Assistendo agli "incidenti di percorso" pressoché settimanali in cui incappano esponenti locali (e non solo...) del centrodestra in termini di comunicazione politica, mi chiedo a che cosa servano le "scuole di formazione politica" che - mi dicono - si tengono ogni tanto qua e là. A giudicare dai risultati, direi che servono soprattutto agli avversari politici a sparare a zero contro casi di "imbecillità politica manifesta", che costringono poi i vertici dei partiti stessi a smentire i loro rappresentanti periferici e ad allinearsi prontamente alle logiche del "politicamente corretto" (dunque un caso di duplice successo a costo zero per gli avversari stessi).
Una tesi vuole che si tratti di espedienti "machiavellici" utilizzati per dire o fare cose che altrimenti non verrebbero dette o fatte, ma a mio parere si tratta di tesi debolissima, perché il carico di guano mediatico che viene portato a casa è nettamente superiore, sotto il profilo dell'immagine, a ciò che si guadagna in termini di clamore negativo, sempre mediatico.
C'è chi sostiene che, in questo modo, si parlerebbe alla "pancia" del Paese e dunque sarebbe una soluzione e contrario per fare nuovi accoliti, ma resta il fatto che parlare sempre alla "pancia" e mai - ma proprio mai - al cervello dei cittadini non porta da alcuna parte e non costruisce né una cultura politica, né una metapolitica, e tanto meno conduce alla costruzione di un humus su cui si possa costruire qualcosa. Porta, al limite, a una ripetizione del "caso Renzi" (che pure godeva di ben altri supporti metapolitici), vale a dire da oltre il 41 per cento dei consensi a circa il 17, a stare larghi, abbinato a un'ostilità personale assai tangibile.
In ogni caso, le "scuole di formazione politica" si susseguono, anche se con non grande frequenza, e davvero sarei curioso di sapere che cosa si insegna al loro interno, sotto il profilo della comunicazione e soprattutto della sua interazione con i valori della società. A me pare che il capitolo "eterotelìa", o "eterogenesi dei fini", sia un po' trascurato, ad occhio...
Piero Visani
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