Ho vissuto pochi alti e moltissimi bassi, nel corso della mia vita, anche se - a mia parziale consolazione - potrei dire che qualcuno di quei pochi alti era probabilmente altissimo, più che alto.
Oggi però la situazione si sta facendo ogni giorno peggiore e non è - a grandi linee - una questione di lavoro. Certo, il lavoro va male; si lavora male, se non malissimo, ma a questo ero abituato e non penso proprio che sia una tendenza che possa essere invertita: andrà sempre peggio, fino allo sprofondamento finale. Lo sapevo già, non ci vedo alcuna novità. E' come essere condannati a morte non conoscendo la data dell'esecuzione: sai che non ci sarà un "se", ma semplicemente un "quando". Niente di nuovo anche su quel versante: la colpa è in larga misura mia. Non ho ancora tratto completo vantaggio dall'unica evasione possibile in Italia: non quella fiscale, ma quella individuale; il dissenso espresso con le gambe, marciando, come la fanteria napoleonica. L'unica forma di dissenso rimasta agli schiavi italici, e chissà ancora per quanto...
Tuttavia, questo è poca cosa di fronte ad un'esistenza che è una sommatoria di schifezze, una peggiore dell'altra: soddisfazioni zero; piacere zero; speranze zero. Una classica vita da zombie, cioè da morto vivente, dove le uniche cose che esistano sono tasse e bollette da pagare, e noiosaggini di un innumerevole esercito di rompiscatole, pubblici e privati, gente che vuole solo qualcosa da te, probabilmente - e non credo che la notazione vada sottovalutata - perché, esattamente come te, non sa più "a che santo avvitarsi" (direbbe Nino Frassica)...
Mai condotta una vita così. Nulla che possa preoccupare un nichilista come me, ma un insieme di "stati di allucinazione" e di orrore che non credo di essere solo io a vedere. Una vita che si fa sempre più difficile da sopportare e dove il combattimento, sebbene inevitabile, è più che altro un impegno testimoniale; cioè, etimologicamente parlando, una sorta di martirio.
Piero Visani