mercoledì 31 agosto 2016

True Detective 2

       Ho visto questa seconda serie dietro suggerimento di mio figlio, opponendo non poche resistenze, motivate dal fatto che la prima serie, dopo avermi esaltato fino all'ultima puntata, mi aveva davvero infastidito con il suo immotivato lieto fine e la "svolta mistica" (invero francamente penosa).
        Alla fine della seconda, posso dire che non mi ha deluso e che resto un estimatore di Nic Pizzolatto, l'autore. Di fatto, non ritengo che ci sia nemmeno una storia, ma che la serie sia solo un pretesto per evidenziare il peso intollerabile che grava sulle nostre vite - del tutto omologabili, fatte le dovute differenze - alle vite dei protagonisti: il peso di una vita senza giustizia, senza diritti, senza verità, senza valori, senza più nulla di nulla, dove tutto altro non è che un violento orrore, dove non esiste speranza alcuna, se non quella di morire, e di farlo in fretta, al punto che tutte le soluzioni per accelerare quell'esito sono preferite e preferibili.
       Una vita invivibile, in una parola; un autentico delirio. Come in tutti i deliri, ciò costringe autore e registi alla sovrarappresentazione della realtà, ma, se guardiamo bene, ci accorgiamo che tale sovrarappresentazione non è per nulla tale, è solo un bel modo per definire quella che per noi, immersi nel nostro quotidiano, è solo una pura e semplice rappresentazione, e spesso addirittura una sottorappresentazione.
       Perché - è bene sottolinearlo - da tempo l'orrore della realtà in cui siamo immersi ha superato largamente la dimensione orrifica che è possibile allestire in un serial o in un film. Ancora più rivelatore, sotto questo profilo, è il fatto che i personaggi sfilano come autentiche monadi lungo i loro percorsi esistenziali, senza intersecarsi mai, se non fuggevolmente, con quelli altrui, che transitano al loro fianco come su binari, parallele dirette in solitudine verso l'infinito.
       La rappresentazione, in una parola, è ormai incapace di contenere tutto l'orrore della realtà in cui siamo immersi. Riesce meglio, semmai, a farcene sentire lo spirito, perché, in ciascuna ora di puntata, il nostro animo risulta progressivamente gravato da pesi che avevamo già, che conoscevamo già, che avevamo cumulato durante la giornata e che ci attendevamo di accumulare ulteriormente il giorno dopo. In questo senso, la funzione del serial non è liberatoria, ma esplicativa: ci spiega come possiamo liberarci dal "migliore dei mondi possibili" che con tanto amore la società occidentale ci ha procurato: con il suicidio o con l'omicidio. Per chi ci aveva promesso libertà e giustizia, un grande traguardo... Chapeau, but "Never mind...!".

                                     Piero Visani



Curiosità insoddisfatte

       Mi sono sempre chiesto - e temo che rimarrà un quesito assolutamente inevaso - per quale ragione una persona percorra una traiettoria per così dire esistenziale, per cui dal "migliore degli uomini possibile" diventa - spesso anche in tempi molto brevi - "il peggiore e più detestabile".
       Lo trovo un percorso assolutamente divertente, che ai miei occhi si disegna come il passaggio da un "finto Tutto" a un "vero Nulla". Quando succede - e a me invero è successo spesso - uno si dovrebbe risentire o rimanerne in qualche modo ferito e sicuramente in qualche caso la cosa mi ha dato fastidio, ma complessivamente la trovo la più plastica attestazione di una visione terribilmente emotiva ed empatica, che francamente mi fa sorridere: da sapiente ad asino, da affascinante a "macaco senza storia", da soggetto da conquistare (con una qualche finalità, o sbaglio...?) a oggetto di cui sbarazzarsi il più presto possibile, in quanto diventato un peso.
      Non sono nato misantropo, e tanto meno misogino, ma ho subito numerosi tentativi di farmi cambiare idea, al riguardo, tanto che alla fine l'ho cambiata davvero. Ho avuto anche pochissime ma preziosissime smentite, ma - si sa - l'eccezione conferma la regola...

                                Piero Visani


P.S. la vignetta di Altan illustra meglio di qualsiasi altro commento una specifica condizione esistenziale.





martedì 30 agosto 2016

Alle radici del romanzo gotico

       Credo che il mio interesse per il romanzo gotico nasca da due estati (1972-1973) di vacanze di studio trascorse al St. Mary College di Twickenham (Middlesex), nell'area della Greater London. Il college in questione si trova a fianco della celebre villa di Strawberry Hill di Horace Walpole e, all'epoca, a noi studenti era consentito frequentarla alquanto liberamente, per cui la ispezionai da cima a fondo, non in una logica artistica - come sarebbe stato forse tipico fare per altre persone - ma mosso dalla curiosità di studiare, attraverso l'analisi di luoghi e oggetti, la personalità di chi l'aveva costruita e abitata.



       All'epoca, la villa non si presentava tutta bianca e rigenerata com'è oggi, ma nel colore sopra raffigurato ed era assai bello poterne percorrere le stanze e i lunghi e un po' lugubri corridoi.
       Da giovane poco più che ventenne, appassionato soprattutto di storia militare, conoscevo più che altro Sir Robert Walpole, padre di Horace e ai vertici della politica britannica per un lungo periodo (dal 1722 al 1742). Di Horace (1717-1797) sapevo praticamente nulla, se non che era ritenuto l'iniziatore del genere letterario del romanzo "gotico" grazie al suo libro "Il Castello di Otranto" (1764). Tuttavia, gironzolando per Strawberry Hill, appresi che egli aveva affittato quella proprierà nel 1747 e ne era diventato proprietario due anni dopo, incominciando a trasformarla in un castello conosciuto e ammirato in tutta Europa, esempio anche architettonico del neogotico (o gothic revival).
       Quando, nel 1764, Horace Walpole scrisse e pubblicò The Castle of Otranto, lo fece passare per la traduzione dall'italiano di un manoscritto del 1529. Tuttavia, il grande successo ottenuto lo indusse a rinunciare a questo espediente ed a rivelarsi pubblicamente come autore del romanzo.
       Dalla lettura - invero non facile... - di questo libro ormai alquanto datato, si comprende come l'espressione "letteratura gotica" si riferisca ad un genere narrativo complesso, caratterizzato tanto da elementi romantici quanto orrifici, dove le vicende si sviluppano all'interno di ambienti cupi e tenebrosi, dove spesso atrabiliare è anche l'umore dei protagonisti.
       Come esploratore (più o meno) autorizzato della grande villa di Strawberry Hill, ho sempre nutrito un certo amore per questo libro di Walpole, non per l'opera in sé, ma perché nel ricordo degli interni di quella proprietà progressivamente trasformata in castello ritrovavo tutte le peculiarità della letteratura "gotica", vale a dire il gusto dell'emozione estrema, la ricerca adrenalinica delle tensioni suscitate dalla paura, l'impegno a reperire atmosfere sempre più dark, l'esasperazione della sensualità. Nel bel mezzo della Rivoluzione industriale, la letteratura gotica sottolineava l'importanza, a fronte del razionalismo illuminista, della pulsione ad esplorare altre dimensioni del reale, quelle più care a soggetti assolutamente romantici come il sottoscritto, soggetti per i quali ambiguità, misteri, passioni violente, pene d'amore, sono gli unici elementi che rendono la vita degna di essere vissuta.
      In questo senso, forse, la villa walpoliana di Strawberry Hill fu il mio personale Castello di Otranto, visto che - come in tutta la letteratura gotica degna di questo nome - la vita era un romanzo e non - come la vedo e vivo oggi - un brogliaccio da fiscalista o da ragioniere: una vita dove la curiosità intellettuale più vivace si mescolava alle passioni carnali più estreme, per soddisfare le quali bastava percorrere qualche decina di metri e rientrare al St. Mary College... Una vita dove si poteva ancora vivere e non solo - come oggi - pagare. Una vita da uomini liberi, pur in mezzo a molte difficoltà, ma non da schiavi. La mia età ormai avanzata mi consente di operare senza timore di smentita questo parallelismo e di essere perfettamente consapevole che non è la nostalgia a inquinarmi i ricordi. Ho una memoria da elefante e ricordo successi e insuccessi di allora, alla stessa stregua di quelli di oggi.

