lunedì 5 agosto 2013

Ecce Homo

     Sono reduce da una rilettura estiva di questo sconvolgente saggio di Friedrich Nietzsche e, se posso dire che è un filosofo che amo profondamente fin dai miei 14 anni, ora vorrei ribadire che lo amo ancor di più. Anch'io mi sto raccontando, da tempo, "come si diventa ciò che si è" e, anche se molti mi criticano per presunti eccessi di egocentrismo, in realtà, mentre mi affermo, io mi sto negando e - più spesso di quanto non appaia - anche prendendo in giro...
        Appunto nella prefazione di "Ecce homo" Nietzsche scrive: "mi pare indispensabile dire chi sono. [...] Io non sono affatto un orco, un mostro di immoralità: sono il contrario di quella specie d'uomo che finora é stata onorata come virtuosa.[...] Sono un discepolo del filosofo Dioniso, preferirei essere un satiro piuttosto che un santo. [...] L'ultima cosa che io mi sognerei di promettere sarebbe di migliorare l'umanità. Io non innalzo nuovi idoli; gli antichi forse potrebbero imparare da me che cosa significhi avere i piedi d'argilla. Rovesciare gli idoli- così io chiamo gli ideali- ecco il mio compito.[...] Chi sa respirare l'aria che circola nei miei scritti, sa che é l'aria delle grandi altezze, che é un'aria fine. [...] La filosofia nel senso in cui finora l'ho interpretata e vissuta io, é libera vita tra i ghiacci, in alta montagna, é la ricerca di tutto ciò che vi é di strano e di enigmatico nell'esistenza, di tutto ciò che finora era inibito dalla morale".
       Anch'io, fin da ragazzino, ho sempre preferito essere un satiro piuttosto che un santo, ma non per satiriasi (quella mi è venuta da anziano...), bensì per volontà di scovare, nell'esistenza, tutto ciò che è stato sempre inibito dalla morale, nonché tutto ciò che "vi è di strano e di enigmatico". Solo quello cerco, molto spesso da solo, perché i coraggiosi o le coraggiose non abbondano, a questo mondo, mentre i perbenisti sì.
       Questa mia estate, così diversa da altre, è un'estate più che mai di lavoro, nel bel mezzo di tentativi di sviluppare opportunità interessanti. Ma non sono solo questioni di lavoro, anche il fronte personale è in movimento. Sono proiettato terribilmente all'esterno, alla ricerca di sbocchi di ogni tipo, siano essi intellettuali, emotivi, relazionali, sessuali. E' un'estate dionisiaca nel senso più pieno del termine e la amo profondamente per questo. Saltabecco da una situazione a un'altra portando dietro tutto me stesso e la mia esasperata intellettualità e, quando essa non basta o non mi soddisfa, faccio ricorso alle mie capacità di seduzione e alla mia naturale eleganza.
       Vengo da un anno difficile, pieno di riflessioni su me stesso, ma ne esco animato da una nuova forza interiore, una sorta di propulsore interno che mi rende più vitale che mai. Non sono mai stato animato da una voglia di vita superiore a quella che nutro oggi. E, come sempre, non veleggio sopra la vita, ma ci affondo dentro, con le mie carni, le mie viscere, il mio esplosivo intelletto, la mia devastante personalità. E, quando trovo qualche compagna all'altezza, ne sono lieto.
     Non sono facili, oggi, i miei rapporti con le donne. Trovo fastidiosissimo il modo - direi da riviste femminili mal lette e peggio recepite - con cui approcciano il maschio, quell'orango mononeuronico cui dedicare tutto il loro disprezzo. Detesto queste generalizzazioni: non tutti i maschi sono oranghi, non tutte le donne sono galline. Mi sforzo di "gettare ponti", "ponti di genere". Non ho molto successo, nel farlo, ma ci provo. Cerco di avvicinare diversità, di creare dialogo. Non ho niente da imporre, tanto meno me stesso. Mi piace infinitamente dialogare. Il fatto è che, a volte, questo mio desiderio di dialogo si scontra con "un oceano di silenzio". Me ne dolgo, ma insisto. Non sono mai stato un "maschio alfa", anche se talvolta mi accusano di esserlo. Sono un soggetto molto cerebrale, che cerca donne sensibili e cerebrali. Ce ne sono? Sì, ce ne sono, anche se non è facile rapportarsi con loro. Ma io amo le "vie delle vette" e le percorro, giorno dopo giorno.
 
                      Piero Visani

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