lunedì 31 luglio 2017

The Ghost Writer


       Sto lavorando come ghostwriter, ma voglio scrivere solo più per me. In fondo, ho davvero molto da raccontare. In particolare, come ho fatto a non vendermi a tanti compratori/compratrici? E' una delle ipotesi di nuovo romanzo su cui sto riflettendo. Perché un leit-motiv, nella mia vita, c'è ed è chiarissimo: la costante formulazione della richiesta "Piero, devi cambiare. Diventa ciò che NON sei!!".
       E' alla radice delle mie riflessioni attuali, questa cosa.

                        Piero Visani



L'intima essenza della democrazia


       Ho esaurito i vari pagamenti e le varie corvées cui sono tenuto - come tanti altri nella mia disgraziatissima condizione - prima della pausa estiva (un tempo avrei scritto "prima delle vacanze", ma ora chi le fa più?).
       A questo punto, per lo Stato italiano potrei anche morire: ho pagato e, nel pagare, HO ESAURITO I MIEI DIRITTI DI CITTADINANZA.
       Come "migliore dei sistemi possibili" quello democratico è davvero fantastico. Non a caso, è "il sistema per uccidere i popoli". Con me ci è già riuscito e tuttavia - esattamente come lui - sono anch'io un "cadavere in buona salute".
       Non mi resta che sperare nella "notte dei morti viventi" e lanciare un grido tipicamente resistenziale: "Pietà l'è morta!"...

                     Piero Visani

Il mio amico marocchino

     Ogni domenica, da un quindicennio circa, quando mi reco dal mio edicolante abituale nel centro di Torino, lascio un obolo ad un ambulante marocchino con cui ho fatto amicizia nel corso del tempo. Mai meno di 50 centesimi, più spesso un euro, e sto parlando solo di me.
      E' un uomo buono, mite, che ha cinque figli in Marocco che mantiene con questa specie di attività. E' pure intelligente e acuto osservatore, più di certi borghesi che arrivano lì con il loro SUV, bloccano il traffico e fanno - come sempre e più di sempre - i loro porci comodi, poiché borghese e porco sono una tautologia, se li vedi in azione.
       Domenica scorsa, sentendosi dire da uno di costoro: "datti da fare, raccogli tanti soldi, che poi dovrai pagarmi la pensione!", il povero ambulante marocchino non ha compreso il senso di ciò che gli veniva detto e ha chiesto lumi a me, facendosi forte del fatto che qualcuno, all'edicola, mi chiama "professore".
      Allora gli ho spiegato pazientemente la tesi di Boeri & C. sul fatto che gli immigrati ci pagheranno le pensioni e lui - a differenza di una buona parte degli italiani - ha cominciato a ridere in maniera irrefrenabile, con un'ilarità che non gli avevo mai vista e che sono lieto che Boeri, il PD e gli italiani come loro gli abbiano procurato.
      Ride e ride, il simpatico ambulante e allora anch'io mi permetto di chiedergli il perché di tale irrefrenabile ilarità e lui (che non è scemo come molti miei compatrioti) mi dice: "non ho mai pagato una lira di contributi, vivo di elemosine, chi e cosa dovrei pagare? E poi, se Allah lo vorrà, tra qualche anno tornerò in Marocco, dove i miei due figli più grandicelli stanno costruendo una casa per tutta la famiglia, con quello che sono riuscito a metter via in tutti questi anni di 'lavoro' in Italia".
       Non faccio commenti: non avendo - né lui né io - studiato alla Bocconi, non siamo in grado, come altri "geniali economisti", di comprendere le sottigliezze mental-onanistiche di Boeri e soci. Però il mio amico marocchino una cosa giusta la dice: "Non credo che riuscirò a rimanere più molto a lungo a presidiare questo angolo e questo semaforo. Mi hanno già minacciato due bande di gente proveniente dall'Africa nera e quella usa i machete".
       Annuisco, lo saluto e penso: "Beh, speriamo che li usi bene, nella giusta direzione, così quanto meno potranno pagare pensioni e vitalizi 'di reversibilità'...".

                            Piero Visani



Segnali di vita

       Li cogli sempre, dovunque. Nelle persone in cui trovi dialogo, non sanzioni. Nelle persone che ti sorridono e non ti istruiscono sul da farsi. Nelle persone curiose. Negli amanti del relativo, il che non ne fa necessariamente degli spregiatori dell'assoluto.
       Con costoro, ogni giorno è una scoperta, non la triste visitazione di una galleria di ricordi.
       Lo scambio fa crescere, a qualunque forma di dialettica faccia riferimento.
       Vivi, gioisci. E, se ti giudicano male: pazienza, se ne faranno una ragione. Il perbenismo è tipico di chi si astiene.

