Ho fatto il ghostwriter per buona parte della mia vita professionale, maturando anche esperienze ad altissimo livello: Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica (1990-1992), Ministero della Difesa e vari Stati Maggiori (1988-2006), Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio (1992-93). Oltre a ciò, numerose aziende, anche grandi, sia statali, sia parastatali, sia private.
Ad un certo punto, non ho capito che, per continuare a lavorare, avrei dovuto lasciar da parte il linguaggio forbito e l'approccio documentato e dialettico, e cominciare a scrivere "più migliore" et similia. Non l'ho fatto - lo confesso - non ho saputo adeguarmi per tempo e così, in ambito professionale, ho perso posizioni. In quanto storico militare, quanto meno per passione, sapevo persino che a Waterloo Napoleone aveva perso, non vinto, e questo mi estrometteva dalla possibilità di accedere a qualche consiglio di amministrazione in posizione manageriale.
Ho stretto i denti e mi sono adattato a fare lavori più umili. Dopo tutto, che potevo fare in un Paese dove "uno vale uno" e occorre ostentare soprattutto incompetenza? Non ne sono pentito: vedo che si affacciano un po' ovunque grandi geni e sono lieto che apportino tante qualità positive all'Italia. Non voglio correre il rischio di fare il "capo" (sic) "espiatorio" per colpe non mie... Meglio lavorare poco.
Piero Visani
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