lunedì 31 dicembre 2018

Minima autostradalia

       Nel caso in cui domani, come tutti i primi dell'anno di tutti gli anni (Paese serio, il nostro...), i pedaggi autostradali dovessero aumentare, gli oltre quaranta morti del ponte Morandi di Genova avranno chi li avrà celebrati in pompa magna (intesa come "magna magna"...); i loro assassini avranno il "giusto premio" delle loro nefandezze e il "governo del cambiamento" avrà dimostrato urbi et orbi quanto è stato finora in grado di (o ha voluto...) cambiare: esattamente NULLA. Via con gli aumenti dei pedaggi autostradali di ogni primo gennaio di ogni santo anno (o anno santo...). Con tante scuse, funerali di Stato e predicozzi di Capodanno ai defunti, e con tanti begli sberleffi a chi crede ai "governi del cambiamento"... E' il cambiamento antropologico che serve, in Italia, e allora guardatevi certe facce da "esecutivo del cambiamento" per mettervi il cuore in pace, al riguardo...

                                Piero Visani





Bann(are)

       La strombazzata nascita di istituti di formazione per "la difesa dell'Occidente giudeocristiano" (sic) da parte di soggetti indicati come apologeti del sovranismo mi fa comprendere come vecchi e tragici servilismi possano essere vestiti a nuovo rimanendo dannatamente uguali a se stessi, cioè servili. Fortunatamente, l'ambizione di fare il cane da guardia dei "giudeocristiani" non l'ho mai avuta e continuo a non averla: "À chacun son goût". Piuttosto che arruolarmi in certi eserciti, faccio l'obiettore di coscienza, ponendo fortemente l'accento sulla parola "coscienza"...

                                                    Piero Visani






                                       

giovedì 27 dicembre 2018

Exit Strategy

       Festività passate a preparare versioni di curricola in varie lingue, a individuare destinatari di lettere di presentazione, a selezionare in ordine di priorità Paesi dove andare a cercare di compiere un ultimo tratto esistenziale prima della liberazione finale. Siccome io sono notoriamente scemo e incolto, nonché privo di titoli di un certo peso, non aggraverò le condizioni generali della Nazione acuendo il fenomeno della "fuga dei cervelli", dunque mi sento assolutamente più lieve e privo di sensi di colpa. Però sto facendo un lavoro di preparazione minuzioso, perché si tratti di un'operazione ben condotta, tatticamente e strategicamente, anche se dovesse risultare un po' più lunga del prevedibile. Siccome "uno vale uno" e per mia sfortuna non "ho studiato all'università della vita",  ma ho messo solo insieme qualche qualifica puramente teorica, sarà facilissimo sostituirmi, tanto più che ho sempre svolto una professione privata e non lascio posti liberi.

                     Piero Visani




                              

domenica 23 dicembre 2018

Vive la différence!

       In Italia, ogni governo che succede ad un altro aumenta il livello della tassazione. In questo - ed esclusivamente in questo - consiste, per il cittadino medio, la differenza tra l'esecutivo attuale e quello antecedente. In attesa che quello futuro si mantenga saldo su questa linea, aumentando ulteriormente detto livello.
       Chi sostiene che quello gialloverde sia "il governo del cambiamento" mente soprattutto a se stesso. Semmai, è il governo della più assoluta conservazione.

                     Piero Visani




mercoledì 19 dicembre 2018

Comunicazione forse sovranista, ma non certo "sovrana"...

       Forse nel 2019 potrebbe aumentare l'IVA, e forse pure le accise, mentre il reddito di cittadinanza e la riforma della Legge Fornero scatteranno dal 1° aprile. Ah, OK, tutto chiaro...
       Molto buona, e convincente, la comunicazione dei gialloverdi...

                           Piero Visani



Partirono "preti" e tornarono... "curati"!