                               Piero Visani 

lunedì 29 agosto 2016

Glens of Antrim (Northern Ireland)


       Mi ci immersi, alle soglie dell'autunno, alla ricerca di non del tutto ignoti (per chi conosce la travagliata storia di quei luoghi) "killing fields".

                          Piero Visani




Dubbio amletico


       Ma se io scrivo un post che non piace ai "democrats" perché lontano dalla loro visione del mondo (che non condivido ma rispetto), sono anche io un webete, o lo sono loro? O magari sono un weberetico (web+eretico, non seguace di Max Weber) e dunque meritevole di essere "bruciato in piazza, dalla Santa Inquisizione" democratica (la migliore delle Inquisizioni possibili, pur se non perfetta)? Certo che è dura, quando uno ha a che fare con i tale(web)ani...

                                Piero Visani

domenica 28 agosto 2016

Austin (Texas)


       Uno dei posti più singolari che abbia mai visitato, afflitta da gigantismo (e da altro). La mia camera d'albergo (in realtà un appartamento di 90 mq) era la sintesi del concetto di spazio di quella città, la capitale del Texas, a circa 250 km dal confine messicano.
     Ricordo molte pubbliche virtù e un certo numero di ristoranti che a mio parere non erano altro che bordelli, per quanto di lusso. Ricordo un'intensa vita notturna, parecchia "cerveza" e parcheggi dove c'era da aver paura a lasciare la macchina, tanto erano enormi e deserti.
   Ricordo che noi italiani, partecipanti all'"International Visitor Program" (IVP), eravamo tenuti particolarmente d'occhio dalla nostra escort (in realtà un compassato signore di origine ungherese, piuttosto avanti con gli anni). Ricordo che, nel giro di poche sere, riuscimmo a divertirci parecchio, uscendo a visitare il centro città a tarda notte, quando in realtà avremmo dovuto essere disciplinatamente a nanna. Ma ho sempre avuto una forte idiosincrasia per la disciplina ufficiale, non fa per me...
       Poi ho visto i film della serie "Machete" e ho capito che non avevo visto (e vissuto) per niente male.

                           Piero Visani



"Gone with the wind"


       Atlanta (Georgia) era una città già modernissima, quando la visitai per la prima volta (1988), con un aeroporto totalmente automatizzato e una metropolitana sotterranea che lo percorreva senza soluzione di continuità. Nulla a che vedere, tuttavia, con i suoi fantastici dintorni, pieni di ville e villone da "Vecchio Sud", in piena atmosfera da "Via col vento".
       La visita diretta dei luoghi spiega tantissime cose di culture, storia, conflitti, mentalità. E più ci si immerge nei dettagli, più si dimentica l'universo di plastica delle vacanze organizzate e "tutto compreso", quelle che - per come sono strutturate - si potrebbero fare anche a 20 chilometri da casa, tanto la vita "spiaggia-cena-mare-divertimenti cretini da 'animazione' (!!)" non serve andare a farla in un resort per turisti gonzi. La si può benissimo organizzare da sé, in qualunque località.

                                         Piero Visani



                                
                          

Louisbourg


       La splendida fortezza (ricostruita) di Louisbourg, sull'isola di Cape Breton, nella Nuova Scozia (Canada). Arrivarci da Halifax, la capitale dello Stato, non fu breve, via auto, ma ne valeva la pena.
       Caposaldo della presenza francese in America Settentrionale, venne conquistata dagli inglesi nel 1758, con uno sbarco molto audace nelle vicinanze (8 giugno) e un assedio che durò fino al 26 luglio, quando i francesi capitolarono, di fatto consegnando alla Gran Bretagna le chiavi del controllo del Canada.
       La fortezza è oggi molto ben conservata e costituisce una grande attrazione turistica della Nuova Scozia.

                            Piero Visani



85.000 Visualizzazioni!

       Ormai il mio blog Sympathy for the Devil ha preso una sua peculiare andatura, sta aumentando i lettori fissi e naturalmente anche quelli saltuari, per cui le oltre 100 visualizzazioni al giorno stanno diventando abituali, mentre le 200, 300 e financo 400 non sono così insolite.
       Sto pensando se ricavarne una pubblicazione, ma ho sempre poco tempo e ancora minore voglia, travolto come sono dall'orrore per l'esistenza che conduco.
       In ogni caso, il traguardo delle 85.000 visualizzazioni è stato raggiunto in fretta e il blog non ha ancora compiuto i quattro anni d'età. Un illustre storico militare, di fatto il più importante che esista in Italia, mi ha scritto parole davvero elogiative su questo blog. Mi ha fatto molto piacere, anche perché sono affermazioni provenienti da una persona del tutto aliena da piaggeria. Per non parlare del fatto che, di norma, io sono abituato a prendere insulti, più che elogi. Ma, se avessi voluto essere conforme allo "spirito dei tempi", non avrei mai pensato e scritto quello che penso e scrivo. E' proprio a tale "alterità" cui sono molto affezionato. E, quando qualche "democrat" di ampie vedute mi fa oggetto delle sue ironie o delle sue critiche, mi fa un piacere enorme, perché è tutta la vita che non voglio avere nulla a che fare con costoro. Li lascio nuotare (dopo tutto, nulla vieta di nuotare nel guano...) nel loro "migliore dei mondi possibile"... E taccio: never complain, never explain. Questo è il miglior comportamento possibile, specie per chi sa - come Hank Moody e me - che God hates us all, e quanto!!

