La fotografia del capitano Gennaro Arma, comandante della nave da crociera "Diamond Princess" ormeggiata al porto di Yokohama, che abbandona per ultimo la sua nave, nell'elegante tenuta d'ordinanza, ha fatto per nostra fortuna il giro del mondo, risollevando un minimo l'ormai inesistente prestigio internazionale di un paese governato da dilettanti allo sbaraglio, diffusori di notizie false e tendenziose, nevrotici schizzati e comunicatori (più che profeti...) di sventura.
Esiste in effetti un'Italia un po' diversa da quella degli Schettino, un'Italia di gente che non abbandona la nave che affonda per prima, che non ha bisogno di farsi dire "comandante, torni a bordo, cazzo!", perché conosce le regole sempiterne della marineria e si sentirebbe un verme se non le osservasse. Ovviamente nessuna università del "bel Paese" chiamerà mai il comandante Arma a fare lezioni di "gestione delle crisi", come accadde invece a Schettino, ma - se qualcuno lo chiamasse - vorrebbe dire che non siano più in Cialtronia e questo appare davvero il sogno di un inizio primavera.
In effetti, quelli che si comportano come il comandante Arma non sono italiani di prima classe, ma di seconda, anzi di terza o di quart'ultima, perché contano niente, non hanno diritto di parola, non hanno alcunché da insegnare al prossimo e - se qualcuno li chiama molto inopportunamente "eroi" - hanno il buon gusto di ricordare ai loro (falsi) apologeti che nel fare il proprio dovere non c'è alcunché di eroico, ma ci sono rispetto delle tradizioni, etica professionale, buon gusto; in una parola, stile. E lo stile è l'uomo e questa è la ragione per cui, in un Paese ormai del tutto privo di stile, mancano sempre più clamorosamente gli uomini.
Chi conosce le tradizioni della marineria militare, del resto, sa che questo è il Paese dei Durand de la Penne, dei Borghese, dei Fecia di Cossato e dei Bergamini, ma anche quello dei Persano, dei de Courten e dei Maugeri. Sappiamo che - per vocazione antica - l'Italia ha scelto di privilegiare i secondi, e mal gliene incolse. Questi ultimi, peraltro, non sono andati mai a fondo con le loro navi e tanto meno ne sono scesi per ultimi. Hanno preferito portare con sé una Nazione intera, peraltro saldamente convinta che "i furbi, come sempre, non affogano". E il prestigio internazionale di cui oggi essa gode dimostra che forse non è propriamente così...
Piero Visani
Esiste in effetti un'Italia un po' diversa da quella degli Schettino, un'Italia di gente che non abbandona la nave che affonda per prima, che non ha bisogno di farsi dire "comandante, torni a bordo, cazzo!", perché conosce le regole sempiterne della marineria e si sentirebbe un verme se non le osservasse. Ovviamente nessuna università del "bel Paese" chiamerà mai il comandante Arma a fare lezioni di "gestione delle crisi", come accadde invece a Schettino, ma - se qualcuno lo chiamasse - vorrebbe dire che non siano più in Cialtronia e questo appare davvero il sogno di un inizio primavera.
In effetti, quelli che si comportano come il comandante Arma non sono italiani di prima classe, ma di seconda, anzi di terza o di quart'ultima, perché contano niente, non hanno diritto di parola, non hanno alcunché da insegnare al prossimo e - se qualcuno li chiama molto inopportunamente "eroi" - hanno il buon gusto di ricordare ai loro (falsi) apologeti che nel fare il proprio dovere non c'è alcunché di eroico, ma ci sono rispetto delle tradizioni, etica professionale, buon gusto; in una parola, stile. E lo stile è l'uomo e questa è la ragione per cui, in un Paese ormai del tutto privo di stile, mancano sempre più clamorosamente gli uomini.
Chi conosce le tradizioni della marineria militare, del resto, sa che questo è il Paese dei Durand de la Penne, dei Borghese, dei Fecia di Cossato e dei Bergamini, ma anche quello dei Persano, dei de Courten e dei Maugeri. Sappiamo che - per vocazione antica - l'Italia ha scelto di privilegiare i secondi, e mal gliene incolse. Questi ultimi, peraltro, non sono andati mai a fondo con le loro navi e tanto meno ne sono scesi per ultimi. Hanno preferito portare con sé una Nazione intera, peraltro saldamente convinta che "i furbi, come sempre, non affogano". E il prestigio internazionale di cui oggi essa gode dimostra che forse non è propriamente così...
Piero Visani
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