Quando gli Stati Uniti, nel 1812, dichiararono guerra alla Gran Bretagna, il governo di Londra, costretto a fare i conti con l'impero napoleonico al culmine della sua potenza, preferì mantenere un'attitudine strettamente difensiva e basarsi solo sulle forze disponibili a livello locale, non volendo distogliere truppe né dalla difesa della madrepatria né dal conflitto che stavano conducendo in Spagna contro i francesi, sotto il comando del duca di Wellington.
Tuttavia, dopo la sconfitta e l'abdicazione di Napoleone nell'aprile 1814, il governo britannico poté finalmente inviare rinforzi in Nordamerica, onde passare all'offensiva anche contro gli Stati Uniti. Intorno alla metà di luglio di quello stesso anno, dopo una ponderata valutazione degli obiettivi da privilegiare per lanciare un'offensiva, lo Stato Maggiore inglese scelse come massima priorità un attacco alla capitale Washington, considerandolo un'offensiva relativamente agevole per chi - come la Royal Navy - poteva contare sul controllo del mare e organizzare un corpo di spedizione ad hoc, visto che colpire la capitale degli USA avrebbe avuto anche un poderoso effetto a livello di immagine.
Oltre all'ostilità politica, per di più, c'era una precisa volontà britannica di colpire per rappresaglia le proprietà di cittadini statunitensi, dal momento che, durante i due anni di guerra precedenti, le truppe statunitensi si erano abbandonate a violenze e saccheggi di ogni genere a carico delle proprietà britanniche poste lungo i confini con il Canada.
Venne così organizzato un corpo di spedizione al comando del maggior generale Robert Ross - composto dal 4° Rgt. Leggero, dal 21° Rgt. Royal North British Fusiliers, e dal 44° e 85° Rgt. di fanteria, oltre a un distaccamento di circa 200 Royal Marines - per un totale di circa 4.500 uomini.
Dopo lo sbarco nella baia di Chesapeake, questo piccolo esercito ebbe facilmente ragione delle forze statunitensi nella battaglia di Bladensburg, una località del Maryland situata a soli 14 km da Washington. Appresa la notizia della sconfitta, il presidente Madison e tutta la dirigenza politica USA furono costretti ad abbandonare frettolosamente la capitale e, la stessa sera del 24 agosto 1814, il piccolo esercito britannico fece il suo ingresso a Washington senza incontrare alcuna opposizione.
I soldati britannici vennero subito diretti verso il Campidoglio, all'epoca considerato l'edificio di maggior rilievo della capitale, che venne ampiamente saccheggiato. Poi i genieri a disposizione del generale Ross si preoccuparono di dare fuoco all'edificio, anche se incontrarono non poche difficoltà nel farlo, considerata la solidità della struttura in pietra del Campidoglio stesso. I loro sforzi tuttavia ebbero successo quando riuscirono a dare fuoco a una grande massa di mobilio e ad alimentare l'incendio con polvere da sparo.
Dopo aver colpito il Campidoglio, i soldati britannici si diressero lungo la Pennsylvania Avenue verso la Casa Bianca e appiccarono il fuoco anche alla dimora presidenziale, badando bene ad alimentare l'incendio di modo che potesse durare a lungo e rivelarsi totalmente distruttivo.
Altri edifici pubblici furono messi a fuoco, a cominciare dal Dipartimento del Tesoro per proseguire con quello della Guerra. Tuttavia, non erano ancora passate ventiquattr'ore dallo scoppio del primo incendio che un improvviso e violentissimo temporale - con tutta probabilità un uragano - si abbatté su Washington e di fatto spense tutti i focolai. La forza dell'uragano risultò talmente distruttiva da indurre le truppe inglesi a ritirarsi frettolosamente dalla capitale degli Stati Uniti ed esso è passato alla storia - nella memoria collettiva USA - come "la tempesta che salvò Washington", anche se in realtà non salvò granché, dal momento che il corpo di spedizione inglese riuscì a compire nel migliore dei modi l'azione di rappresaglia che si era prefissato fin dall'inizio, quella di danneggiare proprietà americane. Dando fuoco nientemeno che alla Casa Bianca e al Campidoglio, tale obiettivo poté dirsi pienamente raggiunto.
Piero Visani
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