                        Piero Visani



domenica 30 luglio 2017

La sollevazione del 2 maggio 1808 a Madrid


       Turbata dall'occupazione francese, dalla deposizione del proprio re e dalle violenze cui si abbandonano volentieri i reparti della "Grande Armée", il 2 maggio 1808 la popolazione madrilena, guidata dal clero, insorge contro le truppe francesi.
       La rivolta è talmente virulenta che il maresciallo Gioacchino Murat, comandante delle truppe napoleoniche nella capitale spagnola, è costretto ad impiegare anche i migliori reparti a sua disposizione, come un battaglione dei Granatieri della Guardia Imperiale, che occupa il palazzo reale e dal lì fa fuoco sulla popolazione, potendo contare anche su un robusto supporto d'artiglieria.
       Le vittime cadono a grappoli, ma i francesi sono costretti ad apprendere a loro spese che il combattimento urbano è una delle forme più perniciose e mortifere di guerra, poiché i rivoltosi compaiono e poi ricompaiono, sparano alle spalle dei soldati francesi, ne massacrano alcuni rimasti isolati dai loro reparti.
       Gli scontri più terribili si svolgono intorno alla Puerta del Sol e alla Calle de Alcalà, al punto che Murat è costretto a ricorrere a due reparti di assoluta élite, come i Cacciatori a Cavallo della Guardia Imperiale, il reggimento prediletto dell'imperatore, e lo Squadrone dei Mamelucchi della Guardia.
       Per allentare la pressione, questi formidabili soldati vengono fatti caricare lungo la Calle de Alcalà, dove si fanno largo a sciabolate, uccidendo un numero elevatissimo di rivoltosi e civili, non escluse donne e bambini, ma non rimanendo a loro volta immuni da perdite.
       Fin da quel giorno, la campagna di Spagna (1808-1814) evidenzia la sua natura solo in parte convenzionale e il suo progressivo trasformarsi in una guerra di guerriglia contro l'invasore francese.
       Nella Calle de Alcalà, Cacciatori a Cavallo e Mamelucchi fanno strage di chi si para di fronte a loro, ma questo non è che l'inizio di una guerriglia terribile, che farà moltissime vittime in tutto il Paese, spesso uccise in maniera orrenda da entrambi i contendenti.
       Nell'immagine, i Cacciatori a Cavallo della Guardia Imperiale, nella loro rutilante divisa, si fanno largo a sciabolate nella Calle de Alcalà.

                              Piero Visani



sabato 29 luglio 2017

Cambio della guardia

      Facebook di stamane mi ricorda che, esattamente quattro anni fa, ho stretto su questo social un'amicizia che mi è costata molto cara, con i suoi annessi e connessi.
       Mi viene da sorridere perché, esattamente in quel periodo, ero impegnato in grandi manovre su FB per portare a termine un'operazione di "rimessa in pari" di conti con altri soggetti. Senza minimamente saperlo o prevederlo, stavo cadendo dalla padella alla brace.
       Tutta colpa mia, ovviamente, senza recriminazioni di alcun genere, però questo rincorrersi di date e di ricordi un po' mi diverte. Cercando di capitalizzare il tutto, ho parafrasato queste vicende, traendone due romanzi, di cui uno di prossima pubblicazione. Li ho scritti per ricordare le vicende e per ricordare soprattutto a me stesso quanto io sia coglione. Se e quando li leggerete, avrete modo di capirlo anche voi, perché immergersi nel mondo del 2000 con un insieme di valori come i miei è un atto di coglioneria non sublime, ma di esplicito "tafazzismo". Pagato a un discreto prezzo, ma riprendendo come sempre il cammino con un po' di esperienze "umane" in più. Sono sceso molto in basso, trascinatovi da pesanti e ciniche zavorre, ma ormai sono tornato a galla, con una giusta dose di diffidenza in più nei confronti delle persone "perbene".

                           Piero Visani



venerdì 28 luglio 2017

Sguardi

Sguardi che si intrecciano.
Senso di vuoto.
Sguardi che si evitano.
Fastidio.
Mille cose da dire,
ma solo il silenzio ha senso.
Il non detto che diventa ineffabile.
La scoperta della falsità,
della finzione
e della menzogna.
Una vita sprecata.

                       Piero Visani



Le conseguenze dell'amore

       Ogni tanto leggo qualche simpatica geremiade su ciò che l'amore implicherebbe o dovrebbe implicare, nella sua "giusta" essenza. E mi sorge spontanea una domanda: il ben mirato calcio nelle terga in quale categoria di obblighi amorosi (assolti o meno...) rientra?

                       Piero Visani



Desideri

      Ho sempre avuto varie forme di desideri, orientate nelle più diverse direzioni e frutto di stimoli non meno multiformi. Ne avevo perduti alcuni, sotto il peso del solito proibizionismo oscurantista, ma sento con piacere che mi stanno tornando, giustificando l'ipotesi che oltre al mio primo romanzo, al secondo già pronto e al terzo in fieri, possa magari generarsene un altro, più gaudente (non che gli altri...).

                 Piero Visani



giovedì 27 luglio 2017

La scelta sommergibilistica

       Qualche amico o conoscente, in genere più sul serio che sul faceto, mi chiede le ragioni della mia scelta sommergibilistica, fatta il giorno del mio compleanno. Eccole:

1) Equipaggio rigorosamente maschile. Né mantidi, né perditempo, né volubili, né ansiose, né ansiogene, né insicure, né soggetti alla ricerca di conferma di capacità seduttive nella maturità/invecchiamento;

2) possibilità di immergersi sempre più, anche fino a che l'eccesso di pressione acquea distrugga lo scafo;

3) possibilità di attacchi di sorpresa, quando il nemico meno se lo aspetta;

4) possibilità di portarsi a quota periscopica, se si ha voglia di dare un'occhiata in giro;

5) possibilità di sbarcare, se e quando la vita da sommergibilista abbia rotto le scatole;

6) possibilità di isolarsi a piacimento, a seconda delle circostanze e delle esigenze.

        Ho scelto la mia specialità operativa! Attualmente sono nella fase 2.

