Nel marzo 1978, un nucleo terroristico armato delle Brigate Rosse (o devo scrivere ancora "sedicenti Brigate Rosse"?) rapì il presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, dopo aver ucciso i cinque membri della sua scorta. L'azione, condotta con estrema efficacia e certamente supportata da sostegni esterni, sui quali è inutile stare adesso a formulare ipotesi, dimostrò che il terrorismo vero è quello che alza progressivamente il tiro verso obiettivi che siano decisamente più elevati e "paganti" di gente normale che passeggia per le vie centrali di una grande città europea.
Quello che è strano - ma ovviamente potrei essere smentito da un momento all'altro - è il livello per il momento molto basso dell'insidia e la sua assoluta ripetitività, certamente mortifera ma incapace di produrre un'escalation di condotte operative che sarebbe la prima cosa da aspettarsi nel caso di un'offensiva terroristica realmente definibile come tale.
Certo - si dirà - il terrorismo si prefigge di diffondere terrore, ma - e questo è l'interrogativo fondamentale - per colpire chi, per giovare a chi, con quali obiettivi? Per il momento, pare soltanto che esso intenda innescare risposte securitarie da parte dei governi europei, atte soltanto a ridurre i già ristrettissimi limiti di libertà all'interno dei quali riescono oggi a muoversi le nostre società. Nessun obiettivo di maggiore portata, nel mentre i governi europei ribadiscono la loro piena fiducia nelle politiche di accoglienza, supportati dai mezzi di comunicazione di massa e anche dalla totale passività delle masse. Ma davvero si può credere che atti sempre più uguali e ripetitivi, compiuti con modalità spesso alquanto affini, da manovalanza che riesce sempre a farsi impallinare non da forze o corpi speciali, ma da normali poliziotti di strada, rappresentino un'offensiva terroristica e, nel caso fosse realmente così, a quali obiettivi mirerebbero?
"L'offensiva si esaurisce progredendo" - scrive Carl von Clausewitz nella sua fondamentale opera "Della guerra" - ma qui come fa ad esaurirsi, visto che è sempre uguale a se stessa e tanto meno progredisce, ma semmai si limita a ripetersi?
Piero Visani
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