cimitero


       "Sarete sotto controllo costante, ma, se non avrete nulla da nascondere, sarete liberissimi di farvi i fatti vostri. I nostri no, ovviamente..."

                    Piero Visani

Appelli


      Su tutti i giornali, fioccano esortazioni istituzionali a "non cambiare il modo di vivere". Per meglio convincerci, subito a fianco compare la notizia - certo dovuta alla perfidia di un titolista - che nulla è cambiato e nulla cambierà: "Tasse regionali, l'incubo di una stangata nel 2017".
      Quasi sempre, morire in una volta sola è preferibile a morire giorno per giorno. Nei due casi - e questo temo che non sia chiarissimo - si muore sempre per decisioni altrui, sia che i "decisori" maneggino Kalashnikov sia "cravatte"...

                     Piero Visani

Le vite spezzate


       La piagnucolosa retorica sulle "vite spezzate" è francamente insopportabile, perché chiunque abbia un grano di sale in testa sa bene che moltissimi giovani italiani sono all'estero per non dovere fare l'operatore di "call center" avendo due lauree e tre master, o per non vedersi scavalcare in carriera dall'amichetta del politico di turno o dal suo portaborse.
     Quando raccontiamo le storie tristi, magari raccontiamole per intero, no?
       Su una cosa però sono d'accordo: si tratta sempre di giovani molto bravi e anche molto buoni, perché, se non fossero stati tali, si sarebbero opposti in ogni modo alla creazione di un sistema così orribile.

             Piero Visani

lunedì 16 novembre 2015

Col tempo sai...


       Vedere i discendenti (quanto meno autodichiarantisi tali) della Rivoluzione Francese (vale a dire di un fenomeno che a suo tempo venne giudicato dall'Europa "moderata" come una specie di ISIS all'ennesima potenza, sovvertitrice di tutte le regole dell'umana convivenza) cantare con entusiasmo davvero contenuto "la Marsigliese", è qualcosa che fa realmente sorridere e fa capire come, nella Storia, tutto sia dannatamente relativo. Un caso classico di "incendiari diventati pompieri".
       Il radicalismo, se vince, viene giudicato diversamente rispetto a quando perde. Una ragione in più per resistere a tentazioni moderate. Dopo tutto, è sempre la solita Storia.

                             Piero Visani

domenica 15 novembre 2015

Media Wars


       Dopo aver visto e sentito di tutto, ci avete capito qualcosa? No, ovviamente.
       Allora obiettivo raggiunto: più repressione e più controlli.
       "Liberté, Fraternité, Egalié". Ahahahahah!

                         Piero Visani


Renitenza alla leva


       Quando, all'inizio degli anni Ottanta, fui uno dei due firmatari della relazione tecnica di minoranza sull'adozione del servizio militare volontario, mi ricevetti addosso una tale quantità di secchiate di guano che ci misi qualche anno a togliermele di dosso. L'altro firmatario - Sergio Augusto Rossi, illustre firma de "Il Sole 24 Ore" ed esperto militare che stava cercando di aiutarmi a costruire una carriera - con tutta la classe che lo contraddistingueva a livello personale (è purtroppo scomparso prematuramente pochi anni fa) mi fece da scudo, anche se la più parte della relazione l'avevo scritta personalmente io.
       In sede di discussione della relazione al CASD (Centro Alti Studi per la Difesa), venni duramente attaccato dai Capi di Stato Maggiore e da molti esperti civili per le mie idee e anche per la mia età (avevo solo 32 anni), e venni difeso solo da Rossi e da uno dei miei maestri, il generale Carlo Jean.
Il più virulento dei miei contestatori mi diede addirittura del "renitente alla leva", il che mi fece sorridere amaramente.
       Ci ho pensato in questi giorni, quando un virulento terrorismo mediatico ci invita tutti a partire verso guerre non nostre, frutto della clamorosa insipienza delle classi dirigenti dell'UE e del loro asservimento agli USA e ai petrodollari delle monarchie del Golfo.
       Che dire? Di natura sono renitente a tutto e, in particolare, alle "chiamate alle armi", perché non vorrei partire per un fronte molto immaginario per conto terzi. Ci vadano loro al fronte, in particolare la classe dirigente francese, "geniale" destabilizzatrice del Nordafrica e del Medio Oriente per interessi di casta che con la politica non hanno nulla a che vedere.
       Io alle UE ho già dato: status sociale, condizioni di vita, livelli di libertà e di espressione di opinioni. Se quelli dell'UE vogliono andare in guerra, ci vadano pure. Per quanto mi riguarda, confermo il noto detto di Andrea Costa, padre del socialismo italiano: "né un uomo né un soldo". Se poi arriverà l'ISIS ad uccidermi, mai pensato di essere ancora vivo, nell'UE. Mi confermeranno di fatto nella mia attuale condizione di diritto: la morte.

