lunedì 29 settembre 2014

Gli eccessi

       Gli eccessi sono forse la cosa che amo di più, insieme al rischio. Amo le situazioni on the borderline, e non solo perché mi piace mettere alla prova me stesso, ma anche perché amo mettere alla prova chi si relaziona con me. Non ho mai amato "il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto", per cui mi dedico incessantemente alla pratica dello "spostamento dei confini".
        Cerco di far diventare le "perbeniste" un po' meno tali, le "omo" un po' più etero, le serie un po' più facete, al fine di una reciproca ridefinizione dei rispettivi limina. Talvolta è un'attività divertente, talaltra per nulla, ma "sono cose della vita"...
       Mi sforzo di trovare la borghese che vive - spesso neppure molto in profondità - nell'anima delle più alternative, "che poi così alternative non sono mai", anzi sono più piccolo borghesi insoddisfatte della media...
        Mi piacciono gli eccessi, quali che siano. Tutto il resto è noia.
      Mi è stata rimproverata fretta di vario genere, incapacità di rispettare i limiti (quali...?) e mancanza assoluta di pazienza. Nulla di tutto ciò è vero, perché so anche attendere, e molto. Forse la mia unica insofferenza vera è quella contro il perbenismo, che è la prima "dote" che emerge nelle false trasgressici. Tuttavia, non nutro prevenzioni o rancori, perché dico sempre apertamente che cosa mi interessa e che cosa no. Ed è ovviamente più che legittimo non condividere la mia visione del mondo. Di norma, tale mancata condivisione si scopre in fretta e porta a celeri dipartite (metaforiche, sia chiaro...), mentre la condivisione vera è spesso duratura, perché attizza forti curiosità reciproche e genera piacere, gioia, vita.

                      Piero Visani












I coprofagi


       Il tema della diminuzione del carico fiscale è un "leit motiv" di tutti i partiti. Non seguo i "talk show" per cui non ho motivo di "bearmene" la sera, però la situazione che tocco con mano al mattino è - sotto il profilo impositivo - leggermente diversa, più fiscal-statalista-predatrice-insaziabil- persecutoria.
       Mi riesce difficile pensare che tutto questo sia casuale e, al tempo stesso, mi riesce difficile pensare che i nostri attuali governanti siano talmente idioti da voler distruggere l'Italia sicuri di salvare se stessi, perché i due concetti non sono necessariamente posti in logica sequenziale, né diretta né inversa.
       Mi consolo pensando di essere ormai una "voix d'outretombe" e temo che le cose stiano procedendo (si fa per dire...) per una sorta di deriva inerziale. Tutto, del resto, in Italia va avanti per inerzia e io sono giunto al convincimento che, se per caso domani venisse abolita Equitalia e ridotto drasticamente il carico fiscale, noi continueremmo almeno per alcuni anni a ricevere cartelle esattoriali, poco importa se fondate o meno. Noi continueremmo a riceverle...
       Come ho scritto più volte, infatti, in Italia FUNZIONE e FINZIONE sono sinonimi, perfettamente intercambiabili, al punto che ciò che appare totalmente finto è reale, e viceversa. Quanto tutto ciò giovi alla nostra qualità della vita - che è da tempo una formidabile vita... di guano - lo scopriremo quando sarà troppo tardi, anzi è già tardi, perché, per il tipo di vita che facciamo, le gioie che ci fanno provare e la "qualità della vita" che sperimentiamo siamo già morti, stramorti, e ancora ci crediamo vivi.
       E non possiamo neppure dirci coprofagi, perché il "mangiatore di m..." lo fa per propria personale soddisfazione. Noi per obbligo o - il più delle volte - per compiaciuto masochismo, anche perché, avendo da tempo perso tutto, compresa la nostra dignità di uomini, davvero non si capisce di cosa dovremmo avere paura. Personalmente, ritengo che la maggiore paura che mi affligga oggi sia la paura di vivere. Tocco tali livelli di soddisfazione quotidiana che starei certamente meglio da morto...

                       Piero Visani

sabato 27 settembre 2014

Strumentalità

       Tutto sarebbe più semplice, nella vita, se una persona - di tanto in tanto - non venisse inserita a viva forza in un disegno tattico altrui. Magari quella persona se ne stava bellamente per i fatti suoi, si rende disponibile per gentilezza e da lì cominciano tutti i suoi guai...
       Uno dei principi fondamentali della tattica è costituito dalla conoscenza dell'interlocutore e del terreno. Ed è proprio sulla conoscenza dell'interlocutore che vengono commessi errori madornali: c'è gente che è solita entrare nella tana di un lupo con la stessa disinvoltura con cui entrerebbe in un pollaio. E già questo è un errore grave. Tuttavia, poiché in genere i lupi sono gentiluomini, di norma mostrano degnazione per comportamenti avventati, magari ipotizzando che siano avventati in tutto, dunque addirittura audaci. E vanno a vedere...
       Immaginatevi la loro delusione quando scoprono che non di audacia si tratta, ma al massimo di interessato esibizionismo. Anche i lupi, nel loro piccolo, si incazzano e la loro collera - si sa - è un po' diversa da quella delle galline...
       Niente di grave, per carità. Tutto ritorna rapidamente alla normalità. Però, quello che un lupo solitario come chi scrive avrebbe sempre amato vedere, è che lo si lasciasse in pace nella sua tana, che non si andasse a "sfruculiarlo", perché poi, se si arrabbia, sa come fare male...
      Sfortunatamente, una delle più deprecabili abitudini dell' "umanità" contemporanea è il gusto per l'omologazione, quella per cui tutte le persone sono uguali, anzi devono essere uguali. Se mi capita, mi piace dimostrare che non è così, mi piace dare prova della mia diversità, mi pare necessario far vedere che era più prudente non entrare nella mia tana, perché non ho comportamenti da pecora, o da gallina.
       Faccio e scrivo tutto questo senza particolari problemi. Mi basta ristabilire un certo ordine e dare prova del fatto che non sono un soggetto omologabile. Senza contare che trovo davvero divertente, nei borghesi, questo considerare tutti gli altri come assolutamente uguali, smentendo, nei fatti, il loro terrore - in genere esibito - per l'uguaglianza e l'egalitarismo. Ma è noto che, in certi ambienti, la cultura abita poco, l'intelligenza meno e il senso tattico meno ancora. Del resto, nessuna persona saggia entrerebbe nella tana di un lupo, a meno che non volesse "darsi in pasto" a lui. A volte, certi atteggiamenti possono indurre in errore anche i lupi più accorti, specie se - come è naturale che sia - sono affamati.

