Quando un avvocato milanese "dolce come il miele" cominciò ad occuparsi di una determinata vicenda, venne adeguatamente avvertito che non si trattava tanto di occuparsi di una sacra "Sìndone", quanto di una ancora più sacra "Sindòne" e che prestare soverchia attenzione a tale "sacro lino" avrebbe potuto procurare a lui un "sudario".
L'avvocato "dolce come il miele" non si curò degli avvertimenti, proseguì imperterrito per la sua strada e - poiché, come aveva notato un noto politico vaticano dell'epoca, un po' "se l'era cercata" - alla fine, anzi abbastanza rapidamente, "la trovò" e venne abbattuto a pistolettate sotto casa, nello scalpore generale, come sempre spentosi con la stessa rapidità con cui si era acceso, fino a che il detentore della sacra "Sindòne" non decise di leggere (forse inavvertitamente...) il libro di Piero Chiara "Venga a prendere un caffè da noi"...
Scrivo questo per notare come la capacità di comminare pene anche capitali da parte del primo potere italico (innominabile ma fin troppo noto) sia decisamente superiore a quella del potere statale, come possono testimoniare il generale Dalla Chiesa, i giudici Falcone e Borsellino, e una lunga catena di "condannati ed eseguiti" talmente lunga da includere anche regolamenti di conti interni (capite a me...).
Il potere statale, al di là di casi come quelli di Cucchi, Uva e non pochi altri, a parte ovviamente i suicidi per fisco (ma quelle sono pene capitali indotte...), non pare altrettanto determinato nelle sue sanzioni e si fa spaventare persino da una capitana Rakete (che in tedesco vuol dire "razzo, missile"). Spaventato al punto da non riuscire nemmeno a sparare una raffica di avvertimento - ovviamente puntata contro nulla e nessuno - così da poter autorizzare a far dire, dal mondo esterno: "Se ci sei, spara un colpo!". Ma non c'è, ovviamente...
Piero Visani
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