      William Shakespeare avrebbe commentato con un sapido: "Molto rumore per nulla". Colti in "fallo" (ma ne hanno uno? Ed è poi così "duro"?), i rivoluzionari da operetta nostrani hanno scoperto che, alla fine, la cosa più semplice da calare sono le brache. Figura di purissimo guano, mentre il "governo del cambiamento" fa comparire nuove tasse per ogni dove.
       Il principe Antonio de Curtis, in arte Totò, si chiedeva se fossimo "uomini o caporali?" L'interrogativo è tuttora da sciogliere, ma - diciamocelo - quel che è certo è che non siamo "capitani"...

                      Piero Visani








domenica 16 dicembre 2018

Umberto Visani, "UFO: le prove" - Recensione

       Questo quarto saggio di mio figlio si fregia di un titolo volutamente provocatorio: UFO: le prove (Edizioni Segno, Udine, 2018, 370 pagine, prezzo 27 euro). Tale scelta non è stata casuale, ma frutto di una linea di pensiero che Umberto segue da quando - giovanissimo - ha iniziato ad interessarsi di ufologia: non accostarsi al fenomeno in termini fideistici, scandalistici o complottistici, ma guardare ad esso nella forma più fredda, razionale e scientifica possibile, tenendosi lontani dal manicheismo di quanti si posizionano ai due estremi possibili dell'approccio in materia, quello de "Gli alieni sono fra noi" e quello de "Gli UFO non esistono".
       Con visione e volontà scopertamente enciclopediche, Umberto ha messo insieme una vera e propria storia della presenza degli oggetti volanti non identificati nelle vicende umane, partendo dall'antichità per approdare fino ai tempi presenti, corredando il tutto con un capitolo dedicato alle abductions, cioè ai rapimenti alieni, un fenomeno decisamente bisognoso di approfondimenti.
       Non c'è, in tutto il libro, nessun capitolo o singolo paragrafo che non sia attentamente documentato, con tutto quello che è oggi possibile reperire sul tema, rifiutando tanto la creduloneria acritica quanto la chiusura indiscriminata; un approccio - quest'ultimo - che appare un po' troppo impegnato non a studiare un fenomeno, ma a negarlo aprioristicamente, quasi che tutti gli oggetti volanti non identificati comparsi un'infinità di volte nei cieli della Terra fossero frutto, al più, di "stati di allucinazione". Non è così, ovviamente, e l'Autore si preoccupa di cercare di dimostrarlo fornendo resoconti, testimonianze e prove molto dettagliate, di cui fa notare la singolarità, non necessariamente la totale veridicità, anzi precisando di aver preso in considerazione solo i casi storicamente più fondati (a cominciare da quello - macroscopico - di Rosswell, nel 1947) e non astenendosi certo dal manifestare dubbi e riserve su quelli dove le prove a sostegno sono più blande.
       UFO: le prove si presenta così come un libro di esposizione ad ampio spettro di un tema altamente controverso, ma sempre molto vivo e attuale, e lo fa in una logica che è quella tipica di ogni ricercatore serio: la revisione continua e costante di tutti gli elementi a disposizione, probatori o negatori che siano. A differenza di quanto è solita affermare la stampa mainstream, la revisione storica non ha alcunché a che vedere con il revisionismo, che è un approccio "a tesi", inteso a dimostrare qualcosa di specifico. Per contro, il libro di Umberto lascia parlare i fatti, i documenti, le testimonianze. E' chiaro che la sua impostazione autoriale è a sostegno della credibilità del fenomeno, ma nessuno è sollecitato o indirizzato a pensarla come lui. Un saggio molto accurato, dunque, di solidissima impostazione scientifica. E' chiaro che poi ci sarà sempre qualcuno che parlerà di "complottismo" o di "visioni", ma prenderemo le sue critiche come manifestazione di competenza, perché chi parla di "complotti" deve evidentemente conoscerli molto bene, mentre le "visioni" (o le allucinazioni) deve essere uso a diffonderle. A quel punto, ovviamente, "ubi maior minor cessat". E noi, nel campo della manipolazione, siamo - per dirla con David Bowie - degli "absolute beginners" e tali vorremmo rimanere...