                          Piero Visani



venerdì 26 settembre 2014

Cronaca di un disastro annunciato


       Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes, non è noto per essere un "pericoloso rivoluzionario", eppure ha dichiarato quanto segue: "Finché Equitalia eserciterà il suo ruolo, così come lo esercita oggi, ogni possibilità di ripresa economica e di crescita resterà una pia illusione. Se veramente vuole cambiare verso al Paese è di qui che deve cominciare”.
       Naturalmente non si comincerà da lì, anzi non si comincerà proprio, e moriremo "in allegria" di tasse, fiscalità e divertenti interrogativi sul perché gli stranieri non investono in Italia. Ma se persino un'azienda iperprotetta come la Fiat se ne è andata, un motivo ci sarà. Tuttavia, al governo sarà sufficiente sparare due o tre cavolate sull'evasione fiscale e tutti si placheranno, dimenticando che il Leviatano non è mai sazio, per cui tutto ciò che fagocita, distrugge.
       Mi piacerebbe sentire, almeno una volta, un "solone" televisivo che ci dicesse che, se lo Stato riuscisse davvero a riscuotere il 100% di imposte e tasse, si mangerebbe tutto, esattamente come si è mangiato tutto quello che è riuscito a riscuotere fin qui, e mi piacerebbe anche sentire qualcuno che ci spiegasse che, se esistono al mondo Stati che sono definiti "paradisi fiscali", è perché ne esistono molti altri - cari cristiani, orsù, la metafora dovrebbe esservi chiarissima, visto che attiene al vostro universo ideologico... - che sono autentici "inferni"!

                   Piero Visani

"Normale avvicendamento"

       Se ci fosse un titolo utile a vestire gli orrori italici, "normale avvicendamento" sarebbe sicuramente il migliore.
       Non è un caso, è l'espressione classica che "veste da parata" una delle più orrende (ma condivise) porcherie nazionali: l'anzianità. 
       Poco importa se un dipendente pubblico è stato un solerte funzionario o il solito lavativo uso a posare le sue terga - in genere flaccide - su ogni tipo di sedia e a fare le gioia dei bar nelle vicinanze degli enti pubblici con le sue "pause caffè".
       Questa distinzione non secondaria nel nostro "amato" Paese non conta assolutamente alcunché. Il merito è parola del tutto sconosciuta, anche perché come valutarlo? C'è il merito della puttanella da ufficio, quello del funzionario leccaterga, ma quello del "civil servant" solerte è assolutamente ignoto.
       Dunque meglio creare una "notte in cui tutte le vacche sono nere" e lasciare spazio all'unico fattore realmente rilevabile: l'anzianità. Da quanto tempo sei in un incarico, poco importa a fare che? A un certo punto te ne devi andare, per "normale avvicendamento". Se poi per errore hai fatto bene, meglio allontanarti prima degli altri, daresti il cattivo esempio...
       Napoleone era solito dire: "Non datemi dei generali bravi, datemeli fortunati". Lo Stato italiano non pretende tanto e corregge la massima del Grande Corso in questi termini: "non datemi funzionari bravi, datemeli generici e indistinti". Se poi cattivi, anche meglio. Null'altro conta.
       Occorre avvicendare. Ma non è pratica nuova, per la Marina italiana ed istituzioni correlate: anche durante la Seconda Guerra Mondiale, se qualche ingenuo credeva che noi combattessimo contro gli Alleati e faceva qualcosa di positivo CONTRO i medesimi, riceveva molte lodi e poi, per "normale avvicendamento", finiva in qualche ufficio, lasciando spazio, nei comandi operativi, agli emuli dell'ammiraglio Franco Maugeri, quello che venne decorato dagli americani per servizi loro resi DURANTE il conflitto... Il che, in qualunque altro Paese, sarebbe stato alto tradimento...
       E oggi, senza voler paragonare vicende diverse in epoche diverse, la logica del "normale avvicendamento" continua. La burocrazia deve fare il suo corso. Un po' come succede quando, dopo aver visto in Tv le "sparate" di qualche politico in favore della riduzione delle tasse, il mattino dopo ci si ritrova in buca tre raccomandate di Equitalia.
       Questo è uno Stato, ragazzi, guai a chi parla di "funzione" che diventa "finzione", e viceversa. Godiamocelo per intero, che noi siamo già morti e presto toccherà anche a lui. Ma la sua mentalità, in Italia, morirà mai...? Perché è quello il vero problema: non cambiare i governi, cambiare le teste e le abitudini oscene.

                               Piero Visani

giovedì 25 settembre 2014

L'amara verità

       Politica, fisco e burocrazia stanno distruggendo una Nazione un tempo relativamente prospera. E corrono allegri verso il disastro. Sicuri che riusciranno tutti a scamparla...? Una bella attestazione di fiducia anche quest'ultima...

                     Piero Visani

    

Il giorno della memoria


       Mattinata in giro per uffici pubblici, per assistere un familiare anziano. "Splendida" ostentazione di mancanza di rispetto, di trattamento del cittadino come suddito, di protervia, di gusto per la prevaricazione. Per sua fortuna, il mio familiare anziano ha in me un ottimo avvocato d'ufficio, per nulla incline al silenzio o alla passività. Per ogni colpo che riceve, io ne restituisco come minimo due e, avendo a che fare con delle iene, dopo un po' la situazione si stabilizza. Le iene attaccano in genere gli indifesi e gli inermi, con i lupi ci vanno più caute...
       Amo queste esperienze, sono i miei "giorni della memoria", nel senso che - se potrò - me ne ricorderò e, in caso contrario, ne trasmetterò il ricordo ad altri. A buon rendere, piccoli scherani di quarta serie...

                 Piero Visani

mercoledì 24 settembre 2014

Le "maestrine dalla penna rossa"

       Potrà essere stata sfortuna, o semplice casualità o il fatto che davvero non sono un "bravo scolaro", ma in vita mia ho incontrato un discreto numero di "maestrine dalla penna rossa", vale a dire di quelle donne che ti devono sempre dire che cosa devi fare e perché, e per le quali tutto quello che fai, se non proprio sbagliato, è sempre "correggibile".
       I soggetti di cui sopra mi hanno tormentato non poco con i loro divieti, i loro "ALT", le loro "istruzioni per l'uso" (di qualcosa, ovviamente, certo non di loro, visto che i soggetti in questione sono "inusabili", in quanto molto inclini ad "usare", ma poco o punto ad "essere usate"). Mi hanno creato qualche problema, perché in genere cerco lo scontro solo quando è assolutamente indispensabile, ma anch'io ne ho creati a loro perché ho una peculiarità che reputo senz'altro positiva: tra tutti i maschi "correggibili", io sono il più "incorreggibile". E qui, in effetti, mi si voleva "correggere" sul serio, nel senso di modificare, cambiare, rettificare, riportare sulla "retta via", sottraendomi al mio presunto infantilismo, alle mie pulsioni, alla mia voglia di vita e non di morte o di semplice noia
       Sarei tentato di dire che è stata una bella lotta, sfortunata per me ma anche per le mie "maestrine", perché io sono uno "allievo" disposto a farsi cacciare da tutte le scuole del regno, o della repubblica, pur di non dare loro soddisfazione. Ne sono nate baruffe anche di un certa intensità, ma questa è la vita.
             Mi rimane un dubbio: ma perché i maschi sono immuni da tali inclinazioni pedagogiche? Tutte quelle che mi volevano "correggere", che mi volevano "diverso", io le avevo sempre accettate per come erano, e talvolta non era per nulla facile accettarle per come erano. Reciprocità no, vero? E' chiedere troppo...