                         Piero Visani



Siamo sempre all'8 Settembre

      Con una classe dirigente che becca schiaffoni da tutti, siano essi francesi o libici, tedeschi o austro-ungarici, l'Italia si accorge di avere un governo solo in ambito burocratico-amministrativo, nel senso che uno dei governi più inetti dell'intero pianeta impone, ai suoi malcapitati schiavi (dire sudditi è ormai riduttivo), ogni forma di corvées da Ancien Régime, per null'altra finalità che non sia mantenere lautamente se stesso e (sia pure in misura lautamente decrescente...) i suoi scherani e il suo bacino elettorale (quello dello "stipendio di scambio", erroneamente definito "voto di scambio").
       Tutto è paralizzato da tasse, balzelli, multe, autorizzazioni varie, lacci e lacciuoli, e ogni amministrazione che si sostituisce alle precedenti ha in genere qualche clientela nuova da mantenere (o rifocillare dopo un certo qual digiuno...).
       Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il fallimento, all'interno come all'estero. Siamo - come sempre e una volta di più - all'8 settembre. E la Repubblica - e questo mi fa ridere davvero molto - non solo non diventerà mai "sociale" (e ciò, con il Pd al governo, lo posso largamente capire...) ma non riuscirà neppure a trovare dei vecchi o dei giovanissimi (da lei cresciuti nella sua "buona scuola") a tentare un'ultimo colpo di coda e di orgoglio per difenderne l'onore (cosa palesemente impossibile, visto che non ne ha alcuno). Non ci sarebbe e non ci SARA' uno ad alzare un dito, per farlo. Questo è bene che lo metta in conto fin da ora, perché scapperanno tutti e tutti prenderanno le distanze dal passato regime, molto più di allora...

                    Piero Visani





mercoledì 26 luglio 2017

Le catene di bruttezza


       Si formano talvolta, all'interno delle nostre vite, delle catene di bruttezza che pare difficile poter spezzare e che mettono a dura prova le nostre capacità di resistenza. Tuttavia, su questo ponte non sventolerà mai bandiera bianca e neppure si procederà ad autoaffondamenti. Se non si vede luce in fondo al tunnel, si andrà serenamente incontro al buio più cupo. In fondo è semplice, e pure liberatorio.

                                 Piero Visani



Dati di fatto

       Mentre si avvicinano le vacanze estive (l'unica cosa che interessi veramente gli italiani), i sondaggi danno PD e M5S a percentuali sempre molto elevate di suffragi potenziali, mentre il Centrodestra è impegnato nel riciclaggio dell'usato insicuro e totalmente inaffidabile. Intanto si parla anche di nuove tasse per sostenere il sistema pensionistico, ormai anch'esso palesemente al collasso e difficilmente sostenuto e soprattutto sostenibile dalle "risorse"...
        Se ancora non fosse chiaro, è un cane che si morde la coda: gli italiani sono statalisti per natura e stanno dando fondo alle ultime risorse disponibili per fare quello che fanno dagli ultimi decenni del secolo scorso: utilizzare un sistema nato morto per meglio andare a fondo, ma pacatamente, tranquillamente.
       Non c'è più alcuna speranza. Questo sistema totalmente marcio è morto, è un cadavere in sempre peggiore salute. Arriverà a divorare anche se stesso, dopo aver divorato i cittadini, categoria per categoria. Poi diventeremo - ma lo siamo già ampiamente - il più settentrionale dei Paesi africani. Ma non è sempre stata una nostra aspirazione essere "i primi degli ultimi", piuttosto che "gli ultimi dei primi"?
       Per mia fortuna, ho un anno di più...

                        Piero Visani




In Treatment

       Mi piacerebbe davvero poter riprendere un percorso di approfondimento psicologico, sotto guida adeguata. Ci sono parecchi nodi da sciogliere e mi auguro di trovare l'opportunità per farlo. Non nutro una fiducia illimitata in queste cose, ma è un modo per parlare con qualcuno in forma aperta e con possibilità di spiegarsi, se non ci si comprende o se non si è sicuri di essere compresi. Oggi come oggi, la considero un'opportunità rara, per non dire rarissima.

                       Piero Visani



martedì 25 luglio 2017

L'interpretazione dei sogni


       L'ho sognato nella notte tra domenica e lunedì: ieri notte, insomma.
      Un sogno lungo, tormentato, bello, di cui non ricordo la conclusione.
       Dalla quota periscopica si vedeva un paesaggio tipicamente scozzese. Ho pensato che fosse un sogno non premonitore, ma prescrittivo. Ne ho già seguito i dettami.

                      Piero Visani



Mi stupisco dello stupore


       Leggo che Emmanuel Macron, l'adoratore di "grannies", ha perso una significativa quota dei favori dell'opinione pubblica francese. Il mio cruciale quesito è invece: "ma come aveva fatto a raccoglierli?" Non si sapeva già chi fosse, per chi lavorasse, a chi desse garanzie...?

                         Piero Visani



Guardare sempre il lato positivo delle cose


       E' quello che mi sento di fare, con estremo piacere: è in atto una tale generazione di odio che, "tempo al tempo, lo vedrai", darà luogo a una serie di risoluzioni per nulla contrattuali e non particolarmente dialettiche. Non avrei moltissimi motivi per andare avanti, oggi come oggi, ma questo mi stimola particolarmente.

                         Piero Visani

Il sistema per uccidere i popoli


       Mia madre, 96 anni a dicembre, si vede bloccare d'autorità conto bancario e bancomat dall'istituto di credito da cui si serve perché è TROPPO ANZIANA per averne uno e POTREBBE trattarsi di un fake. Dunque le viene richiesto di PRESENTARSI DI PERSONA presso la filiale dov'è correntista, onde testimoniare che è ancora in vita...
       Mia madre in questo periodo non sta bene, principalmente a causa del grande calore di questa estate, ma mia sorella si deve mobilitare per farla uscire, accompagnarla e presentarla ai "volonterosi carnefici", quelli usi a venderti con un sorriso sulle labbra titoli tossici... Gente che si erge a rigida esecutrice delle disposizioni governative, a Torino come ad Auschwitz, purché arrivino dall'alto...
       Devo chiedere al mio amico Augusto Grandi se non si tratti di un'iniziativa di sostegno all'INPS, per ridurre il numero di titolari di pensioni.
       In ogni caso, per quanto mi riguarda, di questo folle totalitarismo mascherato da democrazia non avrò mai pietà.