                          Piero Visani





sabato 15 dicembre 2018

Que reste-t-il?


       Su alcuni quotidiani mainstream di oggi si leggono accorate analisi sulle ragioni per cui "molti giovani non sono più di sinistra". A me l'interrogativo pare sinceramente malposto: sebbene le categorie politiche novecentesche siano ormai morte e sepolte, se esistesse ancora una Sinistra che non si basasse sul privilegio economico e sociale, non disprezzasse i lavoratori, non fosse prostrata ai piedi del "Dio Mercato", magari del consenso ne raccoglierebbe ancora. Per contro, poiché la Sinistra oggi è la conservazione, difficile che possa piacere a dei giovani, tanto più a quelli che non hanno smesso di pensare.
       Il problema dunque non sono i giovani, ma una Sinistra ormai oligarchica, reazionaria e serva del capitale. Non proprio posizioni da suscitare entusiasmi giovanili, visto che alcuni degli interpellati rispondono con estremo fastidio al tentativo di accostarli a qualche forma di Sinistra, come un tempo si faceva con il fascismo.
      Fossero ancora attenti esegeti di un Guccini, si potrebbe consigliare ai paleo-sinistri l'ascolto di questi pochi versi, al termine di uno dei tanti parties cui non cessano di dedicarsi:

"E l' eco si è smorzato appena
delle risate fatte con gli amici, dei brindisi felici 
in cui ciascuno chiude la sua pena, 
in cui ciascuno non è come adesso da solo con se stesso 
a dir "Dove ho mancato, dov'è stato?", 
a dir "Dove ho sbagliato?" (F. Guccini, "Canzone di notte n. 2").

       A volte, un po' di sana autocritica...

                                   Piero Visani




martedì 11 dicembre 2018

"Terroristi" o "resistenti"?

       Con la propensione riduzionistica che gli è propria, il ministro dell'Interno Salvini ha definito Hezbollah (il "partito di Dio", ben rappresentato all'interno del Parlamento libanese) un movimento "terroristico islamico", facendo comprensibilmente infuriare il Ministero della Difesa (che ha militari sul campo e non amerebbe irritare i solidissimi combattenti Hezbollah, assai temuti anche dagli israeliani, che ricordano bene l'esito per loro infausto della campagna del 2006 in Libano). Ora, è giusto che ciascuno abbia i propri riferimenti ideologici - e quelli di Salvini sono chiarissimi, nell'area mediorientale, da tipica "destra borghese" - ma non è che al mondo ci sia unanimità sul ruolo di Hezbollah, al quale da varie parti è sempre stato riconosciuto lo status di "movimento di resistenza e di liberazione nazionale".
       Per la solita ironia della Storia, si nasce "partito armato" e poi - se si vince - si diventa "resistenti" e - se si perde - "terroristi". Ma Hezbollah ancora non ha perso, anzi...
       Forse mi sbaglio, ma mi pare di avere già sentito tale distinzione e visto svilupparsi questa dinamica...

                   Piero Visani




domenica 9 dicembre 2018

Sapessi come (NON) è strano sentirsi "incattivito" da italiano

"Quante ore lavori al mese, da autonomo? Molte più di prima, ma i clienti diminuiscono a vista d'occhio e la loro inclinazione a pagare i lavori da me svolti sta sparendo".
"Il tuo potere d'acquisto è aumentato? No, è fortemente diminuito".
"Paghi tasse e balzelli vari? Sempre di più".
"Dove vai in vacanza? Non vado in vacanza da un decennio".
"Tuo figlio lavora? Ha un'occupazione precaria, costantemente revocabile".
"Ti senti "incattivito"? Ma no, è il migliore dei mondi possibile, il mondo della globalizzazione e della ininterrotta circolazione delle merci".