                            Piero Visani



Libri del cuore


       L'amico Riccardo de Caria mi ha simpaticamente "nominato" per elencare i miei dieci libri "del cuore". Ci ho pensato parecchio su, ma mi riesce difficile, perché in vita mia ho letto soprattutto saggistica, non romanzi. Farò quindi un elenco disordinato, da bravo "Maverick" quale sono: da bambino, Emilio Salgari, soprattutto il ciclo della Malesia e quello del Corsaro Nero, ma anche "L'ultimo dei Mohicani" di James Fenimore Cooper, che ha fatto nascere in me una passione che vive ancora ardentissima, quella per la Guerra Franco-Indiana (1755-1763).

       Da adolescente, "Storia della guerra civile americana", di Raimondo Luraghi, che ha sviluppato in me un amore ancora più forte del precedente, quello per la Guerra Civile americana.
       Ancora da adolescente, "Le campagne di Napoleone", di David Chandler, che ha alimentato e sublimato nel mio animo un amore che era invece già forte dalla prima elementare, quello per Napoleone Buonaparte.
       Poi tante letture di vario genere, dal mio amatissimo Nietzsche a Carl Schmitt (con una particolare predilezione per "Ecce Homo" e "L'Anticristiano", del primo, e "Teoria del partigiano", del secondo), da Heidegger a Stirner.
       A livello di libri dell'adolescenza, "Tempeste d'Acciaio", di Ernst Juenger, un libro che fu per me un'autentica rivelazione, poiché mi svelò che c'erano altri, oltre a me, che sentivano una terribile fascinazione per la guerra, al punto da pensare di poterla addirittura amare, ma anche Ernst von Salomon de "I proscritti", un libro illuminante su quella che sarebbe stata - successivamente - la mia condizione di vita, in parte per stato di fatto e in parte per scelta.
       A livello più personale, ho amato molto "Notti e nebbie", di Carlo Castellaneta, storia cupa, decadente, popolata dalla presenza di una donna che è al tempo stesso un corpo aperto e un'anima chiusa, difficile da decrittare, e come tale interessantissima; ma pure, in un ambito diversissimo, "Le affinità elettive" di Goethe.
       Per un certo periodo della mia vita, sono stato lontano dai miei libri per circa due anni e mezzo, rimasti sepolti in un deposito. Quando li ho ritrovati, mi sono abbastanza emozionato, perché era come ritrovare un pezzo di vita.
       Ho citato alcune opere che amo particolarmente, ma potrei citarne molte altre. Nel mio cuore c'è molto posto per gli stimoli e se ne è forse aperto ancora di più in quest'epoca di assoluta e totale aridità e superficialità.
       Ancora oggi leggo moltissimo, in genere 7-8 libri contemporaneamente, perché uno solo mi annoia. Come scrivevo prima, ho bisogno di stimoli continui, di spunti tematici costantemente nuovi, per sfuggire alla noia, e all'angoscia.

                         Piero Visani

martedì 23 settembre 2014

E il cuore di simboli pieno...

       Non vi capita mai, di averlo? A me capita tutti i giorni, con assoluta regolarità, e talvolta mi chiedo pure perché mi capiti con tanta frequenza.
       Non ho risposte: forse ho un'insoddisfazione interiore, o forse una soverchia propensione all'autoanalisi o forse - più semplicemente - dell'inquietudine, delle ferite, delle vulnerabilità.
       Per mia fortuna, queste derive speculative si accompagnano in me a una spiccata propensione all'attivismo, però la mia componente intimista si manifesta anche nei - rari - momenti di gioia e di ogni vicenda, di ogni scena, di ogni esperienza personale tendo a scomporre i singoli momenti, per gustarli (od odiarli) ad uno ad uno, come se li rivivessi "alla moviola".
       Sono stranezze? A me non sembrano tali. Mi pare piuttosto un rimedio per sottrarmi alla tragica superficialità dell'epoca che mi è toccato di vivere. Io analizzo segni e simboli, singole parole, gesti, abbozzi di sorriso, alterazioni di sopracciglia. Talvolta scopro - con un certo rincrescimento - di avere fatto una fatica assolutamente inutile e che le particelle che io cercavo nel tutto erano piuttosto - ahimè - "particelle di niente". La scoperta mi dà dolore, ma poi riprendo il mio cammino, anche perché non tutte le esperienze dialettiche della mia vita si sono risolte nel mutismo. Spesso è successo - lo ammetto - ma non credo proprio per colpa mia. Capisco però di aver potuto dare fastidio a chi non aveva alcuna intenzione di parlare oppure si limitava ad emettere cortine di fumo.
       Mi sono scoperto, forse tardivamente, una vocazione all'analisi approfondita e oggi le dedico molto tempo, disilluso come sono da tutto e da tutti. Indago la natura umana e temo che aumentino sia la mia misantropia sia la mia misoginia. Tuttavia, qualche bella smentita c'è sempre e posso riscoprire la gioia di vivere, senza perdere quella di analizzare.

                      Piero Visani



Futura


       Nella "società dell'infinito presente" riesce comprensibilmente difficile immaginare il futuro. Pochi ci pensano, nessuno più studia la storia e, senza memoria del passato, risulta difficile avere un'idea del futuro. Per non parlare del fatto che i "poteri forti" attuali fanno di tutto per indurci a non pensare al futuro. Occorre pensare solo al presente e, semmai ci sarà un domani, saranno inevitabilmente dei "domani che cantano"... (l'ottimismo, con i cretini e gli ingenui, è sempre utile).
       Il rifiuto del futuro non è certo casuale. Per una società che invecchia a ritmo accelerato, il futuro non è altro che la morte, e si comprende quindi una certa "distrazione" a fini esorcistici nei riguardi del medesimo. Ma per tutti gli altri, in particolare per i giovani?
       Molti giovani italiani il futuro se lo stanno creando "con le gambe", nel senso che, preso atto di essere nati in una delle società più statiche, classiste ed inique del mondo, raccolgono i loro pochi averi e partono per l'estero, alla ricerca di una dignità di persone che qui sarà SEMPRE negata loro. E questa è un'ottima scelta.
       Quanto agli altri, quelli che devono o scelgono di rimanere, non resta loro che fare i conti con i numeri: se, ad esempio, nel giro di meno di dieci anni è andato perso un quarto del patrimonio produttivo nazionale, ne basteranno altri trenta per azzerarlo del tutto, senza contare che queste dinamiche, quando si avviano, tendono ad accelerare strada facendo, non certo a rallentare.
       Ne consegue che, nel giro di un trentennio, ma forse molto prima, non saremo più niente: una semplice espressione geografica, quasi certamente islamica ed etnicamente assai diversa da oggi (basta guardare agli andamenti demografici delle varie etnie presenti in questo Paese), direi la "testa di ponte" ideale per chi, dal mondo arabo pensasse seriamente a una nuova offensiva verso il cuore dell'Europa. Inoltre poveri in canna, depredati di tutto da un Leviatano statale bramoso di cibarsi delle nostre proprietà in modo da alimentare se stesso.
       Tutto questo disastro senza - per ora, solo per ora... - una guerra. Già così questo è il capolavoro storico della democrazia occidentale e delle varie forme che essa ha assunto in Europa dal 1989 in avanti. Chapeau!

