Forse non è ancora chiarissimo a molti, ma il passato e il presente, in Italia, si reggono solo grazie ad una solida egemonia burocratica e mediatica costruita, nel corso di decenni, da chi aveva una robusta tradizione gramsciana alle proprie spalle e sapeva quale uso farne. La costruzione politica cui tale metapolitica ha dato luogo, tuttavia, è miseramente crollata, principalmente a causa della sua assurda scelta di farsi semplice longa manus dell'egemonismo tedesco (dopo esserlo già stata di quello americano). Non potendo distribuire nulla - se non sangue, sudore, lacrime e tasse - essa ha rinunciato a qualsiasi ruolo positivo ed oggi è politicamente e metapoliticamente delegittimata non molto meno di qualche ultra-deprecato dittatore del passato. Può sperare di tornare in sella, certo, ma - nel caso abbastanza estremo in cui dovesse riuscire a farlo - sarà solo per un forte intervento esterno e risulterà ancora più evidente la sua natura di classe dirigente fantoccio e collaborazionista.
Cosa verrà dopo, quindi? Bella domanda! Tutti sono inclini ad escludere scoppi di violenza, stante la (presunta, molto presunta) natura mite (per non dire post-eroica...) del popolo italiano. Io non ne sarei così sicuro: più aumentano i motivi di insoddisfazione, più ci si vede privati di prospettive di presente (per non parlare di futuro), tutto diventa possibile. Il fossato che si sta creando tra i due schieramenti, l'odio profondo, talvolta profondissimo che li divide, le visioni del mondo radicalmente antitetiche, mi portano - da cultore della polemologia - a non escludere nulla. Del resto, fin da adolescente sono convinto che a questo esito ci avrebbe portato, nel lungo periodo, "il migliore dei mondi possibile", quello tanto amato dai "beati possidentes" di ogni specie e risma. Ora osservo e attendo, curioso.
Piero Visani
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