domenica 7 agosto 2016

Corsi e ricorsi storici


       C'è un politico che, in questi giorni di progressivo scivolamento verso il disastro totale (non lo dico io, lo dicono tutti gli indicatori economici), non potendo parlare dal Bunker della Cancelleria, saltabecca da un luogo all'altro - con l'Air Renzi One - e da un evento mediatico all'altro per raccontarci che tutto va bene e che le sorti di questo Paese sono e saranno "magnifiche e progressive". E pare che, se qualcuno osa contraddire il suo infondato ottimismo, sia costretto a subire i suoi colossali scoppi di ira. E mentre le poche armate ancora disponibili per il disastrato "Esercito" italiano veleggiano verso lidi fiscalmente più tranquilli (Paesi Bassi, Regno Unito, etc.), il nostro "lider maximo" ne muove altre che esistono solo sulla carta, come un giocatore di wargame privo del senso di realtà e di modestia che caratterizza questi ultimi, dando prova di un ottimismo assolutamente in linea con le sue personali fortune, ma molto meno conforme alle condizioni generali del Paese.
       Gli italiani, per la verità, non se ne preoccupano affatto: agosto, per loro, è un mese che non esiste, nel senso che sta sul calendario per ragioni ai più del tutto sconosciute, probabilmente come tappabuchi, per dare un nome a trenta giorni messi alla cavolo tra fine luglio e inizio settembre. "E' tutto fermo" - ti dicono con aria garrulamente complice, contenti certamente che lo sia - e ti fanno venire in mente la barzelletta di quello che, in caduta libera dall'86° piano, ogni volta che - sempre più rapidamente, invero, ne vede sfilare uno sotto i suoi occhi, si dice: "finora tutto bene", fino ad autoconvincersi che, dopo tutto, sta solo morendo e, in definitiva, anche di questo si può farsene una ragione, stando sereni. Del resto, queste - forse non a caso... - sono le esortazioni principali del "lider maximo" e vorreste non credergli...? Non sia mai!! E poi uno se la prende con Renzi. Suvvia, siamo seri: non c'è alcuno che sia più arci-italiano di lui. Per questo piace.

                               Piero Visani