                   Piero Visani

Quarantamila pagine lette!

       Il mio blog Sympathy fot the Devil è giunto alle 40.000 pagine lette, dopo poco più di 21 mesi di vita. Un risultato che mi pare sicuramente significativo, tanto più che si tratta di un blog autoprodotto nella più totale ristrettezza di mezzi e in completa autonomia.
       Iniziato per ragioni di carattere personale, è diventato un contenitore dove sono ospitati argomenti molto diversi, tutti ovviamente connessi ai miei svariati ambiti di interesse. Questa poliedricità rimarrà il tratto caratteristico del blog anche per il prossimo futuro, con tre o quattro direttrici di focalizzazione, dedicate rispettivamente alla storia militare, alla strategia mediatica e - forse - a un romanzo a puntate, se troverò il tempo di scriverlo, più naturalmente l'elencazione dei miei gusti e disgusti, se vogliamo chiamarli così, in vari campi, da quello politico a quello culturale, passando ovviamente per quello più strettamente personale.
       Sympathy fot the Devil mi sta dando parecchie soddisfazioni e ha ormai un pubblico di lettori fedeli, diffuso in un certo numero di Paesi. Continuerò a curarlo con molta attenzione, direi con crescente attenzione.
       Non posso fare altro che concludere ringraziando tutti coloro che mi hanno dato fiducia e fatto oggetto della loro attenzione. Per chi scrive, anche cose minimali come quelle che scrivo io, sapersi letto è sempre una constatazione molto positiva e incoraggiante.

                     Piero Visani


lunedì 22 settembre 2014

Questione di feeling

       Alla fine, tutto si risolve in una questione di feeling: una relazione, una semplice amicizia, un incontro, perfino una one-night stand.
       Il feeling reciproco fa sì che tutto ciò abbia un senso, o non ne abbia alcuno.
       Personalmente ritengo che il feeling sia una muta aspirazione alla verità, alla sincerità, alla franchezza, al disinteresse. Se sussiste, è perché sussistono tutti i fattori testé citati, ed un dialogo sincero è possibile. Se non sussiste, si prospettano innumerevoli problemi e guai.
       Credo che il feeling sia legato anche a una questione di linguaggi, di comunanza dei medesimi. Se si parla la medesima lingua, è più facile capirsi, altrimenti è molto più difficile.
      Di norma, sono molto dialettico, e sto cercando di capire dove e perché, molto spesso, non sono riuscito a farmi comprendere. Coltivo una mezza idea di un romanzo sull'incomunicabilità, sulla notevole difficoltà dei rapporti di genere. La storia ce l'ho bene in mente, ma sto cercando di capire come potrei renderla meno autobiografica. Tuttavia, non sono sicuro che si tratti di una riflessione positiva: forse uno scritto avrebbe molto più valore se fosse frutto di esperienze e pienamente sincero, una sorta di autovivisezione. Occorre coraggio e forse sto riuscendo ad acquisirlo. Non sarà però una riflessione amara o dolente, ma solo una presa d'atto - auspicabilmente matura - di ciò che ho vissuto. Pur in mezzo a mille proibizioni e proibizionismi, infatti, non mi sono mai privato del piacere di vivere fino in fondo tutto ciò che mi andava di vivere. Non è una constatazione di cui mi possa lamentare, anzi. Non io, quanto meno.

               Piero Visani



Identità negate

       Da perturbatore a stimolatore. In realtà sono la stessa cosa. Diverso è solo il soggetto che valuta: borghese repressa la prima; curiosa e geniale esploratrice la seconda. Un piccolo - ma decisivo - cambio di prospettiva.

                Piero Visani

No Frontiers

       Quando si è su un confine, quale che sia, l'unica cosa interessante e proficua da farsi è valicarlo: in ogni campo, situazione, relazione, condizione. Altrimenti, per quale ragione ci si sarebbe dovuti spingere fin lì: per autoflagellarsi?
       I confini sono stimoli di trasgressione: chi non li varca ha solo paura di vivere. Peggio per lui/lei...

                   Piero Visani


Foto: NO FRONTIERS

Quando si è su un confine, quale che sia, l'unica cosa interessante e proficua da farsi è valicarlo: in ogni campo, situazione, relazione, condizione. Altrimenti, per quale ragione ci si sarebbe dovuti spingere fin lì: per autoflagellarsi?
I confini sono stimoli di trasgressione: chi non li varca ha solo paura di vivere. Peggio per lui/lei...

domenica 21 settembre 2014

E' stagione...

       Tartufi, tartufe, tartufoni, tartufesche, tartufons. Abbondano. Nessuno meglio di me lo sa. Tuttavia, con un po' di soldi, tanta pazienza e notevole capacità digestiva, alla fine si smaltisce tutto e ci si ride pure su... Del resto, capita raramente che, ad essere gentili e generosi, si tragga qualche vantaggio. Semmai, si vivono esperienze tartufesche. Sono rischi che si corrono a voler sempre fare di testa propria, ma questo tipo di comportamenti, se perseguito fino in fondo, offre un grande vantaggio: non ti immerge nei rimpianti, sempre onanistici, e ti stimola ad affinare le ricerche, nella direzione giusta, quella degli amanti della vita e degli spregiatori dei proibizionismi... E un'esperienza di vita vale più di mille rifiuti e dinieghi: è vera, concreta, tangibile.

                                           Piero Visani

Foto: E' STAGIONE...

Tartufi, tartufe, tartufoni, tartufesche, tartufons. Abbondano. Nessuno meglio di me lo sa. Tuttavia, con un po' di soldi, tanta pazienza e notevole capacità digestiva, alla fine si smaltisce tutto e ci si ride pure su... Del resto, capita raramente che, ad essere gentili e generosi, si tragga qualche vantaggio. Semmai, si vivono esperienze tartufesche. Sono rischi che si corrono a voler sempre fare di testa propria, ma questo tipo di comportamenti, se perseguito fino in fondo, offre un grande vantaggio: non ti immerge nei rimpianti, sempre onanistici, e ti stimola ad affinare le ricerche, nella direzione giusta, quella degli amanti della vita e degli spregiatori dei proibizionismi... E un'esperienza di vita vale più di mille rifiuti e dinieghi: è vera, concreta, tangibile.

