giovedì 26 luglio 2018

Il fuoco greco

       La teoria maggiormente diffusa da una visione ispirata alla "demonìa dell'economia" è che le merci, tutte le merci, siano deteriorabili. In Grecia - com'è dimostrato dai roghi di questi giorni - non c'era più molto per difendere la "merce uomo" dalle offese che possono essere portate contro di essa.
       I roghi - si sa - fanno parte di abominevoli speculazioni e ogni anno fioriscono, in varie aree, perché le pene a carico di piromani prezzolati e speculatori sono minime, come ovunque in certi sistemi giuridici, dove il "diritto a delinquere" non è frutto - come ci viene raccontato ad arte - di mero garantismo, ma della volontà di distruggere determinati assetti in favore di una società mercificata e criminale che è non l'altra faccia, ma l'unica faccia oggi nota della liberaldemocrazia.
     Ciò premesso, in Grecia si è tagliato su tutto, dopo anni di "spese pazze" (quanto meno a detta dei "moralisti" con ville da 24 milioni di euro...), e questa scelta "virtuosa" ha reso deperibile la "merce uomo" e la "merce bambino", fino al punto di esporla al rischio di roghi. Capita, alle merci ormai inutili. Come scelta, peraltro, è più virtuosa che lasciare bambini e vecchi in preda a malattie e morte per denutrizione o mancanza di cure.
       "Fecero un deserto e lo chiamarono pace": le parole di Tacito ben illustrano una modalità con cui, ormai da tempo, i suoi fautori "esportano la democrazia". I fattori economici, in tal modo, sono salvi. Quanto alle merci deperibili, quelle si buttano o si bruciano, perché - come ebbe a dire "Rigor Mo(n)tis" - "la Grecia è il più grande successo dell'euro" e, vista da certe ville patrizie, brucia appena appena un po'...

                        Piero Visani



1 commento:

  1. non sono piromani prezzolati e speculatori, sono ASSASSINI e come tali vanno perseguiti

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