                           Piero Visani

Incompreso


      Quando ci si sente così terribilmente "compresi", si capisce fin troppo bene il valore "costruttivo" del tempo...
     "E capirai, in un solo momento, cosa voglion dire quattro anni di frequentazione..."
       Praticamente nulla.
       Sarà per un'altra vita.

                        Piero Visani



domenica 23 luglio 2017

La politica migliore con me


       Ignorarmi, lasciarmi stare, non aprire quella porta... Grazie.

                     Piero Visani

Strade perdute


       Le strade perdute non sono belle, ma sono più belle delle prese in giro.

                              Piero Visani

Idee semplici


       "L'essenza del 'politico' è la contrapposizione amico-nemico" (Carl Schmitt). L'articolazione della mia vita deriva da questa lettura fondamentale, compiuta in gioventù. Ad essa continuo ad ispirarmi e in questo modo concepisco il mondo: gli amici e i nemici. Sfortunatamente, nessuno mi ha mai prestato la benché minima attenzione, quando parlo o scrivo, e talvolta, nel relazionarmi con il prossimo, mi sorprende la sorpresa...

                   Piero Visani




After the battle


       Lord Cardigan, comandante della Brigata Leggera alla celebre "carica dei 600" a Balaclava (25 ottobre 1854), effettua l'appello dei presenti in servizio dopo la conclusione della carica stessa. Dei circa 670 uomini presenti al momento dell'inizio della carica, risultano ancora operativi ben 395 (circa il 60%).
I morti durante la carica stessa o successivamente, a causa delle ferite subite, sono 110; i feriti, ma ritornati alle linee di partenza, 129; i feriti e presi prigionieri, 32. Totale delle perdite 271.

                       Piero Visani



La condizione peggiore


       "Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno"...

                           Piero Visani

Un po' di sole nell'acqua gelida

       A volte sarebbe bello averne un po', anche poco, ma poi si deve prendere atto che è chiedere troppo.

                    Piero Visani





Storia di un anno

       A due giorni dal mio 67° compleanno, è tempo di fare la storia di questo anno per me sicuramente horribilis, senza dubbio uno dei peggiori anni della mia vita. Molte cose sono andate male, altre peggio, ma la cosa che mi ha ferito di più è stata la pugnalata che mi è stata inferta inopinatamente alle spalle, a livello uman-relazionale, da chi proprio non mi aspettavo potesse farlo.
       Ovviamente sono ormai passati cinque mesi, la ferita è assorbita, le cicatrici quasi a posto, il ricordo vivido ma gestibile. Non ho esigenze particolari, ho troncato ovviamente ogni rapporto, sono scomparso e non credo che riuscirò mai a vendicarmi davvero, anche se la speranza di poterlo fare mi accompagnerà sempre.
       Al tempo stesso, ora che è passato parecchio tempo, non posso che fare i miei sinceri complimenti a chi ha saputo concepire e realizzare con tanta perfidia un atto così nefasto e nefando. Ci voleva tanta nequizie, o tanta follia, per portare a termine un gesto del genere e, poiché sono cavalleresco al punto di riconoscere lucidamente i meriti dei miei nemici (e uso il termine "nemici" non a caso, ma per chiarire la natura dei miei rapporti odierni con tale soggetto), riconosco che è stato concepito e realizzato assai bene, cogliendomi quasi totalmente di sorpresa. Poiché mi pregio di essere una persona attenta e costantemente accorta, deve essere stata una porcata purissima ed egregia per avere avuto successo, del che non posso che rendere merito a chi l'ha freddamente e lucidamente compiuta.
       Scrivo tutto questo ex post, a strade ormai ampiamente divaricate e senza ritorno, e riconoscere i meriti del nemico è un atto che debbo compiere per cercare di continuare a crescere, a migliorare me stesso. Non aver concepito un'ipotesi del genere è stato solo ed unicamente un gravissimo errore mio, che ho debitamente scontato. Non pensavo si potesse scendere tanto in basso e invece mi sono sbagliato.
     Tra due giorni comincerà un nuovo anno della mia vita, che mi auguro non peggiore del precedente. Sono molto tranquillo e sereno. Il mio primo romanzo racconterà una storia assai diversa, molto più bella e gradevole. Costruttiva, non distruttiva. Come tutte le cose che sono solito fare.

                        Piero Visani












       

sabato 22 luglio 2017

Le Grenadier Guards a Inkerman, 5 novembre 1854 (Guerra di Crimea)

       Il 5 novembre 1854, durante l'assedio di Sebastopoli, una forte colonna di fanteria russa esce d'improvviso dalla città della Crimea e si avventa sulle truppe inglesi che la cingono d'assedio. La sorpresa è pressoché totale e il 3° Battaglione delle Grenadier Guards, facente parte della Brigata della Guardia, si trova non solo isolato dal resto delle truppe britanniche, ma pure frammentato in vari piccoli gruppi, di cui uno - composto da circa 100 uomini - si stringe intorno alla bandiera nazionale e a quella reggimentale, contro le quali si accaniscono i russi, dal momento che, all'epoca, la conquista di un trofeo del genere era il vanto di qualsiasi esercito.
      Per il piccolo nucleo delle Grenadier Guards la situazione si fa quasi subito disperata. I due vessilli passano di continuo di mano in mano, visto che i Granatieri che li impugnano vengono quasi subito feriti o uccisi dai russi, bramosi di impadronirsi ad ogni costo soprattutto della bandiera reggimentale, la più ambita.
       Alcuni ufficiali inferiori del battaglione, capitani e tenenti, organizzano a quel punto una disperata offensiva alla baionetta, al prezzo di non poche vite ma anche con il risultato di ricacciare per un po' di tempo i russi e consentire al resto del battaglione ed a reparti francesi di venire in loro soccorso, salvando le due preziosissime insegne.
       Il dipinto mostra il momento in cui le Grenadier Guards fanno rientro nello schieramento inglese da cui erano rimaste isolate, innalzando orgogliosamente le loro bandiere e ricevendo in cambio il tripudio di tutti i reparti britannici presenti in loco.