Blog "Sympathy for the Devil" - Classifica dei post più letti (20 agosto - 20 settembre 2014)

       Il mese in esame è risultato soggetto a dinamiche molto forti, che ne hanno modificato non pochi assetti. Questa la classifica delle posizioni di vertice al 20 settembre 2014, accompagnate da vari considerazioni sulle dinamiche che hanno avuto luogo nel blog:
  1. It's just like starting over, 567 (+3) - 11/12/2012
  2. Quantum mutatus ab illo!, 160 (=) - 20/05/2013
  3. Non, je ne regrette rien, 122 (+6) - 29/12/2012
  4. Elogio funebre del generale August-Wilhelm von Lignitz, 108 (+55) - 29/01/2014
  5. Umberto Visani, Ubique, 97 (+3) - 19/04/2013
  6. La rivolta di Pasqua (Dublino, 1916), 88 (+2) - 31/03/2013
  7. Gli aggiustamenti "borghesi", 84 (+12), 05/02/2014
  8. Le donne accoglienti, 79 (+4) - 15/03/2013
  9. Isbuschenskij, 78 (+14) - 23/08/2013
  10. La verità è sempre rivoluzionaria, 77 (+3) - 21/03/2013
  11. L'istinto di conservazione, 77 (+1) - 27/02/2013
  12. JFK e lo "zio Adolf", 71 (+1) - 17/05/2013
  13. Toglietemi tutto, ma non il superfluo, 66 (+1) - 12/03/2013
  14. Look away, Dixieland, 63 (+1) - 23/01/2013
  15. Louis-Antoine de Saint-Just, 63 (+30) - 29/04/2014
  16. Storia della guerra - 16: La guerra franco-indiana, 62 (+4) - 23/10/2013
       Il primo aspetto da sottolineare è la tendenza generale al rialzo che si è fatta registrare nel corso di questo mese, per cui un solo post (Quantum mutatus ab illo!) è rimasto stabile, mentre in tutti gli altri post di vertice s'è registrata una crescita generalizzata, che ha toccato un incremento record (+55 pagine mensili) con il post Elogio funebre del generale August-Wilhelm von Lignitz, ascesa realmente inspiegabile, ma tuttavia innegabile e accompagnata da altre ascese rapide come  Gli aggiustamenti "borghesi" (+12), Isbuschenskij (+14) o soprattutto Louis-Antoine de Saint-Just (+30 visite nuove).
       Su questo sfondo di "nuovi ingressi" e di incrementi numerici interessantissimi, tali da lasciar ipotizzare una notevole frequenza delle letture di post del blog, è da rilevarsi ancora che anche in questo mese sono rimaste ferme le prime tre posizioni in classifica. L'Elogio funebre del generale August-Wilhelm von Lignitz, per contro, ha superato Umberto Visani, Ubique, al quarto posto della classifica generale.
       A sua volta, Gli aggiustamenti "borghesi" sale dal 9° al 7° posto, mentre in fondo alla classifica si evidenziano due new entries di un certo peso, a conferma del fatto che il blog è parecchio letto, in ogni sua componente.

                Piero Visani



sabato 20 settembre 2014

The Day After


       Tra i commenti del giorno dopo, quelli che trovo più imbarazzanti - per chi li ha espressi - sono relativi alla "grande prova di democrazia" che si sarebbe svolta in Scozia. Sono intervenuti tutti - ma proprio tutti, regina compresa - per spaventare e condizionare il voto, e ovviamente ci sono riusciti.
       Poi ci penso un attimo su e non posso che deplorare la mia dabbenaggine: caro Piero, ma è questa la democrazia: avere diritto di partecipare alle competizioni e AVERE IL DIRITTO/DOVERE DI PERDERLE, perché, se non esprimi opinioni gradite all'establishment, dovrai giocare sempre con fortissimi handicap.
       Un po' come la libertà di parola: puoi dire tutto (o quasi...) ma ci pensano i tuoi tutori democratici a darti un microfono (ovviamente solo se quello che pensi è "accettabile"...) per amplificare e far arrivare a tutti ciò che dici. Altrimenti parla pure, parla finché vuoi, tanto chi ti ascolterà...
       Caspita, come sono democratici, i democratici...!

                         Piero Visani

venerdì 19 settembre 2014

Prendila così...


       Leggo che la colpa della vittoria del "No" nel referendum scozzese sarebbe dei pensionati. Sarà anche vero, però, ragazzi, un po' di rispetto per chi - come me - è arrivato a 64 anni, non pensa minimamente a pensioni, non le ha proprio maturate e pensa ancora al futuro, a passioni, amori, sogni, intraprese. Non pensa a "tirare i remi in barca", non solo perché non ha proprio una barca, ma perché "la vita è adesso" e soprattutto domani. Se non per me, per chi crede nelle stesse cose in cui credo io.
       Non riuscirete a colpevolizzarmi...

                          Piero Visani

Il voto scozzese


       La vittoria del "No" nel referendum scozzese ha confermato le previsioni sull'esito del voto. Il risultato è a mio parere pessimo, ma prevedibile. Mi asterrò dalle banalità sulla sovranità del voto popolare e dintorni, che sarebbero ottime e condivisibili se tutte le volontà di cambiamento che si manifestano nel mondo, e in particolare nella "civilissima" Europa, potessero confrontarsi con un panorama mediatico simmetrico. Invece, ogni volta che ciò accade, i media - confermando che la loro terzietà è un simpatico mito - prendono posizione ed eterodirigono il voto degli elettori. Il caso scozzese non è che l'ennesimo esempio. Per usare un abusato paragone calcistico, la tua squadra gioca in 11 e quella avversaria in 11 + arbitro, assistenti, quarto uomo e - là ove vengono usati - giudici di porta.
       Con queste premesse, i voti graditi al potere e le relative "sindromi di Stoccolma" non possono sorprendere. E' successo anche in Italia di recente, e probabilmente succederebbe uguale ancora oggi, dopo che è stato compiuto un autentico "massacro sociale" e i risultati dell'attuale governo sono disastrosi.
       Come sempre, si continua. Le uniche sconfitte che pesano nella storia di un uomo e di un popolo sono quelle che essi riconoscono. Per me, domani è un altro giorno.

                               Piero Visani

giovedì 18 settembre 2014

Una cosa è certa

       Nessuna banca, nessun potentato economico, nessun oppressore, nessun SPIRITO INDIVIDUALE potranno mai uccidere lo SPIRITO COLLETTIVO di un popolo che lotta per la propria libertà. Potranno conculcarlo - più o meno a lungo, come è già successo e succederà - ma poi vincerà, come ha sempre fatto. "Time is on our side"...

