Sono un lettore onnivoro. Chiedo scusa. Leggendo, qualche cosa si apprende (scrivere "imparare" sarebbe troppo) e oggi, nel mondo dei "laureati su Internet", leggere qualcosa di serio è ai confini del "crimine contro l'umanità"...
Stamane mi è capitato sotto gli occhi un articolo scientifico di J. Foot, The Tale of S. Vittore: Prisons, Politics, Crime and Fascism in Milan, 1943-1946, in "Modern Italy", III, 1998, 1, p. 27, dove viene data una definizione che mi pare si attagli perfettamente non solo al periodo storico preso in considerazione dall'Autore, ma anche all'Italia di questi anni: quella dell'"anarchia nella dittatura", vale a dire una situazione segnata dalla mancanza pressoché totale di legalità, sicurezza e disciplina, accompagnata però dalla pretesa, da parte delle autorità costituite, di essere in grado di garantire il pieno controllo sulle istituzioni.
La conclusione che personalmente ne ho tratto è che, una volta di più, funzione e finzione in Italia si identificano e si sovrappongono alla perfezione. E noi - per purissima ignavia - trattiamo la finzione come se fosse funzione. Un errore che si sta rivelando mortale.
Piero Visani
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