                        Piero Visani



2017, prima e dopo

       Dopo un semestre di mostruosi inganni, sono sicuro che tornerò a guardare a certi temi con la giusta dose di leggerezza, in ciò facilitato - di questo sono più che certo - dalla pubblicazione del mio primo romanzo, che costituisce comunque una forte esortazione a "vivere di più", che certo non mancherà di essere raccolta.

                             Piero Visani





Un anziano impostore

       Animato da un forte senso dello spettacolo, buon battutista, davanti alle telecamere dà il meglio di sé, specie quando ha due "spalle" come Parenzo e Telese, decisamente inferiori a lui sotto questi punti di vista.
       E' piuttosto abile nel presentarsi come contenitore di tutte le rabbie e le insoddisfazioni degli italiani, e si appressa a ripetere l'ennesimo giochetto: fare il pieno di voti promettendo una "rivoluzione liberale" che mai ci sarà e allestire un governicchio che avrà come ministri tutti i transfughi del suo partito passati a suo tempo con Renzi e ora, per timore di perdere la poltrona, sulla strada del ritorno (ma pronti altresì a ripetere l'operazione inversa, se e quando si renderà necessaria).
       Una delle componenti che ritengo più ributtanti di una religione che già detesto come quella cristiana è la favola del "figliol prodigo", colui che, dopo essersi fatto in vita tutti i cavoli propri, in articulo mortis si pente e cerca il perdono, venendo per di più privilegiato rispetto a tutti quelli che hanno fatto il proprio dovere. 
       E' quanto succederà anche questa volta con alfaniani e compagnia cantante, e il risultato sarà quello di sempre: una compagine magari in grado di vincere le elezioni, visto come ha ridotto l'Italia il PD, ma poi incapace di fare qualsiasi cosa di utile o di propositivo per l'assenza totale di una metapolitica che non si identifichi con quella dell'avversario e ovviamente di un personale politico che non abbia solo la consistenza di un Alfano...
     Nel corso del programma televisivo di ieri sera su La7, il buon Silvio Berlusconi ha cantato le lodi dei suoi governi; ha elogiato l'amicizia stretta con Gheddafi a fini di protezione delle frontiere dai migranti e, quando gli è stato giustamente rinfacciato COME sia finita quell'amicizia (vale a dire con Gheddafi sepolto dalle bombe lanciategli contro dalla NATO e dunque anche dall'Aeronautica Militare italiana), come sempre ha fatto appello a una condizione obbligata, impostagli dall'esterno, senza minimamente soffermarsi sul fatto - in verità fondamentale - che tale condizione potrebbe essere ricreata (artatamente o meno) ancora migliaia di volte e lui, ogni volta, chinerebbe ovviamente il capo...
       In ogni caso, uno spettacolino divertente, gestito con la solita abilità da entertainer, e saturo di promesse di ogni genere, compresa l'adozione della flat tax. E' mancata la promessa più attesa da molti italiani, la mitica "più pilu per tutti", e tuttavia, trattandosi di Berlusconi, è chiaro che i telespettatori erano ovviamente sollecitati a darla per implicita...
       Che dire? Questo è il centrodestra italiano, ovvero "Sopra e sotto il vestito, niente...!". Viene in mente il celebre commento del Duca di Wellington al suo Stato Maggiore la sera prima di Waterloo, nel mentre conduceva un'accurata ispezione dello schieramento francese. Un subaltermo gli chiese un parere su quello che sarebbe potuto accadere il giorno successivo e il Duca fu facile profeta, forte di quello che era accaduto nei lunghi anni (1807-1814) delle sue campagne contro i francesi in Spagna e Portogallo: "Verranno avanti alla solita vecchia maniera, e noi li batteremo alla solita vecchia maniera!"
       "En avant, Centre-Droite, en avant...!"

                       Piero Visani





venerdì 21 luglio 2017

Un uomo

        "Ma a me piace il tuo carattere, e pure il tuo modo di comportarti!", mi dice il mio sempiterno amico Fabrizio Rossettini con un ghigno sardonico.
       "Mi ami pure alla follia, talmente forte da buttarmi nel cesso?", ribatto io per stare al gioco e alla metafora.
      "No" - obietta lui - "non sono gay, non ancora, anche se, conoscendo le donne...".
      "Dici che la 'gaiezza' ci salverebbe?", sghignazzo io.
       "Assolutamente no" - obietta lui - "sarebbe quasi tutto uguale".
       "E allora come la chiudiamo, questa faccenda?", rilancia Fabrizio.
       "L'unica è che io muoia, magari in circostanze poco chiare. Questo farà di me una leggenda. Pensa a quanti fiori e a quante frasi strazianti sulla mia tomba, ricordi di ciò che non abbiamo potuto fare in vita..." ironizzo io.
       "Hai ragione!" - conviene Fabrizio - "Hai sempre avuto un bel senso del melodramma, che è una forma finta di dramma, un dramma inventato, costruito da menti in costante fibrillazione, bisognose di quiete, ma incapaci di trovarla".