                    Piero Visani

Perché amo la Scozia

       Arrivai a Edimburgo in un ventoso pomeriggio di inizio agosto 1974, e fu amore a prima vista. Amo le città su cui sono intervenuti, oltre che la natura e la storia, gli urbanisti (non a caso credo di essere uno dei non molti estimatori di Washington D. C.). Mi ero preparato leggendo varie guide turistiche all'abbraccio con la "Atene del Nord", ma non ero pronto a reggere la sua spettacolare bellezza, le sue simmetrie esteriori, fantastico ma irregolare riflesso delle sue asimmetrie interiori. Non conoscevo ancora la sua aria piacevolmente demodé, le strade strette, i passaggi e le scale da scoprire ad uno ad uno, dalle quali poi scendere sulla "New Town" georgiana, perfetto esempio dei miei amati interventi urbanistici.
        Soprattutto, non conoscevo gli scozzesi. Reduce da anni di estati a Londra e dintorni, li immaginavo simili agli inglesi e ancora non sapevo quanto mi sbagliassi. Soprattutto, non conoscevo l'anima celtica, così affine alla mia, capace di coniugare - talvolta anche contemporaneamente - il massimo della serietà con il massimo dell'irriverenza e dello sberleffo, nonché il gusto costante per qualsiasi forma di trasgressione.
       Gli scozzesi mi fecero sentire a casa e mai mi riservarono - come italiano - il trattamento non propriamente amorevole subito talvolta a Londra. Anzi, rimasto coinvolto una sera in un alterco da pub, mi spalleggiarono generosamenrte non appena si accorsero che io ero italiano, ma i miei dileggiatori erano gli "amatissimi" inglesi.
       Fu un amore ricambiato, il mio, come non ne ho incontrati moltissimi nel corso della mia ormai lunga vita, ed è rimasto felice, mai scalfito, assolutamente - per quanto mi riguarda - interiore e primigenio.
       Frutto di quell'amore furono scorribande cittadine sempre più vaste, un'esplorazione - a più riprese - di tutto il Paese e una serie di non infrequenti ritorni, almeno fino a che le mie attività e le mie speranze di futuro non incapparono nelle "politiche di crescita" dell'UE...
       All'epoca, lo Scottish National Party (SNP) era un'accolita di personaggi assolutamente incredibili, autentiche macchiette, capaci di presentarsi in pubblico vestiti come ai tempi di Bonnie Prince Charles o di Rob Roy. Non avrei mai pensato, all'epoca, che potessero veramente diventare un serio movimento indipendentista, ma sentii molto bene - fin da allora - il peso di un nazionalismo pacato ma forte, il senso formidabile di identità, un "amore" per gli inglesi che cercava solo occasione per manifestarsi.
       Sviluppai anche buone amicizie, rimaste salde nel tempo, solide come la malìa che il paesaggio scozzese ha sempre indotto nel mio animo molto romantico, molto estraneo - e consapevolmente - al suo tempo.
       La Scozia, poi, ospitava molti musei della ricca tradizione militare locale, e non credo di essermene perso uno, perché l'esibito e spesso rivendicato valore guerriero è una delle chiavi di lettura dell'anima celtica, che ha una concezione allegra - direi sportiva, se poi questo aggettivo non venisse inteso come amatoriale - perfino della guerra.
       Da allora amo la Scozia e il suo formidabile spirito identitario e - per qualche motivo inspiegabile, credo di natura principalmente estetico-paesaggistica - la amo di più dell'Irlanda, Paese che pure mi è carissimo e a cui ho dedicato non meno tempo e attenzione.
       Non ho idea di quali saranno gli esiti della spinta indipendentista, non mi azzardo a formulare previsioni, ma sono assolutamente certo che, prima o poi, la Scozia sarà indipendente, perché tale la vuole, nel profondo del proprio animo, il suo popolo.
       Infine, se c'è una cosa di cui vado fiero, fierissimo, è di aver trasmesso il mio enorme amore per questo piccolo grande popolo a mio figlio. Ho fallito in tante cose "concrete" nella mia vita, ma nel creare anime vive, in grado di condividere le mie stesse passioni, non credo di aver fallito mai.

                      Piero Visani



Una sera

       Una sera, al mare.
       Fabrizio propone, Laura accetta.
       E' tutto molto strano, ma pure pressoché perfetto.
       Lui forse non se l'aspettava, e di lei non sa. Non chiede, non è il momento.
       Gli stilemi sono quelli di rito, ma Laura li conosce?
       Lei dice di no, ma non sembrerebbe... Se recita, è perfettamente nella parte. Se fa ciò che non ha mai fatto, lo fa in modo da lasciare senza parole. Interdetti.
       Dominano le cause impedienti, ma è un male o è proprio quello il contesto che si voleva creare?
       Nessuno ha risposte, forse perché certe sensazioni si possono solo razionalizzare ex post, ma Fabrizio pensa - nei rari momenti in cui riesce ancora a pensare - che tale razionalizzazione andrà fatta, per non perdersi il gusto e il senso di un'esperienza nuova, ma già molto gradita.
       Entrambi sanno che sono richiesti ancora molti affinamenti, ma la strada è stata imboccata con coraggio, vincendo forse anche qualche reciproco imbarazzo. Pleonastico, ma comprensibile.
       E' uno scavo psicologico, non meno complesso di una seduta psicanalitica, e ogni sillaba, più ancora che ogni parola, ogni accenno di movimento, più ancora che un vero e proprio gesto, smuovono universi complessi, accendendoli di nuovi significati.
       Pure gli sguardi, quando si incrociano - e si incrociano spesso - non sono gli stessi. C'è asimmetria, nell'aria, tutta da vivere, tutta da sperimentare, tutta da capire, tutta da spiegare.
       Ancora non se la sono spiegata, per la verità, perché ci sono vite da vivere, impegni da assolvere, ma Laura e Fabrizio sanno bene che non potranno astenersi dal farlo, perché certe asimmetrie devono essere chiarite, onde creare nuove e fuggevoli simmetrie, preludio di non meno nuove e più audaci asimmetrie.
       Lo sanno bene entrambi, e forse intimamente ne ridono, curiosi come sono della loro stessa curiosità, della volontà di capire fin dove saranno in grado di spingersi, di sperimentare - per una volta in piena libertà - dove avranno intenzione, desiderio e capacità di andare. Il solo pensiero li turba forse un po', ma molto positivamente.

                                  Piero Visani



Riti di passaggio

       Passare attraverso le cose non è semplice. Richiede volontà, coraggio, capacità di sopportazione del dolore. Richiede pure determinazione, poiché occorre saper andare fino in fondo, dovunque tale scelta ci conduca.
       Credo di essere sempre andato fino in fondo alle cose che mi riguardavano e mi riguardano, pagandone prezzi elevati, ma mi è servito a fare chiarezza nella mia vita e nei miei rapporti con gli altri.
       Ho una precisa idea di me stesso, condivisa o meno che sia, gradita o meno che sia, e l'ho sempre portata avanti, anche in situazioni difficili.
       Questa inclinazione alla coerenza, alla coerenza a tutti i costi, mi ha fatto talvolta soffrire più del dovuto, ma poi mi sono sempre ritrovato nelle mie decisioni, nelle mie scelte, e ho capito che, se non giuste in assoluto, erano certamente giuste per me.
       Non ho mai amato rimanere in mezzo ai guadi, essere una mezza figura, una mezza persona, un soggetto omologabile e facilmente sostituibile. Ho messo sul piatto della bilancia la mia diversità, la mia unicità, la mia forte autostima, la mia spiccata individualità e, se e quando non sono bastate, sono uscito consapevolmente e deliberatamente di scena.
        Questi "riti di passaggio" non sono semplici e talora addirittura obbligati, per non dire forzati, ma non sono una personalità che si adegua alle esigenze altrui. Non ho bisogno di sentirmi accettato "a dispetto dei santi". Porto avanti le mie idee e la mia identità e, se non vanno bene, cerco di farmene una ragione.
       Mi è costato parecchio, tutto questo, nell'arco di un'intera esistenza, ma ho sempre preferito essere me stesso piuttosto che essere ciò che gli altri avrebbero voluto che fossi. Sono un lupo solitario e non mi interessano ruoli da deuteragonista o da comprimario.
        Ho pagato prezzi elevati al mio modo di essere, ma gli sono molto affezionato, anche perché - superato il dolore delle prime ferite - poi subentra la consapevolezza di avere fatto le scelte giuste e ci si sente in pace con se stessi, oltre che gratificati.
       Per molte persone sono solo un ricordo, forse anche uno sgradevole ricordo. Ne sono consapevole e in parte pure mi dispiace, perché certamente talvolta sono stato brusco e crudele con alcuni, ma mi sono sentito ferito, spesso gratuitamente, e ho preferito pareggiare i conti.
       Tuttavia, ad un certo punto subentra in me la fase di completo superamento di ciò che è stato, e in genere ciò accade perché ho sbollito ogni collera e sto guardando avanti, molto più interessato a ciò che sarà che non a ciò che è stato. Personalmente, ricerco dialogo e comprensione, a questo mondo, e sono molto lieto, le rare volte in cui mi capita di incontrarli. Tutto il resto non dipende da me, tanto più se ho profuso ogni sforzo per farlo dipendere. Non ho rinunciato alla lotta, più semplicemente ne ho constatato l'assoluta inutilità e ne ho preso atto. Il dialogo tra sordi e l'omologazione non hanno senso, per chi ricerca comprensione e accoglienza, e ama andarsele a cercare, e trovarle.

