domenica 4 agosto 2013

The Aliens

      Un giovane amico e partner professionale, oltre che brillante avvocato e studioso di diritto, nel dichiararsi attento e appassionato lettore - bontà sua! - del mio blog, prende lo spunto dal post "Il grande, il non convenzionale e il non noto", per segnalarmi una splendida poesia di Charles Bukowski, intitolata The Aliens.
      Con arguzie, mi fa notare che, se mi sento un alieno, non posso non condividerla e, al tempo stesso, afferma di condividerla spesso anche lui. Leggiamola insieme:
 
The Aliens




you may not believe it
but there are people
who go through life with
very little
friction or
distress.
they dress well, eat
well, sleep well.
they are contented with
their family
life.
they have moments of
grief
but all in all
they are undisturbed 
and often feel
very good.
and when they die
it is an easy
death, usually in their
sleep.
you may not believe 
it 
but such people do
exist. 
but I am not one of
them.
oh no, I am not one
of them,
I am not even near
to being
one of 
them 
but they are
there 
and I am 
here. 

 
 Sì, caro Riccardo, condivido quello che Bukowski scrive, anche se io lo vedo in forma decisamente meno anodina: non solo sono estraneo a costoro, sono ostile a costoro. Comunque sì, viviamo sotto lo stesso cielo. Loro ci ignorano e ci disprezzano. Io ignoro e disprezzo loro. Non li considero alieni, li considero assolutamente superflui; sono loro che considerano "alieno" me. Avrei ambito ad essere solo "diverso", ma, dal momento che sono pure "politicamente scorretto" e ho un forte senso del tragico, loro, che sono in genere beati possidentes, non mi perdonano né l'uno né l'altro: il primo perché ha un costo, e loro sono consustanzialmente avari; il secondo perché per loro la vita, su cui navigano tranquilli e sereni, è sostanzialmente gioco, mentre per me è guerra. Grazie di avermelo ricordato.
 
            Piero Visani
 
                  
 
 
 

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