martedì 31 dicembre 2013

Voci

     Restano poche ore prima della fine del 2013. Non credo agli eventi epocali e tanto meno alle date di svolta. Credo anzi che la vita sia un lungo continuum, dove le svolte significative siano poche, sovente eterodirette, magari dal caso, dalla sorte, dalla fortuna.
       Proprio perché credo in tale continuità, e nella prevalenza della quotidianità sugli stanchi riti della festa, desidero rivolgere il mio reverente pensiero, oggi, a quanti mi consentono di sentirmi vivo tutti i giorni dell'anno, e non solo nelle "feste comandate".
       In particolare, in un momento storico in cui la comunicazione interpersonale è ridotta allo scambio di banalità, fatte salire alla bocca ed emesse come "strisce dialettiche" precostituite, gestite da un computer forse efficiente, ma dotato di un'intelligenza molto artificiale e invero poco brillante, vorrei esprimere il mio sentito ringraziamento a chi, nel corso di quest'anno come dei precedenti, mi ha ascoltato e parlato; ha avuto la pazienza di prestarmi attenzione e di concedermi la propria; mi ha fatto la cortesia di farmi sentire essere umano e non oggetto inanimato; HA COMUNICATO con me.
       Non sto pensando a persone specifiche, maggiormente degne di interesse rispetto ad altre, ma a tutte quelle che, magari anche per poche frasi fuggevoli, sono state attente a quel che dicevo loro.
       La parola è l'essenza della comunicazione, pur senza esserne l'unica componente, ma la mia vita non è stata fortunatissima, da questo punto di vista, poiché sono incorso spesso in silenzi e/o mutismi. Il 2013, per contro, è stato un anno di dialogo e - anche se qualcuno potrà stentare a crederlo - anche il blog e Facebook mi hanno aiutato in tal senso. Ne sono assai lieto, perché io credo fortemente nel valore della parola, scritta o parlata, e credo che intorno al Logos sia possibile edificare nuove realtà, nuove amicizie, nuove esperienze, nuove forme di vita, nuove empatie.
       La parola consente di ovviare alla superficialità dei rapporti umani odierni, consente di capire ed essere capiti, di penetrare menti e cuori.
       La mia costante attenzione per "l'altro da me" - attenzione che i superficiali non vogliono riconoscermi o che scambiano improvvidamente per logorrea o grafomania - non è nulla di diverso che un impegno estremo a capire, a intavolare relazioni vere, a sostituire al chiacchiericcio il fecondo scambio di concetti profondi. Senza voler violare sfere private, ma con la curiosa conoscenza di conoscere l'altro, di trarne arricchimento tramite uno scambio profondo e fruttifero.
      Esco da questo 2013 con qualche successo, in questo campo, e con un po' di gioia in più, dopo tanti silenzi. Esco dopo aver perduto forse tutto, ma non me stesso, come sempre; e la mia volontà di fare, di comunicare, di costruire, ricercare, sperimentare, non risulta affatto sminuita, anzi.
       Ho seguito me stesso, lungo questo percorso, e non mi sento per nulla in solitudine. Certo, le porte che mi sono state chiuse in faccia sono state innumerevoli, ma non intendo recriminare o cercare colpevoli, che peraltro neppure esistono. Non è obbligatorio che il mio modo di vivere denso, speculativo, riflessivo, attento a ogni benché minimo dettaglio, sia condiviso. Come sempre, mi sono proposto e - come sovente accade - ho suscitato reazioni diverse, dall'indifferenza al fastidio, dall'interesse alla condivisione, dalla curiosità alla noia. La grande novità del 2013 è che, in più di un'occasione, e ovviamente a livelli e con intensità molto diverse, la mia parola non è caduta nel vuoto, ma ha trovato orecchie attente e stimolato risposte. Non necessariamente positive, ma partecipi, dialettiche.
       Sotto questo profilo, sono molto contento del mio 2013. Avevo timore di scivolare progressivamente in un monologo sempre più autoreferenziale e invece è accaduto esattamente il contrario, ciò che è andato dal di là delle mie più ottimistiche previsioni. Ho parlato, bene e molto, con tutti coloro che mi volevano parlare, e ho capito che, se avevo un problema, questo non era dato da una mia incapacità relazionale, come incominciavo a temere, ma semmai dalla mia incapacità di trovare soggetti relazionali. Problema ovviato. Grazie, 2013!

                        Piero Visani

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