                            Piero Visani

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mercoledì 17 settembre 2014

Antietam (17 settembre 1862)

       Esattamente 152 anni fa, lungo le rive dell'Antietam Creek, nei pressi della cittadina di Sharpsburg, in Maryland, ebbe termine la prima offensiva confederata in territorio unionista.
       La battaglia, di ferocia inaudita, resta a tutt'oggi lo scontro in cui morì in combattimento, in un solo giorno, il maggior numero di americani: per la precisione 2.108 unionisti e 1.546 confederati, per un totale di 3.654 persone.
       Non ho tempo, in questo momento, di parlarne in dettaglio, ma la natura terribile dello scontro derivò, tra le altre cose, dall'asimmetria che si stava progressivamente creando tra la potenza delle armi a disposizione dei contendenti (in particolare degli unionisti) e le serrate formazioni tattiche in ordine chiuso ancora in uso, di chiara derivazione napoleonica, le quali facevano sì che le truppe costituissero un facile bersaglio per chi era in grado di sviluppare contro di loro una grande potenza di fuoco.
     Per rendere vagamente l'idea di quell'autentico inferno, riproduco qui un celebre dipinto di Don Troiani, che raffigura l'attacco del 1° Rgt. Texas nel cosiddetto "Cornfield", il campo di grano in cui si registrarono le perdite più terribili.

                                                Piero Visani


Foto: ANTIETAM (17 settembre 1862)

Esattamente 152 anni fa, lungo le rive dell'Antietam Creek, nei pressi della cittadina di Sharpsburg, in Maryland, ebbe termine la prima offensiva confederata in territorio unionista.
La battaglia, di ferocia inaudita, resta a tutt'oggi lo scontro in cui morì in combattimento, in un solo giorno, il maggior numero di americani: per la precisione 2.108 unionisti e 1.546 confederati, per un totale di 3.654 persone.
Non ho tempo, in questo momento, di parlarne in dettaglio, ma la natura terribile dello scontro derivò, tra le altre cose, dall'asimmetria che si stava progressivamente creando tra la potenza delle armi a disposizione dei contendenti (in particolare degli unionisti) e le serrate formazioni tattiche in ordine chiuso ancora in uso, di chiara derivazione napoleonica, le quali facevano sì che le truppe costituissero un facile bersaglio per chi era in grado di sviluppare contro di loro una grande potenza di fuoco.
Per rendere vagamente l'idea di quell'autentico inferno, riproduco qui un celebre dipinto di Don Troiani, che raffigura l'attacco del 1° Rgt. Texas nel cosiddetto "Cornfield", il campo di grano in cui si registrarono le perdite più terribili.

Due metri di terreno

       Si intensificano - siamo a un giorno dal voto scozzese - gli appelli (ci si è messo pure David Beckham, mi immagino vagonate di voti per gli indipendentisti, visto il tasso di simpatia del personaggio...) a non fare "salti nel buio". Sarebbe quasi ora che la smettessero, perché gli scozzesi, come tutti gli abitanti del "lager UE", nel buio ci sono già da tempo, il buio tombale dell'essere "sotto due metri di terreno" ("six feet under", come dicono loro).
       Il problema principale è riuscire a rendersene conto: mai saputo che, da una tomba, si possa fare un salto nel buio, perché semmai lo si è già fatto, o te l'hanno fatto fare. Al massimo, si può cercare di ritornare - con enorme fatica - alla luce. E' quello che gli scozzesi possono cominciare a fare, con molto impegno e un po' di fortuna.

                                   Piero Visani


Foto: DUE METRI DI TERRENO

Si intensificano - siamo a un giorno dal voto scozzese - gli appelli (ci si è messo pure David Beckham, mi immagino vagonate di voti per gli indipendentisti, visto il tasso di simpatia del personaggio...) a non fare "salti nel buio". Sarebbe quasi ora che la smettessero, perché gli scozzesi, come tutti gli abitanti del "lager UE", nel buio ci sono già da tempo, il buio tombale dell'essere "sotto due metri di terreno" ("six feet under", come dicono loro).
Il problema principale è riuscire a rendersene conto: mai saputo che, da una tomba, si possa fare un salto nel buio, perché semmai lo si è già fatto, o te l'hanno fatto fare. Al massimo, si può cercare di ritornare - con enorme fatica - alla luce. E' quello che gli scozzesi possono cominciare a fare, con molto impegno e un po' di fortuna.

martedì 16 settembre 2014

Questione di punti di vista


       Un discreto numero di "beati possidentes", con redditi da milioni di euro l'anno, sta spiegando agli scozzesi i rischi cui andrebbero incontro con la secessione e quanto "avrebbero da perdere".
       Il problema di sempre: se uno vive in un maniero o in ville lussuose difficilmente ha mai visitato certi quartieri di Glasgow o Edimburgo. Peccato, avrebbe visto che cosa vuol dire essere poveri, disperati e senza futuro.
       Che cosa hanno da perdere, costoro? NULLA DI NULLA! A questa gente, non uno ma tre "salti nel buio", se per caso potessero permettergli di sperare in qualcosa, sarebbero preferibili alla povertà e alla disperazione dickensiane attuali, quelle in cui li hanno precipitati gli attuali "padroni del vapore".
       Chiedere di uscire una volta tanto dai propri club esclusivi e milionari, è chiedere troppo? Siete voi che avete da perdere qualcosa, lo scozzese medio proprio nulla e - se anche fosse - a volte i "salti nel buio" si compiono anche solo per mero senso di ripugnanza etica ed estetica. E sono i più belli: non si fanno conti (né quelli della serva né quelli dei "padroni"). Ci si butta e basta! Vivere, in realtà, è solo questo: provare...

