giovedì 27 febbraio 2020

Rampa di lancio

       Mancano poco più di tre mesi alla pubblicazione del mio libro "Storia della guerra nel XX secolo" (OAKS Editrice, Milano 2020, 240 pp., prezzo 18 euro, in uscita il prossimo 15 giugno), ma il suo predecessore, "Storia della guerra dall'antichità al Novecento" (OAKS Editrice, Milano 2018, 195 pp., prezzo 15.30 euro) continua a comportarsi egregiamente: ieri era risalito al 14° posto della classifica IBS di settore e oggi è al 15°. Come tale, può fungere da positiva rampa di lancio per la vendita del suo seguito, il quale - trattando solo della guerra nel Novecento e agli albori del nuovo millennio - dovrebbe certamente avere un pubblico potenziale più ampio.
       Mi immagino che si potrebbe anche tentare una vendita in abbinamento dei due volumi, magari al traino di un quotidiano nazionale.
       Al tempo stesso, sto raccogliendo una vasta documentazione per scrivere un saggio sulla "guerra ibrida", latamente intesa, che dovrebbe costituire il mio prossimo impegno polemologico, il protrarsi del mio tentativo di "pensare la guerra" del presente e soprattutto del futuro.

                                              Piero Visani



lunedì 24 febbraio 2020

L'inferiorità metapolitica

       Dal momento che, quando si parla di metapolitica, l'occhio dei "centrodestri" italici si fa ancora più vacuo di quanto non sia abitualmente (e lo è già parecchio...), farò un esempio concreto, di quelli che - "con un piccolo aiuto degli amici"... - magari riusciranno a comprendere, visto che si tiene a debita distanza dal disprezzatissimo pensiero astratto: vi risulta che qualche magistrato si sia mosso onde denunciare qualche membro del governo, dal presidente del Consiglio in giù, per comportamento inizialmente molto omissivo nei riguardi del "Corona virus" e per aver parlato molto di razzismo, più che di altre forme di contagio? No, naturalmente. Come pure nessuna denuncia al Tribunale dei ministri, come accadde in passato a un ministro degli Interni. Tutti silenti, "allineati e coperti", per nulla attenti alle molte omissioni di controllo e alle troppe restrizioni alla libertà dei cittadini degli ultimissimi giorni.
Non controllare il Deep State, lo "Stato profondo", e non riuscire a fare politica a causa di tale mancato controllo: questa è inferiorità metapolitica, grave.

                                               Piero Visani


domenica 9 febbraio 2020

America contro Iran

       L'ultimo numero di Limes - Rivista italiana di geopolitica (n. 1/2020) è dedicato ad un tema di strettissima attualità come "America contro Iran". Tra vari contributi di notevole livello, spicca quello del generale Carlo Jean, che ho sempre considerato un mio maestro, ricco di gustosi (e piccanti...) commenti sulla "politica estera" italica in generale e sulla questione libica in particolare, dove si leggono giudizi di questo tenore: "sembra che la politica estera sia divenuta una trasmissione televisiva tipo Grande Fratello. Non credo che neppure coloro che vengono giustamente chiamati "dilettanti allo sbaraglio" abbiano pensato di poter influire [sulla medesima] cercando di allestire un doppio incontro con Haftar e al-Sarrag sull'andamento della crisi in Libia" [p. 243].
      E la chiusa dell'articolo (significativamente intitolato A ridatece er puzzone, pp. 241-245) vale l'acquisto (o quanto meno la lettura) dell'intero numero della rivista: "La questione libica non dovrebbe essere affrontata dal nostro paese come se si trattasse di una campagna elettorale interna. Passi che le invocazioni pacifiste vengano dal Vaticano. E' il suo mestiere farlo. E' anche comprensibile che l'attuale pontefice trascuri quanto detto da Giovanni Paolo II in riferimento alla prima guerra del Golfo, ovvero di non essere pacifista, ma di essere per la pace. Quando è in atto una guerra, se ne può imporre la fine o una tregua. Non lo si può fare con la semplice maledizione della guerra. Ci si pone così al di fuori della storia. Prima o poi si cade nel ridicolo. Purtroppo il nostro paese lo sta facendo, con grande sollazzo internazionale, come ad esempio nominando un comico a rappresentarci nella commissione dell'Unesco. Speriamo che non si insista troppo sulla partecipazione al "tavolo di lavoro" della Russia e della Turchia sulla pace in Libia, su embarghi non imposti con la forza o su cervellotiche no-fly zones, sparate come proposte geniali da parte di consiglieri strategici atterrati dalla Terra dei Fuochi alla Farnesina" [p. 245].

       Vagamente crudele, la conclusione, ma un giusto e dovuto riconoscimento ai perduranti seguaci dell'"uno vale uno"...

                                  Piero Visani