                                       Piero Visani








Cala la tela ma non il Kalashnikov

       E' boom di vendite (+123% rispetto al 2015, toccando i 319 milioni di dollari) e profitti (40 milioni di dollari) per l'azienda che produce questa arma notissima, rustica, affidabile, potente.
       Il quotidiano torinese "La Stampa" le dedica oggi una pagina intera, nell'evidente intento di mettere a confronto l'Occidente "illuminato" con la Russia impegnata solo a produrre e vendere armi da guerra.
      In realtà, per chi non abbia gli occhi foderati di prosciutto, la diffusione delle armi individuali e - al tempo stesso - l'impegno dei governi di determinati Paesi a contenerne al massimo il proliferare saranno due temi dominanti del futuro, un futuro che si avvia a qualificarsi o come "una guerra di tutti contro tutti" (il bellum omnium contra omnes di hobbesiana memoria) o come la spasmodica ricerca - da parte degli underdog di tutto il mondo - di armi affidabili per sottrarsi alla schiavitù dei grandi potentati finanziari e politici, e delle loro schiere di eserciti in apparenza pubblici, ma in realtà sempre più privati, in quanto non al servizio dello Stato, ma delle consorterie che lo gestiscono e lo utilizzano per propri fini.
       Si approssima un futuro di orrore e di conflitti (più che di guerre vere e proprie) degno dei sogni (o degli incubi...) dei migliori scrittori di fantascienza. Non è un caso, ma è pure la proiezione del livello di autentico orrore che hanno raggiunto i rapporti umani, in tutti i campi: "Mors tua, vita mea". A me sta bene. A voi...?

                   Piero Visani



La curiosità uccise il gatto

       Un amico che mi conosceva (e mi conosce) bene mi profetizzò un giorno (era la primavera del 2012) che un soggetto altamente ideologizzato come il sottoscritto avrebbe avuto notevoli difficoltà ad inserirsi in partibus infidelium.
       Ero certo che avesse ragione, ma avevo voglia di smentirlo e di dimostrare a lui, ed anche a me stesso, che avrei potuto farcela. Dopo sei anni di esperienze nel mondo giudeocristiano, debbo riconoscere che aveva assolutamente ragione lui. Le religioni e le ideologie di morte hanno largamente prevalso sulle mie aspirazioni di vita.
       Avrei voluto dimostrargli che ci sapevo fare anche al di fuori da lidi conosciuti, che potevo diffondere la mia visione di vita anche in mezzo agli apologeti della morte, della rinuncia, della mortificazione della carne. Avrei voluto, e invece...
       E' il classico caso in cui la curiosità ha ucciso il gatto. Mi sono sentito forte al punto da riuscire a piegare tutto al mio prometeismo, alla mia volontà di potenza. E' stato un disastro totale ed è bene che io lo ammetta, perché si è forti solo se si è in grado di ammettere le sconfitte. Ripartirò da zero. L'ho fatto un'infinità di volte, lo rifarò ancora. Magari avrò maggiore fortuna, o cercherò meglio di procurarmela.

                     Piero Visani



Sofferenze

       Sto vivendo un periodo di inutili e molto dolorose sofferenze. C'è poco di nuovo, in verità, per me. Ergo meglio prenderne atto.

                  Piero Visani



L'Hidalgo

       Come ogni hidalgo, non amo le lesioni inferte al mio onore. Non sono a costo zero. Mi immagino mi siano state inferte deliberatamente, per liberarsi di me. Obiettivo raggiunto. 

                             Piero Visani



L'onanismo esistenziale

       Dicesi "onanismo esistenziale" quella modalità di vita in cui, invece che vivere, ci si dedica alle più diverse forme di masturbazione, a cominciare da quella intellettuale. Non ho problemi con questo tipo di pratica, ma non mi interessa né mi riguarda.
       Sto dove sono e dove sono stato messo con decisione non mia. Ho conosciuto quel sistema e non mi piace. Ringrazio e saluto. A me piace "vivere di più", non di meno.

                         Piero Visani



Da 66 a 67

       Tra pochi giorni, per la precisione il 25 luglio, compirò 67 anni.
        Quest'anno è stato durissimo e tale rimane. Non ho particolari commenti da fare e mi astengo deliberatamente dal farli, perché verrebbero - come spesso mi capita - alquanto fraintesi.
       Avrei miliardi di cose da dire, ma ho capito che non serve ed è per questo che nel corso dell'anno ho scritto ben due romanzi. Non riuscendo granché bene ad interloquire con gran parte del mio prossimo, ho parlato soprattutto con me stesso, scrivendo. Non come esercizio di scrittura terapeutica, ma per dare forma definitiva a dei bei ricordi. Forma definitiva soggettiva, ovviamente. 
       Sono incappato in gravi problemi, nel corso dell'anno, ma non desidero parlarne più. Voglio dedicare questa ultima parte della mia vita, oltre che al lavoro, al tentativo di raggiungere la massima serenità possibile e di ricercare la mia personale felicità.
       Sono consapevole di essere un soggetto parecchio difficile, ma sono alla ricerca di una complessa semplicità. Quest'ultimo non è - come potrebbe a prima vista sembrare - un ossimoro, ma un desiderio di fare cose piacevoli dovunque e comunque ciò sia possibile, ovviamente con soggetti non banali e semplicistici, ma adatti a me, in tutti i campi.
       Dovessi trarre un bilancio di questa annata, sarebbe ai limiti (o forse oltre) del catastrofico, ma sono qui per annullarne gli effetti e invertire la tendenza.

