Nel contesto di una guerra asimmetrica, al più debole non resta che una risorsa fondamentale, puntare alla sconfitta del vincitore. L'obiettivo non è facile da conseguire, ma - come diceva Guglielmo d'Orange detto il Taciturno - "non occorre sperare per intraprendere, né riuscire per perseverare".
Di natura, non sono granché speranzoso, ma sono tenace e tignoso, per cui - più che mai - voglio vendere carissima la mia pelle. Non ho obiettivi particolari, tanto meno di carattere culturale, perché potrei scrivere le cose più intelligenti al mondo (ed è ovvio che non lo farò, per limiti miei evidenti), ma tanto la gente darà sempre ascolto al più coglione che le parla e le promette qualcosa.
Lasciata cadere da tempo l'ambizione di scrivere qualcosa di intelligente, che possa restare come memoria di me, da un certo numero di anni a questa parte mi preoccupo soltanto di sottrarmi al Moloch statalista, e di farlo nel migliore dei modi possibile. Mi fungono da esempio - venendo io da una formazione di tipo storico-militare - tutti quei soggetti che, nel contesto di guerre a loro modo assolutamente asimmetriche, non hanno riconosciuto la vittoria del nemico e hanno puntato ad ottenere, anche solo a livello personale, la sua sconfitta. Non sono dunque alla ricerca della morte, ma solo a quella della vita vera e, nel caso le due condizioni dovessero sovrapporsi, vorrei almeno privilegiare la seconda.
Qualche buon amico persegue i miei stessi scopi e con lui l'intesa è stata immediata, "di pelle". Moltiplicheremo gli sforzi, seguiremo il nostro destino, ci danneremo l'anima per procurare "la sconfitta del vincitore". Alla peggio, ceneremo nell'Ade, luogo che non può rappresentare che un onore per chi è consapevole, da tempo, di essere tutto meno che vivo, a meno che l'essere titolari di un numero di codice fiscale non si identifichi con la vita. Tra le tante perversioni possibili, questa mi pare davvero la meno attraente...
Piero Visani