martedì 2 ottobre 2018

Proprietà e management

       A seguito della brusca defenestrazione di Giuseppe Marotta da amministratore delegato della Juventus, si è aperta una sorta di "catena di solidarierà", da parte di altri manager, relativa al fatto che Marotta avrebbe subito - da parte della proprietà - un trattamento alquanto rude.
       Mi stupisco della stupore: un amministratore delegato, per quanto ricco e famoso, è un dipendente della proprietà alla stessa stregua di un usciere o di un magazziniere. Non mi risulta che questi ultimi, quando la proprietà ritiene che non servano più, vengano fatti oggetto di trattamenti di favore. E questo vale anche per il più blasonato dei dipendenti, l'amministratore delegato, il quale, come tutti i dipendenti del Principe, è soggetto all'andamento del favore di quest'ultimo, per cui è e resta sacrificabile.
       Comprendo così perché ho sempre preferito essere "primo in Gallia piuttosto che secondo a Roma". Poi naturalmente non sono mai stato "primo in Gallia", anzi non sono stato mai niente, ma in tal modo mi sono risparmiato l'impegno profuso nel leccare le terga a qualche padrone, salvo poi esserne ricompensato come l'esempio citato, ovviamente "per una naturale opera di svecchiamento societario".

                           Piero Visani



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