                     Piero Visani



Paradossi

       A volte si trovano motivi di soddisfazione e di vita più in un necrologio che in tante altre cose. Un bel paradosso...

                         Piero Visani



giovedì 20 luglio 2017

Filosofie


       Come spero di aver dimostrato a me stesso - e a breve anche ai lettori - scrivendo i miei due romanzi, ho sempre cercato di preferire la vita alla morte, il soddisfacimento alla rinuncia, lo sperimentare al rifiutare, ampliando i miei orizzonti e le mie esperienze.
       Ho raccontato tutto questo e ne sono molto lieto. Ho compiuto un atto di coraggio verso me stesso e verso le vite che ho avuto. Non mi sono fatto bloccare o paralizzare da alcunché. Ho guardato al divenire perché, nel divenire, continuavo ad essere. Non ho rinunciato a niente. Ho colto un'infinità di attimi fuggenti e vi ho costruito frammenti di autentica felicità.

                        Piero Visani




"Navi di ferro, teste di legno"


       Mi ero dimenticato che oggi è l'anniversario della battaglia navale di Lissa (1866). Come allora, molto meglio armati e con navi più potenti, ma guidati dal nostro classico sistema di selezione alla rovescia: più sei "testa di legno", più vai avanti. E qualche povero meritevole a morire per salvaguardare l'onore. Ma l'onore di chi, di un Paese che fa fare carriera alle teste di cazzo?
       In reverente ricordo del comandante Alfredo Cappellini, deceduto a Lissa con tutto il suo equipaggio.

                   Piero Visani



Facile indovino


       Avevi indovinato fino all'ultimo frammento di che si trattasse, lo sapevi e speravi che non fosse assolutamente così. Invece lo era, lo è, ed è devastante, perché è più che pazzesco. Purtroppo, non è raro per chi ama sempre stare al di fuori dei binari della normalità. E' anche questa "coazione a ripetere", ed è mia, tutta mia.

                    Piero Visani



Aurea levitas


       Le cose della vita si gestiscono - a mio giudizio - con levitas, cercando di trarre il massimo da ciascuna situazione e ricordandosi - da bravi tattici - che la duttilità operativa è ciò che consente di ottenere i massimi risultati.
       Ovvio che tutti abbiamo ambizioni e voglia di assoluto, ma la flessibilità tattica non impedisce di puntare in alto, induce solo a farlo gustando ogni singolo momento, ogni attimo fuggente.
       Altrimenti sono solo recriminazioni, in attesa di un assoluto che potrebbe anche non venire mai. In ogni caso, nella di lui attesa, è preferibile dire "ho vissuto", piuttosto che "ho aspettato". O no?
       La flessibilità tattica mi ha consentito di scrivere due romanzi, che mi è piaciuto scrivere e che mi hanno ricordato situazioni ed esperienze molto piacevoli.

                      Piero Visani



La "Grande Muette"


       Se vorrà farsi sentire, la "Grande Muette" dovrà cominciare a parlare, per atti. Se per caso pensasse di poter combattere i "cultori di grannies" della grande finanza con le parole o i gesti sdegnosi, prenderà l'ennesima cantonata.
       L'Europa muore anche per la totale mancanza di virilità dei suoi militari, molto soldati e poco o punto guerrieri.
       Anche De Gaulle, a suo modo, fu un contestatore del legittimo governo francese.
       Nelle società liberal-capitalistiche, i militari dovrebbero sapere che le classi dirigenti politiche ed economiche hanno clienti - reali e/o potenziali - non nemici. Ergo il loro ruolo è necessariamente svalutato. Di conseguenza, o ne tengono conto, o finiranno a fare da "body guards" dei padroni, cosa che già fanno, peraltro...

                         Piero Visani

Rivelazioni


       A volte ti accorgi che era tutto esattamente come avevi pensato che fosse e ti chiedi che cosa possa essere ad averti procurato una maledizione di tale entità. Non sai dare risposte, ma sei contento del tuo sempiterno amore per il "carpe diem". In mancanza dell'assoluto, il relativo ti ha dato sempre le uniche felicità che hai conosciuto. E che ti sono e restano incredibilmente care.

                          Piero Visani



OK


       Credo di aver compreso, ma le situazioni si gestiscono, non si devastano. E' meglio. E' più saggio. E' più intelligente. Non è emotivo, è creativo... Si fanno tante cose belle comunque. Si usa il proprio tempo a fini costruttivi, non distruttivi.

