giovedì 18 settembre 2014

Riti di passaggio

       Passare attraverso le cose non è semplice. Richiede volontà, coraggio, capacità di sopportazione del dolore. Richiede pure determinazione, poiché occorre saper andare fino in fondo, dovunque tale scelta ci conduca.
       Credo di essere sempre andato fino in fondo alle cose che mi riguardavano e mi riguardano, pagandone prezzi elevati, ma mi è servito a fare chiarezza nella mia vita e nei miei rapporti con gli altri.
       Ho una precisa idea di me stesso, condivisa o meno che sia, gradita o meno che sia, e l'ho sempre portata avanti, anche in situazioni difficili.
       Questa inclinazione alla coerenza, alla coerenza a tutti i costi, mi ha fatto talvolta soffrire più del dovuto, ma poi mi sono sempre ritrovato nelle mie decisioni, nelle mie scelte, e ho capito che, se non giuste in assoluto, erano certamente giuste per me.
       Non ho mai amato rimanere in mezzo ai guadi, essere una mezza figura, una mezza persona, un soggetto omologabile e facilmente sostituibile. Ho messo sul piatto della bilancia la mia diversità, la mia unicità, la mia forte autostima, la mia spiccata individualità e, se e quando non sono bastate, sono uscito consapevolmente e deliberatamente di scena.
        Questi "riti di passaggio" non sono semplici e talora addirittura obbligati, per non dire forzati, ma non sono una personalità che si adegua alle esigenze altrui. Non ho bisogno di sentirmi accettato "a dispetto dei santi". Porto avanti le mie idee e la mia identità e, se non vanno bene, cerco di farmene una ragione.
       Mi è costato parecchio, tutto questo, nell'arco di un'intera esistenza, ma ho sempre preferito essere me stesso piuttosto che essere ciò che gli altri avrebbero voluto che fossi. Sono un lupo solitario e non mi interessano ruoli da deuteragonista o da comprimario.
        Ho pagato prezzi elevati al mio modo di essere, ma gli sono molto affezionato, anche perché - superato il dolore delle prime ferite - poi subentra la consapevolezza di avere fatto le scelte giuste e ci si sente in pace con se stessi, oltre che gratificati.
       Per molte persone sono solo un ricordo, forse anche uno sgradevole ricordo. Ne sono consapevole e in parte pure mi dispiace, perché certamente talvolta sono stato brusco e crudele con alcuni, ma mi sono sentito ferito, spesso gratuitamente, e ho preferito pareggiare i conti.
       Tuttavia, ad un certo punto subentra in me la fase di completo superamento di ciò che è stato, e in genere ciò accade perché ho sbollito ogni collera e sto guardando avanti, molto più interessato a ciò che sarà che non a ciò che è stato. Personalmente, ricerco dialogo e comprensione, a questo mondo, e sono molto lieto, le rare volte in cui mi capita di incontrarli. Tutto il resto non dipende da me, tanto più se ho profuso ogni sforzo per farlo dipendere. Non ho rinunciato alla lotta, più semplicemente ne ho constatato l'assoluta inutilità e ne ho preso atto. Il dialogo tra sordi e l'omologazione non hanno senso, per chi ricerca comprensione e accoglienza, e ama andarsele a cercare, e trovarle.

                            Piero Visani

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