Sto pensando che tutte le analisi intimamente ed intrinsecamente politiche sono necessariamente metapolitiche, perché sono solo le seconde che conferiscono respiro strategico alle prime. Se non si accetta questo, ci si lascia spesso indirizzare verso falsi problemi, creati dalla cultura dominante, che sono tutti tesi a imprigionarci dentro le trappole della rassicurazione di comodo o delle "lunatic fringes" destinate a far paura semplicemente in quanto tali.
Ecco perché trovo eccellente l'articolo di cui sotto di Diego Fusaro: perché legge il presente in traslucido, lo inserisce in una cornice precisa, distingue lucidamente il contesto dal testo. Ed evidenzia, anche agli occhi dei più ciechi, la natura epocale della battaglia che stiamo combattendo. Poiché a me piacciono molto le provocazioni, dirò quindi: "Ora e sempre resistenza!"
Cambiare il linguaggio è il primo modo per passare dalla politica alla metapolitica...
Piero Visani
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