                   Piero Visani


Foto: QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA

Un discreto numero di "beati possidentes", con redditi da milioni di euro l'anno, sta spiegando agli scozzesi i rischi cui andrebbero incontro con la secessione e quanto "avrebbero da perdere".
Il problema di sempre: se uno vive in un maniero o in ville lussuose difficilmente ha mai visitato certi quartieri di Glasgow o Edimburgo. Peccato, avrebbe visto che cosa  vuol dire essere poveri, disperati e senza futuro.
Che cosa hanno da perdere, costoro? NULLA DI NULLA! A questa gente, non uno ma tre "salti nel buio", se per caso potessero permettergli di sperare in qualcosa, sarebbero preferibili alla povertà e alla disperazione dickensiane attuali, quelle in cui li hanno precipitati gli attuali "padroni del vapore".
Chiedere di uscire una volta tanto dai propri club esclusivi e milionari, è chiedere troppo? Siete voi che avete da perdere qualcosa, lo scozzese medio proprio nulla e - se anche fosse - a volte i "salti nel buio" si compiono anche solo per mero senso di ripugnanza etica ed estetica. E sono i più belli: non si fanno conti (né quelli della serva né quelli dei "padroni"). Ci si butta e basta! Vivere, in realtà, è solo questo: provare...

E' un salto nel buio...

       Si leggono ovunque buoni consigli, per gli scozzesi ancora indecisi su come votare giovedì. Tutti ispirati al principio del "salto nel buio": ora sapete cosa avete, ma se doveste scegliere l'indipendenza...
       Alla mia mente contorta, essa suona come la richiesta - rivolta dal boia all'impiccato - se per caso voglia risalire subito dopo il lancio nel vuoto, ma prima che la corda faccia il suo mortifero effetto. Voi cosa direste? Io direi, certo che sì: morto per morto (e mi pare che la situazione descritta non lasci adito a molti dubbi...) il "salto nel buio"l'ho già fatto e ne conosco i perniciosi esiti. Con altre soluzioni magari mi salverò e comunque non morirò per mano vostra, ma per scelta mia. Per soggetti orgogliosi, per un popolo orgoglioso, perfino quella può essere una via d'uscita. E naturalmente sappiamo bene che in realtà l'unico "salto nel buio" è la scelta deliberata di rimanere schiavi.

                                                            Piero Visani


Foto: E' UN SALTO NEL BUIO...

Si leggono ovunque buoni consigli, per gli scozzesi ancora indecisi su come votare giovedì. Tutti ispirati al principio del "salto nel buio": ora sapete cosa avete, ma se doveste scegliere l'indipendenza...
Alla mia mente contorta, essa suona come la richiesta - rivolta dal boia all'impiccato - se per caso voglia risalire subito dopo il lancio nel vuoto, ma prima che la corda faccia il suo mortifero effetto. Voi cosa direste? Io direi, certo che sì: morto per morto (e mi pare che la situazione descritta non lasci adito a molti dubbi...) il "salto nel buio"l'ho già fatto e ne conosco i perniciosi esiti. Con altre soluzioni magari mi salverò e comunque non morirò per mano vostra, ma per scelta mia. Per soggetti orgogliosi, per un popolo orgoglioso, perfino quella può essere una via d'uscita. E naturalmente sappiamo bene che in realtà l'unico "salto nel buio" è la scelta deliberata di rimanere schiavi.

domenica 14 settembre 2014

Pensierino della domenica mattina


       Ma con quale maggioranza schiacciante vincerebbe un qualsivoglia referendum indipendentista nell'"entità italiana"? Si accettano scommesse.
        E non ditemi che non si può o non ce lo lascerebbero fare, i democratici nostrani. Lo so bene. E sono lieto di vivere in un Paese così "libero". Però potremmo farlo organizzare da extracomunitari, e che oserebbero dire loro?Senza contare che, con gli attuali tassi di natalità, tempo vent'anni e ci sarà il referendum di adesione al Califfato islamico, con maggioranze bulgare. Se ne lasciamo passare un po' di più, in certe regioni ci sarà la richiesta di unione alla Cina...
       Avranno successo entrambi, anche perché coloro che li organizzeranno staranno bene attenti a non fare il saluto romano, che - com'è noto - rimanda a un pericolo politico imminente e immanente...

                     Piero Visani

Match ball

       Sole settembrino, ancora molto caldo.
       Luminosità intensissima, frutto del cielo spazzato da venti in quota.
       "Trenta pari!"
       Sto giocando a tennis controsole e ho appena perso un punto proprio perché sono stato abbagliato dai raggi solari.
       Poco importa. Siamo appena al primo set e sul 3 a 3. La partita deve ancora assumere una sua fisionomia.
       D'improvviso, la rivelazione.
       Il pensiero mi girava nella mente già da un po' di tempo, ma non era ancora emerso con il dovuto nitore: "ma perché ho perso una parte non indifferente della mia vita correndo dietro a donne che non lo meritavano?".
       Era da qualche giorno che ci stavo pensando con maggiore insistenza, dopo aver incontrato - in centro città - una mia ex. Storia dolorosa, inutili tentativi di dialogo, fascinazione mia per la perfezione estetica di lei. Ricerca sua di non so che, in me. Forse semplicemente di "un altro da me"...
        Quello di cui francamente non la facevo capace - stante anche la notevole differenza di età, tra noi - era di vederla trasformata in una MILF con tanto di toy boy dall'aria vagamente ebete, il cranio lombrosiano, il dialogo a grugniti.
        E oggi, su questo campo in sintetico, bruciato da un sole di fine estate, ecco la mia presa di coscienza definitiva: ho sempre inseguito corpi, non donne vere. Mi sono sempre fatto traviare da un ideale estetico che con il tempo è diventato un'ossessione. Per suprema ironia, poi, ho sempre inseguito corpi che in genere non erano in vendita (ché avrei potuto comprarli) ma solo in esposizione a fini di autorassicurazione pseudoseduttiva.
        E ora, pensando ad altre situazioni analoghe a questa, verificate qua e là o raccontatemi da amici, mi chiedo: "ma perché mi sono buttato via così? Che senso ha avuto correre dietro a donne che non mi volevano, o non sapevano che cosa volevano, o lo sapevano fin troppo bene e mi avevano teso una terribile trappola, nella quale ero puntualmente cascato?"
       Alla fine - come sempre - mi hanno salvato orgoglio e autostima: ma davvero io sono stato o sarei potuto stare in competizione con questi soggetti lombrosiani? Io che ho una personalità molto spiccata, varie attività di lavoro, una serie di interessi culturali molto sviluppati? Un fascino individuale ampiamente riconosciuto?
       Ma come ho fatto a soffrire per certi rifiuti o abbandoni, se l'alternativa era questa? Alla fine, à chacun son gout: a loro gli uomini che cercavano, a me la capacità di comprendere dove e come avevo sbagliato. Avevo sbagliato a buttarmi via. Non lo farò più. E' molto tardi - lo so - ma meglio tardi che mai.
       "Quaranta a trenta!"
       "Bel diritto incrociato!. Dai, Piero, portati via questo gioco. Poi penserai alla partita e all'incontro..."

                        Piero Visani