                           Piero Visani



mercoledì 19 luglio 2017

Uomini e merci


       Il 10 luglio 2013, quando mi iscrissi a Facebook, non avevo minimamente sentore che sarei entrato all'interno di un supermercato. E nemmeno me ne accorsi per un bel pezzo successivamente.
      Nella mia ingenuità, pensavo di esservi entrato come uomo e invece vi ero entrato come merce. Una merce esibita sulle scansie di questo grande supermercato virtuale e pronta ad essere acquistata e portata via dal primo o dal migliore offerente.
      Non che ci arrivassi da giovinetto, su questo social, ma ci arrivavo - e lo ripeto - come uomo, cioè come persona con i suoi valori, la sua mente, la sua cultura, i suoi piccoli e grandi interessi.
      Mi accadde abbastanza in fretta, in meno di un mese (il 6 agosto 2013), di essere ricercato come merce, ma a quel tipo di ricerca non ero davvero abituato. Ho sempre più creduto alla causalità, all'empatia, all'idem sentire.
       Ho passato almeno due anni e mezzo senza pensare mai di essere nato come merce, senza neppure sospettarlo, probabilmente perché sono anziano e ho una visione del mondo diversa e ormai superata. Ho cominciato a capirlo quando è bastato un solo fuggevole incontro a far preferire una merce nuova ad una merce vecchia.
       La cosa non mi mise particolarmente in allarme. Conosco la natura delle curiosità, anche di quelle sentimental-sessuali, per cui penso che il fruire di mercé nuova non ti debba necessariamente portare a disprezzare la vecchia.
       Inoltre - e qui ho commesso un errore enorme - non ho fatto i conti con la volubilità, la voglia di cambiare, la paura dell'invecchiamento e dell'isolamento sociale, il perbenismo, etc.
       Così, anche in questo caso percependolo solo in parte, sono divenuto dapprima merce deperibile (da consumare "prima del..."), poi merce deperita e infine merce di cui sbarazzarsi, se possibile molto rapidamente.
       Non ho nulla di che lamentarmi o di che recriminare. Capisco e accetto tutto. Avrei puntato un euro per scommessa su una minima prestazione di attenzione alla mia singolarità e alla grande quantità di tempo spesa nell'esercizio di funzioni di sostegno. Avrei malamente perso. Sono stato e sono merce, ormai da inceneritore. Infine l'ho capito. Colpa mia, ovviamente. E non sto affatto ironizzando: davvero colpa mia.
       E' per questo che ho scritto il mio primo romanzo: per sentirmi un po' meno merce.

                               Piero Visani



Nordest


       Ma ovviamente nel Nordest tornerò, pur essendo troppo tardi, se qualcuno mi inviterà a presentare il mio romanzo. E' una storia che in parte si svolge in quelle zone, per cui potrò piacevolmente confrontarmi con il pubblico, che mi auguro molto selezionato.
      Non avendo alcunché da nascondere, io mi confronterò volentieri con gli eventuali lettori.

                             Piero Visani

                              

L'Alf-ternativa


       Si prepara, per le prossime elezioni, un Centrodestra alternativo, agguerrito, molto incisivo e diversissimo dalle posizioni incerte e a basso profilo degli altri partiti. Alfano mira - molto correttamente, dal suo punto di vista - ad essere riconfermato agli Esteri, mentre Tremonti si prepara a rimettere all'onor del mondo la macchina del fiscalismo più esasperato, come peraltro aveva già fatto nella sue precedenti esperienze di governo, salvo poi venire alla "Gabbia" a dire, una volta che queste si erano concluse, che era stato obbligato a farlo. 
       Tutti soggetti liberi e autonomi: il ritorno dei morti viventi...

                                   Piero Visani

Viaggi di lavoro


       Un amico ha insistito moltissimo perché domani lo accompagnassi in un città del Nordest a chiudere un affare. Ho declinato. Per noi è troppo tardi.

                    Piero Visani


    

I proscritti


       E' una condizione che esiste. La conosco da oltre mezzo secolo, ergo la conosco bene. Non posso dire che mi preoccupi. Sono talmente saturo di disgusto e rifiuto esistenziali che non mi preoccupa più nulla. Lavoro e vomito. Vomito e lavoro.

                       Piero Visani

Sempre pensando a Philippe Leroy-Beaulieu


       Un aristocratico - per sua intrinseca natura - non subisce affronti: se può, li lava; se non può, scompare.

                        Piero Visani



Combattimento di Reichenbach (22 maggio 1813)


       Dopo la disastrosa campagna di Russia, conclusa nei primi giorni di gennaio del 1813, Napoleone è costretto a fare fronte all'offensiva congiunta di tutti i suoi nemici coalizzati: Russia, Austria e Prussia.
       La "Grande Armée" ha bisogno di essere ricostruita in tutta fretta, arruolando le classi più giovani, spostando truppe francesi dalla penisola iberica, dove sono impegnate contro Wellington, e facendo ricorso ad ogni risorsa disponibile.
       La "Grande Armée" della primavera 1813, schierata in Germania, è una forza numericamente poderosa, ma formata da truppe giovani e inesperte, e soprattutto prive di un'adeguato contingente di cavalleria, in quanto la campagna di Russia ha provocato una drammatica moria di animali e le forniture di cavalli sono sempre più difficili da garantire, anche sostenendo spese elevatissime.
       Dopo le vittorie francesi di Lutzen e Bautzen, ottenute - oltre al genio strategico e tattico di Napoleone - anche grazie al formidabile slancio dei giovanissimi soldati francesi (detti "Marie-Louise" dal nome di Maria Luisa d'Austria, seconda moglie dell'Imperatore), ogni successo sul campo non riesce mai ad essere sfruttato fino in fondo a causa della grave carenza di cavalleria.
       A Reichenbach (22 maggio 1813), disponendo di un'ottima occasione per colpite pesantemente i russi, Napoleone è costretto ad impiegare più volte la Cavalleria della Guardia, composta da veterani e che può ancora disporre di buone monte.
       Le ripetute cariche dei Lancieri polacchi (qui ritratti) e olandesi della Guardia Imperiale garantiscono il successo francese nello scontro.
       Nel corso della battaglia viene colpito a morte il generale francese Géraud Duroc, Gran Maresciallo di Palazzo dell'Imperatore, fraterno amico del medesimo e titolare del delicatissimo incarico di procurargli pressoché quotidianamente compagnia femminile "generosa". Il rimbalzo di una palla di cannone (il cosiddetto "ricochet") gli sfonda praticamente lo stomaco, senza lasciargli scampo, ma a prezzo di un'agonia di dodici ore. Napoleone rimane molto scosso dalla perdita di quel fedele subordinato.

                             Piero Visani