Tra pochi giorni, per la precisione il 25 luglio, compirò 67 anni.
Quest'anno è stato durissimo e tale rimane. Non ho particolari commenti da fare e mi astengo deliberatamente dal farli, perché verrebbero - come spesso mi capita - alquanto fraintesi.
Avrei miliardi di cose da dire, ma ho capito che non serve ed è per questo che nel corso dell'anno ho scritto ben due romanzi. Non riuscendo granché bene ad interloquire con gran parte del mio prossimo, ho parlato soprattutto con me stesso, scrivendo. Non come esercizio di scrittura terapeutica, ma per dare forma definitiva a dei bei ricordi. Forma definitiva soggettiva, ovviamente.
Sono incappato in gravi problemi, nel corso dell'anno, ma non desidero parlarne più. Voglio dedicare questa ultima parte della mia vita, oltre che al lavoro, al tentativo di raggiungere la massima serenità possibile e di ricercare la mia personale felicità.
Sono consapevole di essere un soggetto parecchio difficile, ma sono alla ricerca di una complessa semplicità. Quest'ultimo non è - come potrebbe a prima vista sembrare - un ossimoro, ma un desiderio di fare cose piacevoli dovunque e comunque ciò sia possibile, ovviamente con soggetti non banali e semplicistici, ma adatti a me, in tutti i campi.
Dovessi trarre un bilancio di questa annata, sarebbe ai limiti (o forse oltre) del catastrofico, ma sono qui per annullarne gli effetti e invertire la tendenza.
Piero Visani
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