                      Piero Visani




sabato 27 agosto 2016

Nei secoli... fedele...

       Sono fermo, al sole, davanti a una chiesa dentro la quale si tiene una cerimonia funebre di un familiare, cerimonia cui non partecipo perché sono laico.
         Rimango più o meno nello stesso posto per circa 45 minuti e, in quel lasso di tempo, passano davanti alla chiesa due auto dei Carabinieri: una "volante" e un auto di servizio. Entrambe, nel momento in cui passano davanti all'edificio religioso, rallentano e i passeggeri dei due veicoli guardano con una certa curiosità l'ingresso della chiesa e si segnano, direi con una certa partecipazione. 
       Sono i momenti in cui, pur nel rispetto reciproco, sento tutta la mia abissale distanza con un Paese con cui, in definitiva, davvero c'entro nulla. Mi viene in mente il buon conte di Cavour: "Libera Chiesa in libero Stato". Eh, come no...? Se intendevano omaggiare la defunta, avendo visto il carro funebre, non sarebbe stato regolamentare il saluto militare, visto che erano due auto palesemente in attività di servizio, con Carabinieri in uniforme e cappello? O forse intendevano omaggiare la Chiesa?

                                Piero Visani




L'abito fa il monaco

       Partecipo a un funerale di famiglia.
       Dress code: abito total black, con cravatta e occhiali da sole in tinta.
       Non entro in chiese da mezzo secolo, per nessuna ragione, non ne sento la necessità, anzi sento un forte senso di fastidio; trattasi di religione a me totalmente estranea. Attendo che la cerimonia finisca sui gradini della chiesa, casualmente nei pressi del registro delle firme.
       Mi si avvicina una vecchina, parecchio avanti con gli anni ma ancora ben salda sulle gambe e mi dice: "Lei che è dell'agenzia di pompe funebri, mi sa dire quando finisce la messa?". Sono colto da colossale ilarità, ma non sono il luogo né il momento per abbandonarsi alla medesima, dunque rimango esteriormente immerso nella fissità e le dico che tutto sarà finito entro una ventina di minuti.
       La vecchietta entra in chiesa, io sorrido tra me e me pensando che davvero l'abito fa il monaco. "Operatore funerario", uno dei pochi mestieri che avrei potuto fare, quindi...

                              Piero Visani




giovedì 25 agosto 2016

I have a dream


       Che il giorno dopo l'ultima "calamità naturale":
- non vengano più costruiti ospedali e scuole di carta, perché così si guadagna di più...;
- che su tali costruzioni vengano effettuati i più severi controlli di agibilità, a scadenza fissa;
- che non vengano concessi permessi di edificabilità dove capita, semplicemente perché si è "unta" la persona "giusta", ma si rispettino le norme corrette, che pure esistono;
- che dopo la fase del "cuore in mano" e del "siamo tutti solidali", noiosissima ma comprensibile, si passi a quella della rigida applicazione delle leggi, evitando di sostituire la fase de "il cuore in mano" con quella del portafoglio in mano, di chi deve pagare "la stecca" e chi incassarla.
- che dalla fase dei piagnoni e delle prefiche, oggi in fantasmagorica attività, si passi a quella del rispetto delle leggi, altrimenti resterà sempre il sospetto, per me fortissimo, che la prima serva solo a stendere un velo pietoso sulla seconda, in attesa - ovviamente - che tutto si normalizzi e che la seconda possa essere ripresa a tutta forza, tanto passeranno almeno cinque anni e mezzo prima della prossima calamità "naturale"...

                                 Piero Visani

mercoledì 24 agosto 2016

L'ordine di priorità


       E' del tutto evidente, a mio avviso, che le vittime di un forte terremoto non possano essere immediatamente sistemate in un hotel (a 3, 4 o 5 stelle che possa essere). La soluzione di una sistemazione in tendopoli, quindi, è una soluzione palesemente di emergenza, a cui - VOLENDO - si potrebbe a breve sopperire, superata la fase dell'emergenza più assoluta. Se non lo si farà - e qui ovviamente i miei sospetti aumentano - è perché NON LO SI VORRA' FARE.
       Tuttavia, sarebbe bene che molti italiani si svegliassero una volta per tutte dal lungo sonno della ragione che pare averli colti e si rendessero conto che - come autoctoni o "nazionali" che dir si voglia - essi altro non sono che i "figli di un dio minore", cittadini di serie B (e anche C), che meritano solo di essere spremuti fiscalmente, perché non rientrano nel sistema di interessata assistenza che è stato messo insieme da parecchi anni con le logiche che le intercettazioni dell'inchiesta "Mafia capitale" hanno abbondantemente illustrato (più ne attivano, più i "caritatevoli" per interesse ingrassano, e quanto...).
       LA CONDIZIONE FONDAMENTALE PER LA CITTADINANZA, IN ITALIA, è RENDERE QUALCOSA A QUALCUNO, IN TERMINI DI DENARO, cioè consentirgli di ingrassarsi a nostre spese. Da questo punto di vista, l'autoctono italiano vale meno di zero (a meno che non scattino appalti di ricostruzione...), mentre il migrante costituisce un piccolo patrimonio, da gestire con accortezza. Non moltissimi paiono fino ad oggi essersene accorti, come di tante altre cose: ad esempio, che la democrazia DOVREBBE basarsi su condizioni di eguaglianza e, invece, è tanto eguale quanto "la legge è uguale per tutti" (suvvia, non ridete...).

                                   Piero Visani

martedì 23 agosto 2016

Immobilità

       Immobilità. Totale.
       Ricercata, forse. Procurata, senza dubbio.
       Un flusso di sensazioni non nuove, ma da conoscere meglio e approfondire. Una deresponsabilizzazione totale e una favolosa facoltà di concentrarsi su di sé, sui propri pensieri, su emozioni anche marginalissime, peraltro dilatate a forza 
       Fabrizio aveva ipotizzato che potesse essere così, aveva fatto alcune esperienze parziali, ma tutto era stato freddo, algido, ritualizzato, senza cuore. Quel giorno no, non era così. Lui era lì e aveva la possibilità di analizzare ogni singolo nanosecondo. L'esperienza gli piaceva, poiché lo aveva trasformato in un terminale di stimoli formidabili, tanto più giganteschi quanto più lui era consapevole di non potere dedicare la sua attenzione ad altro.
       Aveva sentito parlare di esperienze consimili, ma non era mai pervenuto a sperimentarle personalmente. Ora era in ballo e non poteva non dirsi sinceramente turbato. Ogni singolo muscolo, ogni specifica innervatura del suo corpo erano terminazioni nervose che si attivavano a rotazione, impedendogli di pensare a qualsiasi altra cosa che fosse in qualche modo estranea a ciò che stava vivendo.
       Era attonito, travolto dalla grandiosità della prova cui aveva deciso di sottoporsi. Gli era stato accennato che avrebbe potuto trattarsi di un'esplorazione molto coinvolgente, ma non si sarebbe mai immaginato che potesse risultare di tale intensità. Due mani sapienti si presero cura di lui, ma Fabrizio quasi non se ne accorse, immerso com'era negli abissi di una splendida esperienza, di fatto extracorporea. 

