mercoledì 3 agosto 2016

Tripoli 2016

       Se avessimo una classe di governo appena degna di questo nome, non formata da servi degli USA e del Vaticano, certamente non perderemmo l'occasione, dopo l'inopinata iniziativa dei bombardamenti in Libia ordinati dal presidente Obama e l'altrettanto ampia apertura di Putin nei nostri riguardi, di cercare di crearci degli spazi in un'area che non deve essere più un "lago della NATO".
       E' vero che si tratterebbe di una mossa politica ad alto rischio, ma che cosa abbiamo da perdere, oggi? Per parafrasare Francesco I di Francia, dopo la battaglia di Pavia (1525), potremmo dire: "Tutto è perduto, compreso l'onore, meno la vita che è salva". Ovviamente, con una scelta del genere, anche la vita di quanti la dovessero compiere sarebbe pesantemente a rischio (stile Moro o Mattei), e tuttavia un politico, pur cresciuto nelle logiche clientelari attuali, dovrebbe ben sapere che, nel suo mestiere, il rapporto con la morte è uno dei più diretti.
       Una scelta del genere ci amplierebbe gli spazi di manovra politica e, se opportunamente dosata, potrebbe anche indurre l'UE a smettere di vessarci, magari per cominciare a blandirci. Per non parlare poi delle positive conseguenze sul versante delle Forze Armate, con la Marina Militare costretta a dire addio ai Village People e al trasporto clandestini, e a riconfigurarsi, per quanto controvoglia, a compiti un pochino più militari e meno "mercantili" di quelli attuali.
       Al di là delle ipotesi di scuola, tutte ovviamente discutibili, è evidente che i periodi di anteguerra, come quello che stiamo vivendo, richiedono strategie politiche di movimento, non statiche, e anche la capacità di essere audaci, fino ai limiti del suicidio individuale. Una scelta assolutamente legittima per una classe dirigente che da quasi un decennio induce molti dei suoi sudditi a morire (od a suicidarsi) grazie ad Equitalia. Per una volta, quindi, non il classico "Armiamoci e partite", ma il più etico "Partiamo e diamo il buon esempio", visto che "dirigere" non è fatto solo di onori, ma anche di oneri, e assai pesanti, spesso mortali.

                                            Piero Visani