"Mi stai prendendo in giro? Sì, proprio come stai facendo tu, con le tue domande idiote e provocatorie. Va bene aver rovinato un continente, un Paese, i ceti medi e quelli piccoli, ma anche prendere per le terga la gente con riflessioni assurde da iper-privilegiati è forse un esercizio che potresti risparmiarmi, altrimenti - sai - forse mi "incattiverò" ancora di più...

                                                  Piero Visani








sabato 8 dicembre 2018

Feudalesimo democratico

       L'attuale segretario generale del Censis, Giorgio De Rita, quello del "sovranismo psichico", è uno degli otto figli di Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis per una vita. Se è giusto accettare la sua definizione di "sovranismo psichico", sicuramente è anche giusto fare propria quella di "feudalesimo democratico" o di "democrazia monarchica", quella dove le cariche passano di padre in figlio.
       Attendo un commento delle "anime belle" e dei difensori del "migliore dei sistemi possibile". Se ne fai parte, al vertice, certamente sì...

                              Piero Visani




giovedì 6 dicembre 2018

La taxation au pouvoir

       Il mio interesse per la politica, da giovane molto elevato, si è drasticamente ridotto, fino ad azzerarsi, quando mi sono reso conto che, quanto meno in Italia, l'essenza del 'politico' non era la contrapposizione amico/nemico, per dirla con Carl Schmitt, ma la convergenza 'io tasso-tu tassi-noi tassiamo'.
       Abituato a vivere del mio lavoro e delle mie eventuali capacità, non legato ad alcuna greppia, ostilissimo a molte forme di Welfare State, abituato a vivere (e morire) come un lupo solitario, ho finito assai presto per non riconoscermi non tanto in alcun tipo di politica, ma certamente in nessun tipo di politico, visto che l'evidente obiettivo dei medesimi era solo ed esclusivamente ingrassare se stessi, le clientele e le burocrazie che li supportavano e li supportano, mediante livelli crescenti di tassazione.
       Sorrido perciò divertito nel vedere "il governo del cambiamento" (cambiamento de che...?) prepararsi a mettere una nuova tassa - l'ennesima - sulle auto, ovviamente per nobili motivazioni ecologiche, perché non si deve mai tassare (atto di espropriazione privatistica - non pubblicistica come si sostiene, per completare la presa per le terga delle "anime belle" - di denari) se non che per il "bene comune", un valore che in genere si quantifica con "sempre meno soldi in tasca a noi e sempre di più al trinomio politici-burocrati-rispettive clientele".
       Se questo avrebbe dovuto essere il governo del cambiamento, io ci vedo invece una continuità di inclinazione alla tassazione totalizzante che è tipica della maggior parte dei governi europei. Accompagnati dalla fiscalità dalla culla alla tomba, cercheremo di accelerare il più possibile l'itinerario prescritto, in modo da concluderlo al più presto, visto che non è obbligatorio stare troppo a lungo in questa valle di lacrime; o di fuggire verso lidi meno folli e autolesionistici. Quanto agli estimatori di questo sistema, avranno tutto gratis, meno la vita. Quella sarà assolutamente a debito, nonché un'esperienza da dimenticare, in eterno.