                        Piero Visani

Il peso della psicologia


      Si leggono molte cose sugli effetti positivi che la Brexit avrebbe avuto sull'economia inglese. Per il momento, in verità, si tratta di un effetto puramente psicologico, perché la Brexit non è ancora operante. Tuttavia, proprio questo fatto dà la misura del grande successo imputabile a tale libera scelta: è un effetto psicologico, è come quando esci dal carcere. La notizia che la pena è stata scontata o ridotta, o si avvia ad esaurimento, fa bene al morale molto di più della fuoriuscita effettiva, che comunque arriverà.
       Chiaro che, se uno mette a confronto questo con un altro effetto psicologico - quello che hanno fatto ieri sugli europei i tre "morti di Ventotene" - capisce perché uno degli slogan preferiti dalle agenzie di pompe funebri è "nessuno dei nostri clienti si è mai lamentato...!".
       In effetti, i defunti dell'Eurolager come potrebbero lamentarsi dei loro operatori funerari?

                                           Piero Visani

lunedì 22 agosto 2016

Blog "Sympathy for the Devil": Classifica dei post più letti (21 Luglio - 20 Agosto 2016)

      Dopo un mese caratterizzato dal conseguimento di numerosi record assoluti, quello in oggetto è stato decisamente più tranquillo, ma caratterizzato da un fattore comunque positivo: il numero delle visualizzazioni quotidiane dei post è ormai parecchio più elevato che in passato, segno che questo blog è sempre più letto. Non a caso, il numero totale delle visualizzazioni si sta rapidamente avvicinando ad 85.000 e questo non può che farmi piacere.
      L'elenco delle prime 15 posizioni in classifica generale evidenzia quanto segue:

  1. Preparatevi alla guerra!, 1.332 (+13) - 02/07/2016;
  2. Non sarà il canto delle sirene, 826 (+42) - 06/08/2014;
  3. It's just like starting over, 585 (+1) - 11/12/2012;
  4. Storia della guerra - 14: L'Esercito di Federico il Grande, 341 (+7) - 19/10/2013;
  5. L'islamizzazione del radicalismo, 320 (+120) -03/072016;
  6. Non, je ne regrette rien, 287 (+3) - 29/12/2012;
  7. Carlo Fecia di Cossato, 262 (+1) - 25/08/2015;
  8. Una questione di stile: Giorgio Albertazzi, 250 (+1) - 28/05/2016;
  9. Un'evidente discrasia (in margine ai fatti di Parigi), 209 (=), 08/01/2015;
  10. Quantum mutatus ab illo!, 184 (+2), 20/05/2013;
  11. Elogio funebre del generale August-Wilhelm von Lignitz, 167 (=) - 29/01/2014;
  12. JFK e lo "zio Adolf", 158 (=) - 17/05/2013;
  13. Le donne accoglienti, 157 (+1) - 15/05/2013;
  14. L'amore bugiardo - "Gone Girl", 151 (=) - 28/12/2015;
  15. Storia della guerra - 19: L'ascesa dell'impero napoleonico, 147 (+6)

N.B.:  I titoli in colore blu evidenziano i post che hanno scalato posizioni nella classifica generale, quelli in colore rosso indicano i "nuovi ingressi".

       Il dato che maggiormente balza agli occhi è l'ascesa dal nono al quinto posto del post L'islamizzazione del radicalismo, con ben 120 visualizzazioni in più rispetto al mese precedente. Buona anche la progressione - sempre assai costante - del post Non sarà il canto delle sirene, con 42 visualizzazioni in più, che lo conferma saldamente al secondo posto della classifica generale.
       Per quanto riguarda invece i titoli che sono emersi, per numero di visualizzazioni, nel corso del solo mese in esame, spiccano le 125 visualizzazioni di Per proprietà transitiva, seguite dalle 103 di Ma quante volte l'hanno già dato, 'sto film? e dalle 86 de Il mese che non esiste.
       Per concludere, le visualizzazioni sono salite a circa 84.100 e i post a 2.571, il che ha fatto ulteriormente lievitare il numero di visualizzazioni per post, portandolo da 32,1 a 32,7, cifra che abbatte il record precedente e ne crea uno nuovo.
       Nel complesso, un blog che continua significativamente a crescere. Se avete amici che pensiate possano esservi interessati, segnalatelo loro. Ve ne sarò grato!

                                                            Piero Visani




sabato 20 agosto 2016

Battaglia di Kolin, 18 giugno 1757


      Federico il Grande, viste le sue truppe sconfitte dalla preponderanza numerica austriaca, affida al primo battaglione della sua guardia personale, l'incarico di coprire la ritirata. Vedendo le Guardie esitare, di fronte alla estrema gravosità del compito, sbotta in un'affermazione passata alla storia: „Ihr verfluchten Racker, wollt ihr denn ewig leben?“, che si potrebbe tradurre con "maledetti furfanti, vorreste forse vivere in eterno?"...
       Il battaglione esegue il terribile compito, al prezzo di circa 500 perdite.

                              Piero Visani



venerdì 19 agosto 2016

Necrologi


       Ho letto stamane il necrologio di Ernst Nolte sulle pagine "culturali" (ah, questa è proprio divertente...) de "La Stampa" di Torino a firma di Massimiliano Panarari. L'ho letto e poi l'ho riletto. Non ho potuto fare a meno di sorridere, se non proprio di ridere sguaiatamente: un "trinaticiuto" segretario di sezione del Pci dei "bei tempi" l'avrebbe scritto in forma più equilibrata. L'essenza della democrazia contemporanea è davvero sempre quella di "riconoscere le ragioni degli altri". Riprendendo il noto adagio voltairiano: "Non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla (tua) morte affinché tu (non) possa esprimerle". A volte, ricevere conferme di ciò che si sapeva già può risultare utile.

