giovedì 11 maggio 2017

Pensare l'impensabile

       Leggendo le varie valutazioni "di area" sul tema dell'esito delle elezioni presidenziali francesi, ho notato una polarizzazione sulla classica alternativa "più radicalismo/più moderatismo". Non pretendo certo di giudicare queste prese di posizione, spesso di amici e quasi sempre molto ben motivate, né avrei l'autorevolezza per farlo.
       Vorrei solo dire che - a mio avviso - esse rimangono all'interno di un "universo dato", dal quale invece l'esigenza assolutamente prioritaria sarebbe quella di uscire e di farlo, per prima cosa, molto più per via metapolitica e antropologica che politica. Per parafrasare il titolo di un celebre libro di un futurologo come Herman Kahn, occorrerebbe "pensare l'impensabile", onde sottrarsi al rischio ricorrente di pensare ciò che è già stato pensato.
       Per affrontare una società come quella contemporanea, sempre più totalitaria e intollerante, quello che occorre - infatti - è rimettere in discussione qualsiasi categoria precedente, a cominciare - ovviamente - da quelle di Destra e Sinistra, ormai pateticamente vetuste e procedere con urgenza alla definizione del Nemico principale, intorno al quale costruire una visione del mondo e una rete di alleanze.
     Molto importante, dal mio punto di vista, è la costruzione di una nuova antropologia (immagino già i risolini a carico di un fautore dell'"uomo nuovo"...) semplicemente per il fatto che, con il materiale "umano" attuale, non si va da nessuna parte e, se non si interviene in tal senso, ci aspettano crescenti disastri. L'edificazione di una nuova antropologia è un fatto fondamentale perché - come è stato scritto da un antropologo prestigioso come Carlo Tullio-Altan, nel suo saggio "Gli italiani in Europa" (il Mulino, Bologna 1999) - buona parte degli aspetti positivi dell'antropologia e della pedagogia di massa del fascismo si riverberarono sull'Italia della ricostruzione, con effetti benefici. Il che non equivale a tentare riabilitazioni politiche postume, ma a sottolineare l'esistenza di dinamiche che nulla hanno a che fare con la politica, tanto meno con gli andamenti elettorali, ma sono molto più importanti della politica stessa.
        Con i politici attuali, siano essi di Destra o di Sinistra, impegnati nella gestione degli italiani attuali (non di tutti, ovviamente, ma di una parte cospicua di essi), limitarsi a fare politica, senza pensare a metapolitica, ad antropologia ed a pedagogia, equivale a cercare di svuotare con il cucchiaino non solo un mare, ma pure un semplice lago o - più correttamente - anche solo una gigantesca cloaca...

                            Piero Visani



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