Alcuni amici, molto carini e solleciti, mi chiedono le ragioni di un certo mio silenzio giornalistico. Rispondo loro con la verità: avendo dovuto lasciare un certo tipo di mercato grazie alle condizioni in cui è stata ridotta l'economia italiana, non ho cercato redditi di cittadinanza. Sono da sempre ferocemente antistatalista, anche - e direi soprattutto... - quando ci vado di mezzo di persona (sapete: una modesta questione di coerenza...). Mi sono quindi dato da fare per porre rimedio alle difficoltà del momento. Almeno in parte ci sono riuscito, anche se dovrò ulteriormente aumentare il numero delle ore di lavoro quotidiane. Ma di tutto questo, all'Italia degli stipendi di cittadinanza, dei redditi di cittadinanza, dei "ponti" dal 18 aprile al 2 maggio non interessa alcunché e, in fondo, nemmeno a me. Ho un'etica elementare e, se mai dovessi salvarmi, mi salverò da solo.
Quanto allo scrivere, sono in una fase di disgusto politico totale. Vedo una banda di dilettanti non più allo sbaraglio, ma già brillantemente autosbaragliatisi, in preda al loro rivendicato nullismo. Li lascio fare, sorridendo mestamente. Il rivendicato nullismo è una malattia nazionale di vecchia data. Piace al popolo, all'(in)colto e all'inclita. Che potrei fare io?
Vedo sostenere con leggerezza tutto e il contrario di tutto, anzi NIENTE E IL CONTRARIO DI NIENTE. Di che dovrei preoccuparmi? Vado d'accordo con qualche decina di persone, che almeno hanno un po' di etica e di cultura politiche. Per il resto, vedo la sempiterna "Droite la plus bete du monde" alle prese con i suoi amori mai spenti, i suoi Mussolini (di cognome...), le sue "difese della Cristianità", il suo "Dio, Patria e Famiglia" (perennemente sbertucciato, nei fatti...). E allora spengo il computer e ne accendo un altro, quello dove scrivo per me e per i miei vari lavori. Salut!
Piero Visani
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