venerdì 28 giugno 2019

Quanto sono "buoni", i "buoni"!

      Fin da bambino, infilato d'autorità (familiare) in quel corso accelerato di apprendimento dell'orrore che è l'educazione cattolica, avevo compreso nitidamente che, in un mondo in cui già mi stavano sulle scatole in tanti (poi sono diventati tantissimi...), quelli che "volevano il mio bene", "stavano lavorando per me" e volevano "migliorare la mia formazione", non solo erano i peggiori nemici che potessi avere, ma erano anche coloro che erano animati da intenzioni diametralmente opposte a quelle conclamate. Già fin da bambino, dunque, mi piacevano soprattutto quelli che non stavano a menarla tanto con le parole, oppure non usavano le belle parole per coprire la nefandezza dei loro fatti. Al limite, si limitavano a farli...
      Da allora, quella diffidenza non mi ha mai abbandonato e preferisco i vizi privati e quelli pubblici alle pubbliche virtù accompagnate da indicibili vizi privati e da un forte senso di interesse privato in atti pubblici.
       So fin troppo bene che il "buonismo" (non la bontà, ovviamente, ma quella non viene mai esibita...) serve a coprire fior di schifezze e me ne sono fatta una ragione. So bene che la gente, in media, non la pensa come me e ne prendo atto. A me basta tutelare le mie e quelle della mia famiglia, di terga; il salvataggio del genere umano lo lascio volentieri ai "buoni" e "disinteressati". Sono molto stimati, costoro, come dimostra il caso di Reggio Emilia, ed è giusto che sia così, no...?

                          Piero Visani



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