                               Piero Visani

Sympathy for the Caliph


       Bassa Langa. A seguito dell'intuizione di qualche "genio", mi ritrovo a pranzo in un ristorante in genere gradevole. Ma è domenica, ahimè, e greggi e mandrie devono distrarsi.
       Mi ritrovo così a fianco di una comitiva ligure particolarmente chiassosa, di cui vengo a sapere praticamente tutto, abitudini sessuali comprese. Tre uomini e tre donne cui consiglierei vivamente lo scambismo, così si divertirebbero di più ed eviterebbero di parlare a voce tanto alta, preferendo i sommessi sospiri dell'erotismo elegante, magari anche in fascia pranzo.
      Tutti dipendenti dello Stato, senza figli, raccontano di come in ufficio non si ammazzino di lavoro e di come approfittino alla grande di tutti i "benefits" che il Welfare State concede loro: da ogni forma di visita medica, alle terme, a quant'altro. 
       La disputa più vivace si accende quando discutono di condizione pensionistica, esito cui sono apparentemente assai prossimi, nonché interessatissimi.
       Sono laureati e dirigenti, ad occhio.
       E' straordinariamente utile osservare la borghesia italiana da vicino, perché si capisce il dramma di un Paese. Parlano di tre-quattro cose al massimo, tutte molto intellettualmente esili (amo gli eufemismi...), non si avventurano in terre ignote (e credo sia molto meglio per loro) e, nei rari casi in cui lo fanno, occorre trattenersi dal ridere o dal piangere (scegliete voi).
       Il cibo offerto dal locale sarebbe buonissimo, volendo anche esaltato dal tartufo (che peraltro io non amo), ma la colonna sonora rivaluterebbe i film di Alvaro Vitali, perché, quando costoro aprono la bocca, si alternano tra flatulenze e meteorismi concettuali.
       Uscendo (ho cercato di mangiare in fretta per fuggire a respirare aria pura), vedo due loschi figuri provvisti di ampio borsone entrare con aria decisa nel locale e mi sgorga dall'anima - impetuoso e convinto - un "Forza Califfo!". Mia moglie, sempre soavemente torinese, mi chiede con aria mefistofelica: "Ma ti piace ancora Califano"?

                                               Piero Visani

sabato 14 novembre 2015

Tecniche di distrazione di massa


       Mi permetto di ricordare - da autore, tanti anni fa, di un libro sulla "Strategia mediatica" - che le "maratone televisive" in diretta su eventi drammatici NON servono ad informare il pubblico, ma a saturarlo con una serie di stimoli contraddittori che gli impediscano di farsi un'idea complessiva delle cose.
       E' un trappolone di notevole portata e da evitare a qualsiasi costo. Se avete tempo e voglia, andate alla ricerca di ciò che vi interessa realmente. Tutto il resto è iterazione dell'assoluto Nulla. Pensate ai precedenti: Guerra del Golfo (1990-91), 11 Settembre 2001, Attacco all'Iraq (2003). Seguire le dirette ha accresciuto i vostri livelli di comprensione? Le dirette sono empatiche e disinformanti. Qui serve gelida razionalità.

                             Piero Visani

"Chiamate alle armi"


       Vedere il presidente Hollande che minaccia gli attentatori di Parigi con aria sconvolta (ma perché sconvolta: la bomba di Saint-Denis gli è esplosa troppo vicino...?) mi ha fatto venire in mente l'importanza dell'imperturbabilità, dote dei grandi politici (e pensare che lo sia Hollande è forse un po' ottimistico).
       Ancora più divertente il "ruggito del topo" con cui ha concluso il suo messaggio alla Nazione.
        E' patetico come l'ignoranza dei politici europei sia abissale: la guerra - scrisse Carl von Clausewitz negli anni Venti dell'Ottocento - "è uno scontro di volontà contrapposte". Dunque chi ci ha attaccato ha già vinto. A meno che non gli contrapponiamo gli economisti oppure - e questa mi fa ancora più ridere - i "soldati di pace" (chissà come si comporteranno in una guerra i generali che hanno fatto carriera - e sono tanti!! - in base alla continua iterazione di un credo pacifista. Voglio ridere...).
       Con tutto il rispetto per le vittime - non tutte innocenti, peraltro, perché queste classi dirigenti europee hanno molto consenso rispetto alle loro nulle capacità - trovo in queste situazioni momenti di grande surrealismo. E' come entrare in un mattatoio: le vittime sacrificali muggiscono o belano, senza prendersela minimamente con chi le ha condotte fin lì e senza pensare che loro li hanno seguiti passivamente...

                           Piero Visani

La negazione e la parola


       La cultura europea, dal 1945 in avanti, ha espunto la parola "guerra" dal proprio bagaglio culturale, ma molti Paesi dell'Europa occidentale hanno continuato a praticare la guerra come ascari degli USA e talvolta in segreto.
       Da questa folle contraddizione è scaturita una serie di comportamenti antitetici non meno folli, a seguito dei quali i governi europei NEGAVANO CULTURALMENTE LA GUERRA e ne conducevano molte, spesso al traino degli Stati Uniti.
      La cultura collettiva - lo sappiamo bene - è ispirata, nel Vecchio Continente - al principio del "mai più guerre", che ci sentiamo ripetere ogni domenica in piazza San Pietro da un signore biancovestito.
       A nessuno pare mai venuto in mente di chiedersi se, negando culturalmente la guerra, ESSA AVREBBE CESSATO DI ESISTERE... Non ha cessato.
     Tutti vorremmo vivere in pace. Occorre semplicemente prendere la precauzione che la nostra idea sia condivisa.
       Pare di no.
       Il pacifismo è un'IDEOLOGIA DI MORTE spacciata erroneamente per ideologia di vita.
     Ci verranno ad ammazzare? Può darsi. Non farò mai l'errore di morire per la "Difesa dell'Occidente". Nell'Occidente delle tasse, delle scadenze fiscali, della demonìa dell'economia, della vita scambiata per un PIL, uno smartphone o una serie di scempiaggini ireniste, sono già morto da tempo, non mi possono certo uccidere gli islamici.
       Che la forza sia con voi! Good night and good luck (ve ne servirà molta...).

                                  Piero Visani