                                                   Piero Visani

Vagantes in gurgite vasto

       La sensazione più piacevole che si prova nel viaggiare, oltre a quella di conoscere posti nuovi o di approfondire la conoscenza di posti vecchi, è la propria totale estraneità a tutto. Non è più un esserci, ma è un semplice essere, l'esistenza sospesa di monadi inquiete alla ricerca di nessun approdo.
       La vita attuale - per chi scrive - non ha più nulla di vivo: non è esperienziale, non è costruttiva, non è progettuale: è una semplice esecuzione di adempimenti e di ordini, in cui la libertà individuale è un ricordo lontano. Tuttavia, se ci si muove, se si compie qualche viaggio, grande o piccolo che sia, ci si sente felicemente apolidi, senza governi, senza regimi, senza imposizioni fiscali o di altro genere. La propria condizione di transeunti restituisce una vaga forma di identità a chi è morto e non si illude di essere vivo. Questo divenire restituisce una vaga forma di senso a ciò che non ne ha più: giustifica fughe, sforzi, impegni, progetti. Ci si sente, per qualche fuggevole attimo, ancora vagamente liberi, pur nel mezzo del più perfetto dei totalitarismi.
      Ovvio che tutto questo è una grande illusione, ma è un'illusione che aiuta a vivere e a sperare di trovare, un giorno, un angolo di mondo o di spazio dove sperare di non dover vegetare più, di non morire ogni giorno a se stesso e alle cose.
       Non avrei mai pensato di trascorrere l'ultimo quarto della mia vita in una situazione tanto orribile, ma ne prendo atto e combatto. Il mio smarrimento è analogo a quello del povero bimbo fotografato (non a caso...) sull'ambulanza ad Aleppo. Solo che io non faccio notizia, come tutti quelli come me. Sono meritevole di morte, senza fotografie, rimpianti, lamenti o commemorazioni ufficiali. Sono una vittima sacrificabile, una merce avariata, non commerciabile come quella della foto. Non servo a vendere nulla, tanto meno FALSA compassione a fini bassamente politici. Il problema è che lo so, lo so bene. E saperlo è già una presa di coscienza fondamentale. E' proprio tale presa di coscienza che ha segnato la mia condanna inappellabile.

                                        Piero Visani






mercoledì 17 agosto 2016

Domande legittime, ma prive di fondamento

       Un amico mi chiede come mai non mi occupi di tutte le varie questioni militari che si affacciano prepotentemente alla ribalta dell'informazione. Comprendo la domanda, ma non vedo perché dovrei. In primo luogo, ho già dato, e abbondantemente. In secondo luogo, nel dare, mi sono beccato tali e tante palate di guano che ho preferito desistere. C'era sempre qualcuno più pacifista di me da privilegiare, a ragione. In terzo luogo, ho dismesso qualsiasi logica di appartenenza: non sono islamico, ovviamente, ma non sono neppure europeo o italiano. Sono un tertium genus, lo schiavo di qualche regime totalitario e - in quanto schiavo - ho solo doveri, nessun diritto. Di cosa dovrei parlare, o scrivere o commentare? Sono ostile ai "tagliagole", questo è certo, ma da qualsiasi parte si schierino e personalmente non sono per nulla convinto che sia una sola, anzi...
       Me ne sto per i fatti miei, guardo. Potrei commentare - se a qualcuno interessa - l'attacco con "fuoco greco" condotto da illustri compatrioti all'isola spagnola di Formentera. Non vedo altro di interessante. Io non c'entro più niente con ciò che mi capita intorno: non voglio nulla, non chiedo nulla. Ho una mia identità, ma non ho da tempo più alcuna nazionalità o senso di appartenenza o quel che sia. Non ho nulla da difendere, tanto meno l'Occidente o l'Europa. Per me, possono tranquillamente morire. Ma perché, sono ancora vivi?

                                 Piero Visani




Ma quante volte l'hanno già dato, 'sto film?

       Esterno giorno: un'enorme spiaggia, da Ventimiglia a Trieste, scendendo a sud fino a toccare le punte estreme di Sardegna, Sicilia e Calabria.
       Una soffusa preparazione mediatica: per colpa dei migranti, del terrorismo islamico e soprattutto della Brexit, i conti pubblici dell'Italia, anche quest'anno - come già da molti anni - non tornano. I politici ancora non parlano di manovra d'autunno, mica vogliono rovinare le vacanze ai sudditi, ma i media già ne parlano, perché a loro tocca il ruolo di mosche cocchiere: preparare il terreno.
       Poi un popolo di vacanzieri (non il popolo dei vacanzieri, le due cose sono assai diverse...) rientra all'ovile (e immagine non fu mai più precisa di questa...) e cominciano i tormentoni della rentrée: i conti pubblici sono un disastro, serve una nuova manovra, nuove tasse, nuovo incremento dell'Iva. Però una speranza c'è: sarà l'ultima delle manovre (come ogni guerra è sempre "l'ultima delle guerre", da almeno qualche centinaio di anni). Successivamente, compiuto l'ennesimo sacrificio, si apriranno davanti a noi prima "I cancelli del cielo" (il disastro cinematografico di Michael Cimino, che ne stroncò la carriera, a noi italiani solo la vita...) e poi "I pascoli del cielo" (le riposanti vallate descritte da John Steinbeck nel suo celebre romanzo, dove "vivono" quelli che sono già defunti ma non lo sanno...).
        Dopo uno-due mesi di limbo, a primavera 2017 ci sarà la "manovra correttiva", quella "necessaria per fronteggiare gli eventi imprevisti che hanno avuto luogo nell'inverno 2016-2017 e che hanno purtroppo peggiorato le previsioni iniziali", grazie alla quale, dopo i "necessari sacrifici", il 2017 alfine sarà "l'anno della ripresa"...
       Ovviamente nel 2017 di ripresa non se ne vedrà pure l'ombra, ma intanto tutti i tipi di discorsi sul tema saranno troncati dalla pausa estiva dell'anno prossimo, l'unico periodo dell'anno per il quale, per gli italiani, vale la pena di vivere. Se ne riparlerà a settembre.
       Primo Levi commenterebbe così: "Se questo è un popolo"...
       R.I.P.

                         Piero Visani




M.A.S.


       "Memento Audere Semper": è bello dirlo, ma è ancora più bello farlo. Rischiare: sempre, comunque. Magari non raccolgo ammirazione, non pretendo tanto, ma elogi della mia pazzia, sì. E quelli li trovo assai gratificanti...

                      Piero Visani

Depende...


       Nei lunghi corsi di Torino, in un pomeriggio di mezzo agosto in cui sono pochini a lavorare, può capitare che qualcuno ti prenda di mira per farti fare l'incidente stradale che gli renda qualche soldino. Come in tutte le cose della vita, tuttavia, molto dipende dalla scelta dell'obiettivo. Se questa scelta la sbaglia clamorosamente, può capitare che il tuo aggressore debba tornare a casa a mani vuote, o scegliersi un altro obiettivo. Era almeno dieci minuti che lo avevo individuato e le manovre di evasione, al volante, le so ancora fare.
       Uno degli errori più gravi che si possono fare nella vita è credere che tutti gli altri siano dilettanti. E chi l'ha detto?

                      Piero Visani

lunedì 15 agosto 2016

Ferragosto "immobiliare"

       Ho trascorso varie tipologie di Ferragosto, nessuna particolarmente divertente, perché odio le "feste comandate". Non in quanto feste, ma in quanto "comandate".
       Per la mia psicologia, il Ferragosto migliore è probabilmente quello lavorativo, perché soddisfa la mia aspirazione a non fare mai quello che fanno gli altri. Così, oggi mi sono divertito a preparare le schede della neonata alleanza in campo immobiliare tra il Gruppo Orbis e la Malindi Watamu Real Estate & Investments. Hanno un portafoglio di offerte - tra terreni, resort, alberghi, ville, case, etc. - talmente enorme che mi ci vorrà molto tempo prima di riuscire a pubblicizzarlo tutto, ma è molto divertente metterlo assieme, e poi lavorare a volte inibisce di pensare e questo, per il mio personale amor proprio, talvolta è assai meglio.

