venerdì 13 luglio 2018

Riferimenti individuali

       Nella vita di ciascuno di noi vi sono figure di riferimento individuali alle quali, in un modo o nell'altro, ci si attacca. A me capitò così, da adolescente, per Nathan Bedford Forrest, di cui ricorre oggi l'anniversario della nascita (13 luglio 1821, in Tennessee).
      Di umili origini, allo scoppio della Guerra Civile americana (aprile 1861) era uno degli uomini più ricchi degli Stati Uniti, grazie al grande successo che aveva avuto negli affari. Del tutto sprovvisto di un'istruzione militare, si arruolò nell'esercito della Confederazione come semplice soldato e ascese fino al grado di tenente generale, anche se poco dopo l'arruolamento venne nominato colonnello comandante di un reggimento di cavalleria che aveva provveduto a reclutare ed a equipaggiare (cavalcature comprese) a proprie spese.
       Quello che ho sempre amato di Forrest è la feroce determinazione che lo animò in ogni momento della sua vita avventurosa. All'inizio del conflitto, in occasione della battaglia di Fort Donelson (febbraio 1862), respinse la decisione del comando confederato di arrendersi e persuase circa 4.000 soldati sudisti a sottrarsi all'assedio unionista traversando il fiume Cumberland, parzialmente ghiacciato e nel bel mezzo di una tempesta di neve. Ritenuta impossibile dai suoi superiori, che le preferirono la resa, l'impresa riuscì perfettamente.
       La mia fantasia di adolescente venne molto colpita da quella decisione, frutto di feroce determinazione e di volontà di non piegarsi in alcun modo al nemico, così come venne colpita dalla sua perdurante inclinazione a contestare gli ordini superiori, specie quando - e accadeva spesso - erano contrari ad ogni logica e ispirati ad una concezione della guerra che non poteva che portare il Sud alla sconfitta, come effettivamente accadde.
        Grande fautore della guerra di movimento, solo nel dopoguerra il generale Lee riconobbe che Forrest era stato il migliore dei generali che aveva comandato, superiore persino al celebre "Stonewall" Jackson
       Mi è gradito ricordarlo oggi, e ricordare a me stesso che, in definitiva, la mia vita è stata una semplice rincorsa all'imitazione di modelli che, in gioventù, avevano colpito la mia fantasia. Anche se sono finito malamente più o meno come Forrest (senza peraltro avere fatto un millesimo di quello che ha fatto lui), non ne sono minimamente pentito. La vita è sogno.

                                Piero Visani

P.S.: l'illustrazione si riferisce alla fuga della colonna Forrest da Fort Donelson, 16 febbraio 1862)



Nessun commento:

Posta un commento