martedì 22 gennaio 2019

Una vita difficile

       Da giovane, avevo qualche problema: andavo bene in tutto, o quasi, ma non ero "ideologicamente allineato", non solo nell'Italia repubblicana, ma pure in quella missina, per cui c'erano sempre motivi ostativi e cause impedienti a mio carico: nell'Italia repubblicana era un problema politico-ideologico con serie ripercussioni di carriera; in quella di partito era un semplicissimo problema di QI. Ne avevo un po' più della media, che era preoccupantemente bassa, e quello era un guaio irreparabile...
       Da uomo maturo, in ambito istituzionale mi pesavano le parole, gli scritti e le virgole, onde evitare che "uscissi dal seminato". E via con le censure. Ho subito più censure io in democrazia che altri in altri regimi. Poco male, ho imparato ad amarla dal profondo.
       Da vecchio o quasi, come sono ora, ho raggiunto una valutazione più elevata, che mi è stata "octroyée" (vale a dire concessa dall'alto, con una certa degnazione), nel momento stesso in cui, in quel modo, potevo essere sostituito dall'ultimo (anzi dal primo, per la verità) dei coglioni perché si era affermata l'ideologia dell'"uno vale uno" e dunque la mia valutazione era meramente onorifica, per non dire pleonastico-accessoria. Ma magari sarà, per citare un bel libro di Alan Sillitoe, The loneliness of the long distance runner. E così corro, corro...

                                 Piero Visani



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