                                Piero Visani







Un buon punto di partenza

       Niente di quel che ho fatto, nella vita, è mai andato bene, nonostante l'impegno che ho profuso nelle varie cose. Con il tempo, è diventata una specie di maledizione che mi perseguita, che ritengo sia un segnale forte della mia imperfezione e anche, per certi versi, della mia mancanza assoluta di valore agli occhi altrui. Si tratta probabilmente di una constatazione dolorosa, molto difficile da digerire, ma questa - a quanto pare - è la mia vita e non saprei davvero cosa fare per cambiarla. Cerco di continuare a rimanere me stesso, un bersaglio in fondo facile. E' un calice amaro, è la mia "luna di fiele".

                   Piero Visani




Sparring Partner - 2


       Anche se io sono davvero "un macaco senza storia", come il protagonista della celebre canzone di Paolo Conte, ci sono giornate in cui la mia funzione è principalmente quella di sparring partner, in una varietà di ruoli, dal grande incassatore di insulti a quello di valvola di sfogo neppure tanto metaforico. Deve essere una vocazione, la mia! E dire che fatico a tutt'oggi a riconoscermela. Per fortuna ho una capacità di astrazione assoluta: sembro qui e invece chissà dove sono. Quando lo si scopre, a volte, è dannatamente tardi, ma il fatto è che "sono un vecchio sparring partner e non ho visto mai, una calma più tigrata, più segreta di così...". Eh, no, infatti.

                             Piero Visani

Mantenere la rotta

       Mi riesce facile. So sempre dove andare. Non dico certo di essere contento, ma so sempre dove andare, e perché. Se sono qui, dopo decenni, è perché ho saputo mantenere la rotta, la mia. Continuerò a mantenerla, mi riesce abbastanza bene. Non facilmente, ma abbastanza bene. Sono arrivato in molti porti dove dicevano che non sarei mai arrivato. Altri li ho mancati per poco, con conseguenze che è superfluo specificare qui.
       Mi sono fatto forza, mi sono fatto coraggio, ho trovato dentro di me i motivi per andare avanti e per costruire. Conosco le cause di molte cose e le motivazioni di tutte le forme di eterodirezione. Procedo per obiettivi e so sempre quale debba essere la mia strada. Ho subito molti rimproveri e molte contestazioni. Li accetto di buon grado tutti, ma resto il nocchiero di me stesso. Cerco di costruire, non di distruggere o di rimpiangere. 
       Conosco bene il mio destino, ma l'autoaffondamento è escluso; l'affondamento è inevitabile, ma cercherò di ritardarlo, per quanto possibile.

                            Piero Visani




domenica 14 agosto 2016

"L'octroi"

       Fu in adolescenza che scoprii che, se mi fossi accontentato, avrei potuto avere qualcosa di tutto. Il problema è che - allora come ora - non mi accontentavo di niente e che, quando sentivo le amenità cristiane sul "chi si contenta gode", pensavo che sì, forse costui avrebbe goduto, ma alla stessa stregua di un convinto e fattivo onanista... E la prospettiva, invero, non era propriamente arrapante, per me.
       Da allora sono un fervido seguace del "vogliamo tutto!" e, ogni volta che mi concedono qualcosa, in genere lo rifiuto, perché essere oggetto di qualche concessione residuale francamente mi annoia, prima ancora che disturbarmi. In particolare, non mi ha mai interessato spendere le mie energie e la mia vita per ottenere una qualche forma di concessione, per il semplice motivo che non ho mai riconosciuto l'autorità di chi concede. Ho cercato convintamente l'assoluto, non le elemosine di qualche potente o potentato di turno. Per quanto impossibile possa apparire, in qualche campo, ad esempio a livello di relazioni individuali, l'ho pure ottenuto (per fortuna, casualità, abilità). Tuttavia, l'octroi, la concessione fatta cadere dall'alto, dal potente al miserabile, proprio non mi ha mai interessato. Mai mangiato briciole, tanto più scosse via da qualche tavola di ricchi e potenti. Piuttosto digiuno. Serve anche a mantenere una splendida linea.

                          Piero Visani




Angoli e curve

       Scrive Francesco De Gregori, nella sua canzone "Viaggi e miraggi", che "gli angoli del presente diventeranno curve nella memoria". Sarà certamente vero, e l'immagine è suggestiva, ma personalmente ho due problemi: 1) ho una memoria d'elefante, per cui, ricordando nitidamente tutto (o quasi), prima che "gli angoli del presente diventino curve nella memoria" passano decenni; 2) il presente presso si mostra, per l'appunto, in forma angolare, per cui mi ritrovo a essere protagonista di una sorta di slalom speciale con me stesso, dove, prima di affrontare le curve, sono gli angoli a imporre il loro dominio. Tuttavia, resto convinto che non ci sia nulla di più importante da fare che "cavalcare la tigre", anzi le molte tigri che mi trovo di fronte, e così mi ritrovo saldamente immerso in angoli e curve.
       Credo che la cosa abbia delle cause ben precise e ne prendo atto. Gestisco la mia quotidianità con molta serenità: never complain, never explain. That's all.

                            Piero Visani






sabato 13 agosto 2016

A Capalbio, no, non l'avevo considerato...!