                                          Piero Visani




martedì 4 dicembre 2018

Un libro in regalo per Natale

       Maltrattata a scuola e sempre più cenerentola nelle università italiane, la Storia resta comunque al centro degli interessi sia dei suoi numerosi appassionati (che paiono aumentare, invece che diminuire, mentre le sue fortune "istituzionali" declinano visibilmente) sia di quei giovani (non sono pochi) che vogliono cercare di sapere - e capire... - in quale mondo vivono e perché.
      Proprio pensando a questo tipo di pubblico generalista ho scritto il mio libro (Piero Visani, Storia della guerra dall'antichità al Novecento, Oaks Editrice, Milano 2018, 195 pagine, prezzo 18 euro), cercando di dargli una forma leggera, chiara, leggibile anche dai lettori non specialisti. In 27 brevi capitoli, racconto la storia del fenomeno bellico dall'antichità greca a subito prima dello scoppio della Grande Guerra, seguendone i rapporti con l'evoluzione della società, delle tattiche e delle tecnologie. Senza appesantire il lettore con trattazioni soverchiamente dotte, ma sviluppando gli argomenti in modo da potersi fare una prima idea su alcuni temi fondamentali, e supportando il testo con una bibliografia molto ampia, di modo che chi vorrà potrà trovare numerosi testi di approfondimento su qualsiasi argomento abbia ritenuto interessante.
       Questo l'indice del volume:

Premessa
Introduzione
Capitolo 1: Il mondo greco
Capitolo 2: Il mondo romano - la Repubblica
Capitolo 3: Il mondo romano - l'Impero
Capitolo 4: L'impero bizantino
Capitolo 5: Gli Arabi
Capitolo 6: L'alto Medioevo
Capitolo 7: Dal Medioevo all'Età moderna
Capitolo 8: I condottieri
Capitolo 9: L'avvento del tercio
Capitolo 10: La guerra dei Trent'Anni (1618-1648)
Capitolo 11: La guerra a cavallo fra Seicento e Settecento
Capitolo 12: La guerra navale
Capitolo 13: L'esercito di Federico il Grande
Capitolo 14: La guerra dei Sette Anni (1756-1763)
Capitolo 15: La guerra Franco-Indiana (1754-1763)
Capitolo 16: La Rivoluzione Americana (1776-1783)
Capitolo 17: La Rivoluzione Francese
Capitolo 18: L'ascesa di Napoleone (1796-1808)
Capitolo 19: Declino e caduta dell'impero napoleonico (1809-1815)
Capitolo 20: La Prima Guerra d'Indipendenza (1848-1849)
Capitolo 21: La guerra di Crimea (1854-1856)
Capitolo 22: La Seconda Guerra d'Indipendenza e la spedizione dei Mille (1859-1860)
Capitolo 23: La Guerra Civile americana (1861-1865)
Capitolo 24: La Terza Guerra d'Indipendenza (1866)
Capitolo 25: La Guerra Franco-Prussiana (1870-1871)
Capitolo 26: Le guerre coloniali
Capitolo 27: La guerra navale dalla fine del Settecento agli albori del Novecento
Bibliografia

       In definitiva, un libro che può essere un'ottima e agile lettura per parenti, amici e conoscenti appassionati di Storia e destinatari di un dono natalizio. E già si annuncia il seguito del medesimo: Storia della guerra nel XX secolo, che uscirà, sempre per i tipi di Oaks Editrice, alla fine del 2019.

                                        Piero Visani




lunedì 3 dicembre 2018

Cosa resterà di noi...

       Dopo la chiusura del Gruppo Orbis, non cesserà ovviamente la mia attività professionale, per quanto sotto altre forme.
       L'ASER continuerà la sua attività nel campo della:
- consulenza tesi;
- sintesi testi;
- traduzioni;
- studi e ricerche in vari campi;
- ghostwriting e speechwriting.

       Quanto a me, continuerò a scrivere libri (personalmente e per conto terzi), articoli di giornale e saggi per riviste, e ad occuparmi di varie attività editoriali, dovunque e comunque ciò sia possibile. Continuerò inoltre ad occuparmi di comunicazione politica e mediatica, ma da libero professionista e non più avvalendomi di una società. Non sono più giovane, ma ho un amplissimo patrimonio di esperienze in vari campi e spero di poterlo ancora utilizzare, anche perché le competenze effettive, oggi, sono molto meno diffuse di quanto si voglia far apparire.
       Mi piacerebbe anche occuparmi di formazione nel campo della storia militare, della strategia e delle relazioni internazionali, ma credo che quella rimarrà un'ambizione insoddisfatta: in giro c'è troppa gente più preparata di me in materia ed è inutile che faccia circolare il mio pur ricco curriculum... Dovrò farmene una ragione.

