E' certo importante, ma deve essere accompagnato da un valore fondamentale: IL RISPETTO DI FRONTE ALLA VITA. Se io - come cittadino - sono un numero, un accidente della Storia, una nullità che potrà essere agevolmente scavalcata dagli interessi dell'alta finanza, non ci sarà alcun rispetto di fronte alla mia VITA, che sarà trasformata in un'esperienza di morte da vivo, di cui nessuno mi chiederà mai le scuse.
Se la democrazia totalitaria non riuscirà a trovare - e in fretta - dei bilanciamenti su questo versante, se coloro che mi fanno la morale guadagnano, in un mese, quello che io (e tanti altri come me) fatturo in un anno, dopo di che quel poco mi sarà decurtato di tutte le tasse possibili immaginabili, perché certi vitalizi devono essere ovviamente finanziati, NESSUNO AVRA' AVUTO IL BENCHE' MINIMO RISPETTO PER ME, E IO NON NE AVRO' PER LORO. Per ora - molto marxianamente - il confronto è limitato alle "armi della critica", ma è vagamente eufemistico pensare che ciò potrà durare in eterno.
Se poi le ineguaglianze e le repressioni da Medioevo piacciono - e nulla vieta che sia così - occorrerebbe almeno avere il coraggio civile di dire che, sì, piacciono, non vantare che questo sia il migliore dei mondi possibili: perché non lo è, fa orrore ed è già un totalitarismo compiuto, a meno che qualcuno non creda che votare forze politiche perfettamente uguali, nei programmi e nelle condotte, a scadenze sempre più rarefatte nel tempo, sia un esercizio di democrazia.
Chi scrive NON esalta totalitarismi che furono: denuncia quelli che vede in fieri, molto avanti - per la verità - nel loro processo di formazione. Non auspico il ritorno ai totalitarismi del Novecento, ho terrore di quello del XXI secolo.
Piero Visani