       Leggo sul "Corriere della Sera" di oggi che dovrebbero presto arrivare a Capalbio, nel bel mezzo dell'elitaria località della Gauche caviar, circa 50 migranti, destinati colà dal prefetto di Grosseto. E naturalmente, messi a contatto con la dura realtà, gli egalitari della "Sinistra in villa" sono immediatamente insorti.
       Alcune dichiarazioni sono bellissime, pari e forse migliori di quelle del rappresentante di SEL che, in Senato, ha rifiutato con orrore di essere paragonato a "un metalmeccanico" (e che diamine, ragazzi, qui ci sono i seguaci di Maria Antonietta, mica quelli di Lenin!).
        Il sindaco della amena località toscana ha dichiarato, con spiccatissimo senso della comicità involontaria: "Li hanno messi in luoghi di gran lusso", lasciando palesemente intendere che ovviamente no, dei migranti non lo meritavano certo. I luoghi "di gran lusso" spettano ai ricchi e "illuminati", mica ai poveri, a quella gentaglia miserabile, puzzolente e anche un po' ributtante. Mandateli in un centro di accoglienza, ma lontano, magari al CARA di Mineo, dove ci sono disgraziati come loro e dove il livello complessivo è basso, mica elitario (io adoro vedere la Sinistra sviluppare il suo pensiero egalitario, sono cresciuto al liceo classico "Massimo d'Azeglio" di Torino e questa "simpaticissima fauna" me la sono vista davanti da quando avevo 14 anni. Li conosco ad uno ad uno, sono ancora oggi costretto a ricorrere saltuariamente a farmaci antivomito perché Joseph de Maistre, al loro confronto, era un rivoluzionario modernista...).
     A sua volta, il principe Nicola Caracciolo, "de sinistra" fin dal titolo, ha affermato cose assolutamente condivisibili: "Bisogna essere prudenti, comprendere i problemi del territorio e capire che sono territori un po' speciali... Non è un problema di accoglienza, ma di buon senso". Il nobiluomo tocca qui vertici inarrivabili di umorismo involontario: sono gli stessi motivi per cui il sottoscritto - infame commoner (orrore, orrore!!) - è contrario all'accoglienza indiscriminata di migranti in Italia e in Europa. Non solo a Capalbio, ma dappertutto, perché "non è un problema di accoglienza, ma di buon senso". Dunque saremmo d'accordo, l'infame commoner, come il sottoscritto, e il my sweet Lord, come lui. La differenza è minima: io li vorrei con prudenza in assoluto, lui non li vuole solo a casa sua. Vuoi vedere che Sua Altezza soffre di una sindrome tipicamente destroide, la tanto deplorata sindrome Nimby (Not in my backyard)...?
     Ah, il mio tanto amato Giorgio Gaber: "un'idea, un concetto un'idea, finché resta un'idea è soltanto un'astrazione...", ma può diventare un realtà, però a casa tua, non nella mia, anche perché tu - miserabile commoner - mica abiti "in luoghi di gran lusso!". E fattene una ragione, pezzente, perché noi siamo egalitari e "de sinistra". Eh, sì...

                                         Piero Visani





                       

E poi verrà, e poi verrà l'autunno...

       Sarà il cinquantesimo autunno di "sacrifici". Inasprimenti di tutte le tariffe, a cominciare dall'Iva. Un presidente del Consiglio dall'aria ilare ci dirà che, a partire dal 2017 (ma preferirà dire dall'anno prossimo, perché 2017 porta palesemente sfiga...), la situazione italiana cambierà e finalmente il Pil si metterà "stabilmente" sul segno più. Perché, in Italia, le cose positive arrivano sempre dall'anno dopo...
       Tutto costerà di più. Per consolarci, ascolteremo ossessivamente "I giardini di marzo" di Battisti-Mogol ("al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti..."), invidiando come bestie il fatto che il protagonista della canzone riuscisse a sopravvivere almeno tre settimane su quattro, mentre noi, se arriveremo a due, potremo già dirci fortunati...
       Vedremo che tutti coloro che possono se ne sono già andati o se ne stanno andando via dall'Italia; vedremo sempre più immigrati e vedremo che, oltre a non pagare le tasse e a prendere sussidi di Stato, si guardano bene dal pagarci le pensioni; vedremo che ci sarà sempre meno lavoro e sempre meno soldi. La nostra vita sarà sempre più una vita di stenti, ma avremo da impegnarci a fondo per il referendum, perché noi - come popolo - abbiamo sempre delle priorità diverse dagli altri, più urgenti, più decisive, più irrinunciabili...
       Saremo molto contenti perché, da popolo conservatore e misoneista quale siamo, tutto continuerà come prima: tutti i beni di prima necessità saranno un po' più cari, ma poco; tutte le tasse aumenteranno, ma poco; tutti i partiti faranno schifo, ma li voteremo "per mancanza di alternative"...; tutte le settimane saranno più tristi del solito, ma ci saranno la "Champions League" e il campionato di calcio a rallegrarcele un po'...
       Come il protagonista della celebre storiella sulla caduta da un grattacielo, conteremo a ritroso i piani e, ogni volta che ci avvicineremo sempre più a terra, ci consoleremo con un classico "per ora tutto bene!". Poi lo schianto - terribile - e la morte liberatoria. Mai come allora (ma non è troppo lontana, anzi è vicinissima) ce la saremo meritata: la morte ingloriosa è il destino dei vili e dei soggetti privi di fantasia. Insomma, di noi italiani. R.I.P.

                                              Piero Visani




venerdì 12 agosto 2016

Fede, speranza e carità


       Per credere nelle politiche economiche del governo (o dei governi) italiano/i ormai occorre FEDE, una fede elevata come quella di un terrorista suicida islamico.
       La SPERANZA, quella credo che l'abbiamo ormai persa tutti, persino quei due o tre che hanno ancora fede.
       Quanto alla CARITA', di cui avremmo estremo bisogno, penso che non ce la farà proprio nessuno.
      Tuttavia - e questo lo devo dire - sono decenni che la classe politica italiana ci rompe le scatole sulle sue "infallibili" politiche di raddrizzamento della baracca. Sono talmente riuscite che ora la baracca è in pezzi e l'Italia va gagliardamente a fondo. Visto le scelte politiche fatte da quelli che un tempo consideravo miei connazionali (ora mi ritengo del tutto apolide), posso dire che sono contentissimo? Io sono già morto, ergo non ho problemi, ma nel ruolo di Caronte mi vedo e mi trovo benissimo...

                       Piero Visani

Consapevolezza


       Anche se non siamo propriamente guerrieri e probabilmente molti non sanno neppure che cosa sia, l'Ade, la celebre frase estrapolata dal film "300" ("Stasera ceneremo nell'Ade"), presto per gli italiani non diventerà una semplice citazione, ma una scomodissima realtà. Ma - come diceva una nota canzone - "l'importante è finire" (in bellezza è da escludere, ovviamente).

                            Piero Visani

Suggerimenti


       Mi telefona un amico e collega londinese, con cui collaboro da una quindicina di anni. Gli chiedo se, dopo la Brexit, pensa di trasferirsi nelle prevedibile zona "tax free" di Expo Milano. E' un uomo gentile e molto educato, molto "british", ma ecco, se conoscete la definizione "risata omerica", vedete di richiamarvela alla mente nella sua espressione più veemente. Ho ancora l'orecchio che ronza...
       Dopo di che mi chiede, avendo ripreso il controllo: "ma mi prendi in giro, ma stai parlando sul serio?". "Io no" - preciso - "ma lo si legge su tutti i giornali italiani".
       E lui, di rimando: "Sono andati via gli Agnelli con il loro patrimonio multimiliardario, dovrei tornare io a farmi torchiare dal vostro fisco di pazzi. Ma nemmeno l'esempio che viene 'dall'alto' vale per voi? Siete proprio ciechi del tutto?"
       Sì, amico mio, direi proprio di sì.

