E' del tutto evidente che le metapolitiche che hanno condizionato la nostra vita per decenni non valgono più. Faccio un esempio concreto: per decenni, quello occidentale è stato dipinto come "il migliore dei mondi possibile" e, in una certa misura, forse lo era pure, visto che in esso miglioravano le condizioni di vita e quelle economiche.
Su quell'universo di realtà, tuttavia, ad un certo punto si è cominciato a costruire un universo di menzogne e la deriva è stata frutto di un atto di presunzione gravissimo, da parte delle liberaldemocrazie: vale a dire il ritenere che il loro innegabile successo nella "Guerra Fredda" potesse comportare, per dirla à la Francis Fukuyama, anche "la fine della Storia".
Non è stato così, la Storia ha continuato bellamente ad andare avanti, le democrazie si sono trasformate in sistemi sempre più massicciamente totalitari e hanno incominciato ad esportare nel mondo un modello unico e un sistema unico, "buono per tutte le regioni e tutte le stagioni", con esiti ovviamente catastrofici anche solo a causa del suo manifesto riduzionismo.
Su questo sfondo, la crisi economica globale, frutto delle follie congenite di un certo tipo di capitalismo finanziario, ha fatto il resto e tutto ciò che era stato magnifico per decenni (o dipinto come tale...), vale a dire la situazione economica nei "Paesi avanzati", è diventato il punto di partenza di una crisi e di un disastro crescenti, dal quale è emerso - quanto meno per ciò che concerne la Vecchia Europa - che il nostro futuro sarebbe stato molto più oscuro del presente, per non parlare del passato.
Qui ha preso corpo una narrazione di tipo metapolitico che ha cercato di convincere gli europei che essi stavano ancora vivendo nel "migliore dei mondi possibili", mentre la semplice quotidianità delle loro esistenze stava dimostrando ai diretti interessati che non era assolutamente così, anzi...
Ne è conseguito che una metapolitica che era stata un "falso credibile" per decenni ha cominciato a fare acqua da tutte le parti, fino a diventare - come sta cominciando a diventare - una sorta di eterogenesi dei fini, nel senso che farvi riferimento può diventare più nocivo che tacerne. Un esempio classico in questo senso è lo stridente contrasto tra la stucchevole retorica sugli infiniti benefici che deriverebbero agli europei da forme indiscriminate di immigrazione e le terribili situazioni che si sono create in molti Paesi del Vecchio Continente, dove non c'è stata alcuna assimilazione dei nuovi venuti, ma un semplice inserimento dei medesimi per finalità (economiche, finanziarie, sociali, politiche) talmente evidenti da risultare manifeste anche ai soggetti meno acculturati.
Tutto ciò richiede un radicale mutamento di metapolitica, che dovrebbe essere contemporaneamente attuato a due livelli, quello culturale e quello politico. Non ha più senso alcuno, infatti, che le opinioni pubbliche vengano tormentate con le parole d'ordine di una élite politico-mediatica che non condivide alcunché delle loro vite, ma che trascorre la propria esistenza in luoghi protetti, con lavori protetti, supportata da privilegi vari. Costoro non hanno alcuna difficoltà a parlare di EGUAGLIANZA, semplicemente perché sanno bene che non li riguarderà mai.
Allora è proprio questa la domanda da porsi: ma che senso ha che noi si rispetti le parole d'ordine di un Herrenvolk, di un "popolo di Signori" che non ha altro obiettivo che dominare e controllare le nostre vite e farlo con una minima quantità di violenza ma una massima quantità di persuasione occulta e soprattutto esplicita, oltre che con un "politicamente corretto" che cerca di rendere marginali tutti coloro che ad esso non si adeguano, di trasformarli in una lunatic fringe di soggetti che non sono ancora degni del lager, ma certo meritano come minimo il manicomio...?
Occorre quindi cambiare metapolitica e farlo subito. Dire che questo sistema FA ORRORE e che ci sta privando di vita e futuro. E smantellare - una dopo l'altra - le false certezze su cui hanno costruito e al tempo distrutto le nostre vite, riducendoci a una banda di senza Patria e di senza denari.
L'esempio più semplice e chiaro del fatto che, cambiando radicalmente metapolitica, si possono ottenere grandiosi risultati, è il caso della Russia di Putin, la quale - sebbene presentata come il peggiore dei mali possibili dai media occidentali - non è più considerata così da milioni di europei, i quali la ritengono non un modello alternativo, ma una realtà che si oppone, per quanto può, all'universo di macroscopiche menzogne in cui l'occidentalismo ci ha immerso.
Dunque basta con l'accettare passivamente la metapolitica del "politicamente corretto" e via alla ricerca di una metapolitica nuova. Serviranno mezzi e strumenti che il sottoscritto certo non ha, ma questo è esattamente il momento storico per investire nella creazione di una metapolitica nuova. Una conseguenza positiva - se mai dovesse esservene una - sarà smettere di vedere rappresentanti di partiti alternativi o "presunto tali" che parlano come esponenti del pensiero unico dominante (cosa che succede pressoché quotidianamente, ahinoi!). Un buon risultato, no? Anche perché - come sanno tutti coloro che si occupano di queste tematiche - far PENSARE la gente in un certo modo è molto più importante che farla solo VOTARE in un certo modo: il pensiero si radica, il voto è volatile...
Piero Visani