                              Piero Visani





domenica 2 dicembre 2018

Chiusure

       Non sono l'unico ad aver chiuso la mia piccola società di servizi. Non sono stato il primo, non sarò certo l'ultimo. Si preannuncia un bel mondo fatto di fiscalità esasperata, divieti esasperati, regolamentazioni ossessive e zero circolazione di denaro. Sarà divertente, a quel punto, fare "i prenditori" e i "percettori": il denaro in eccesso per mantenere se stessi, le burocrazie e le clientele dovrà essere preso da questi ultimi - ove ancora possibile - manu militari, perché altro danaro in giro non ci sarà. Quest'Europa sta per scoppiare: spero sinceramente di non perdermene l'esplosione, che è l'unica cosa che mi resta da perdere. I disperati godono degli inferni, perché sperano di fare agli altri quello che è stato fatto loro...

                          Piero Visani





I marescialli di Napoleone

       Il 19 maggio 1804, il giorno successivo alla nomina di Napoleone Buonaparte ad imperatore dei francesi da parte del Senato, venne reso noto l'elenco dei "Marescialli dell'Impero", in numero di 18 (14 effettivi e 4 onorari).
       Il primo della lista era Alexandre Berthier, prezioso capo di Stato Maggiore di Napoleone; dopo di lui veniva Gioacchino Murat, cognato dell'imperatore. Seguivano nomi noti e meno noti, tanto al lettore comune quanto agli appassionati di storia, nell'ordine che segue:
Moncey (ad honorem)
Jourdan
Massena
Augereau
Bernadotte
Soult
Brune
Lannes
Mortier
Ney
Davout
Bessières
Kellerman (ad honorem)
Lefebvre
Pérignon (ad honorem)
Sérurier (ad honorem).

       Il più anziano della lista era Kellerman, prossimo alla settantina, mentre il più giovane era Davout, appena trentaquattrenne.
       Negli anni che seguirono, altri otto ufficiali generali - sette francesi e uno polacco - vennero insigniti del prestigioso titolo:
Victor, nel 1807;
Macdonal, Marmont e Oudinot, nel 1809;
Suchet nel 1811;
Gouvion Saint-Cyr nel 1812;
Poniatowski nel 1813;
Grouchy nel 1815.
       Sto pensando di scrivere un libro sul tema, che abbini le loro imprese militati a tratti personali e caratteriali. Vedrò.

                          Piero Visani




       

sabato 1 dicembre 2018

Le Marie Antoniette

       La celeberrima frase della regina Maria Antonietta, relativa al fatto che il popolo affamato avrebbe sempre potuto mangiare brioches (se solo avesse avuto il denaro per comprarle) pare sia apocrifa. Non è apocrifa, per contro, la decisione del presidente Macron/micron di rispondere alle nuove manifestazioni di piazza dei gilet jaunes con la scelta di spendere mezzo milione di euro per abbellire le sale del palazzo dell'Eliseo, residenza ufficiale dei presidenti francesi.
       Come sempre, le narrazioni subiscono varianti e modifiche, nel corso del tempo, ma resta identica la sensibilità dei sovrani (o monarchi repubblicani che siano) nei confronti delle istanze popolari: protestate pure, io intanto mi rifaccio l'arredamento...
       Stupisce, su questo sfondo di crescenti agitazioni, che mai nessun terrorista si inserisca all'interno delle medesime per fare un po' di tiro al bersaglio sulle forze di polizia. Evidentemente, i terroristi, in Europa, si fanno vivi quando c'è da stabilizzare il quadro politico a favore del potere, NON quando c'è da destabilizzarlo... Strano che non lo scriva mai nessuno.

                      Piero Visani