                               Piero Visani

The Comedy of Errors


       Se devo proprio essere sincero, quando uno si trova spaparanzato in un "tax haven", dopo mesi vissuti a soffrire in un "tax hell", capisce benissimo perché, in preda a tale sensazione di assoluta beatitudine, a un traduttore possa essere venuto in mente di traslare "tax haven" in "tax heaven". Provare per credere. 
       A poca distanza dal mio tavolo c'è una allegra comitiva di italioti, tra cui riconosco anche due noti politici, ma sicuramente si tratta di membri di una commissione parlamentare di indagine sull'evasione fiscale...

                   Piero Visani

Faida

       Il concetto di faida, per me, è preculturale. Lo nutrivo già quando, adolescente, vissi per qualche anno in una regione dell'Italia meridionale e imparai molte cose, che considero fondamentali per la mia formazione (nessun lettore del Sud mi fraintenda: è un grande elogio, questo, frutto di autentica ammirazione).
       Successivamente, lo perfezionai nel corso delle mie numerose esperienze irlandesi, dove meglio ne compresi contenuti, valenze e significati.
        Poi lo nobilitai in Scozia, visto che gli trovai anche il motto: "Nemo me impune lacessit".
        Fine (o inizio...?) della storia.

                                      Piero Visani




Exit Strategy

       Giorni di lavoro. Di riflessione. Di ponderazione strategica.
       La minaccia è gravissima e la questione è di vita o di morte.
       Tuttavia, in siffatti frangenti, occorre essere più che freddi, algidi, e pensare non solo al leniniano "che fare?", ma al modo migliore in cui farlo, infliggendo al nemico le perdite più gravi e le sofferenze più atroci, cioè quanto merita di più. Portarlo allo scontro esattamente come lui ha portato te e bearsi per eventuali schizzi rossi che dovessero prodursi.
       Pian piano il disegno emerge ed è frutto di una strategia ad incastro, sicuramente non facile da realizzare, ma provvista di una sua intrinseca e ben strutturata ratio.
       Il punto di partenza è che questo Paese non vivrà, nelle condizioni in cui versa, ancora a lungo, ed occorrerà gestire il suo collasso, collasso che ovviamente avrà luogo sotto la regia di un governo ancora più dittatoriale e statalista di quello attuale, il cui unico interesse e il cui solo obiettivo saranno quelli di deprivare qualsiasi cittadino non appartenente alla casta di tutti i propri averi, immobiliari e mobiliari. Servirà dunque una doppia strategia, in cui la prima dovrà essere utilizzata per coprire e al tempo stesso fare da scudo alla seconda.
       Ho cominciato a progettare e preparare le prime tappe, cui seguiranno le altre, ma non sono del tutto pessimista: stando alle valutazioni dell'Istat, intorno al 2065 (io non ci sarò ovviamente) in Italia la popolazione complessiva sarà di 64-65 milioni di abitanti, di cui tra il 24 e il 27% stranieri, giovani, non pensionati o nullafacenti come gli italioti, figli di culture assai diverse da quella cinica e compromissoria nostrana. Se mi interessasse la politica, guarderei a loro, sono il vero futuro di questo Paese e chi se ne assicurerà il consenso avrà un'ottima fanteria - non vecchia, non paurosa, non rassegnata - su cui contare. Molti sono figli di culture guerriere, perché dimenticarlo?
       Io sarò felicemente defunto, del resto ero uno dei figli de "la peggio gioventù", per cui nessuno mi rimpiangerà. Quanto a mio figlio, spero sarà già tornato su Marte. La sua parte di guano nel "migliore dei mondi possibili" l'avrà già assaporata fino in fondo e, proprio come in The Martian, potrà cominciare a cantare - con un minimo di speranza - I will survive.
        Entrambi, ciascuno a suo modo, avremo finito di soffrire: l'unica cosa che conosciamo di questa "amatissima" Terra.

                                  Piero Visani



Monsieur de la Palisse


       I dati tristissimi della produzione industriale nazionale dimostrano solo una cosa, per altro già del tutto acclarata: la politica della cooptazione ha un senso la dove si SELEZIONANO le élites. Se la stessa selezione ha luogo, ma al contrario, nel senso che si prendono i più inetti o i più obbedienti esecutori di ordini, e li si pone al vertice, lo sfascio sarà totale: cioè l'Italia...

                                   Piero Visani

mercoledì 10 agosto 2016

Eloquenti contrasti


       Ieri sera mi sono divertito ad osservare il terribile contrasto tra la feroce passione politica di Alessandro Di Battista e l'algore assoluto di "Rigor Mortis" Mario Monti. In effetti, se al posto del sangue ti scorrono dei numeri (compresi quelli che ti portano ad acquistare ville da 24 milioni di euro, non male, per uno stipendiato, per quanto di lusso...), un po' si nota. Senza contare la simpatia personale, che è talmente travolgente da far guadagnare a Di Battista, nel giro di pochi minuti, chissà quanti consensi.
       Bellissimo poi il ricercato contrasto tra l'impegno di Monti a far notare la sua sapienza (e le "splendide" conseguenze che ha avuto per l'Italia...) e l'incompetenza dei "grillini", che ovviamente avrà infauste conseguenze per il nostro fantastico futuro.
       Non so bene perché il professor Monti chiamò il suo partito "Scelta civica", ma so che - viste le conseguenze che ha avuto sull'economia italiana - avrebbe potuto benissimo chiamarlo "Scelta chimica" (nel senso da guerra chimico-batteriologica, quella che distrugge tutto...). Ad onta di ciò, la sicumera del "Grigiocrate" è fantastica. Mi ha fatto venire in mente il detto per cui "tutti i veri grandi sono molto umili". Ergo...

                        Piero Visani

martedì 9 agosto 2016

Tout se tient


       Il viceministro Morando ha dichiarato che la nostra crescita dell'economia è troppo bassa per poter sperare in un taglio dell'IRPEF. Con 10,5 mesi di lavoro l'anno (occorre tagliare tutto agosto e mezzo dicembre), il modestissimo livello di innovazione tecnologica (fatte salve le solite eccezioni) e la fiscalità "da urlo" che ci "illustra", sarà divertente vedere il futuro di questa "espressione geografica" chiamata Italia. Per fortuna, ci salveranno gli immigrati, nel senso che presto di Italiani "veri" (intendo quelli à la Toto Cotugno, che rende l'idea meglio di tutti...) non ce ne saranno più. Ce ne faremo una ragione, neppure con troppa difficoltà, per quanto mi riguarda.

                          Piero Visani

Vantaggio competitivo


       Tenere aperta la mia attività in agosto è sempre stato un vantaggio competitivo e la cosa si conferma, anno dopo anno. Personalmente, detesto le concezioni del tempo agricolo-borghesi, per cui adattarmi a modalità diverse non mi riesce difficile, per nulla. Il "Tutti al mare" lo trovo patetico, l'ho sempre trovato tale, ma semplicemente perché la mia ripartizione del tempo non conosce la divisione tra tempo libero e tempo di lavoro: è tutto lavoro, o tutto libero. A scelta.

                  Piero Visani