Il grottesco episodio della rottura del rapporto tra Sky Sport e l'ex-calciatore e ora commentatore Paolo Di Canio, "reo" di essere andato in trasmissione con un evidente tatuaggio di ispirazione fascista, mi fa sorgere alcune domande:
1) stanti i precedenti del medesimo, a Sky Sport pensavano che Di Canio avesse di recente aderito all'ANPI?
2) Ma se un'emittente è democratico-liberale, che le importa, in definitiva, di quel tatuaggio alquanto sciocco, che solo un soggetto con un notevole gusto per la provocazione esibirebbe in quella maniera?
Il problema della tutela del dissenso sta diventando sempre più grave nella odierna democrazia totalitaria, o totalitarismo democratico che dir si voglia: se un individuo ha delle idee, per quanto discutibili (ma tutte le idee sono discutibili, comprese quelle democratiche, perché NESSUNO è depositario della verità), per quale ragione non consentirgli di manifestarle, per di più nella forma assolutamente passiva di un tatuaggio?
Le censure sono sempre risibili, anche perché fanno paura ai deboli, ma non agli altri. Chi semina questo tipo di vento, è destinato a raccogliere terribili tempeste, perché lo fa animato dal concetto che la storia sia finita e sia segnata dalla vittoria del totalitarismo democratico di marca occidentale. Non è così, molte altre ideologie verranno dopo di questa e fa sorridere pensare che qualcuno potrà essere discriminato perché ha aderito alla cultura dominante attuale. Molto probabilmente ciò accadrà e svelerà in un solo attimo tutta la follia delle censure, che sono una forma, pure patetica, di totalitarismo, e anche di terrorismo, perché la logica che le ispira è esattamente quella terroristica di "colpirne uno per educarne cento".
D'accordo, saremo educati a non fare tatuaggi con scritto "Dux". Poi a non farne altri con la faccia di Che Guevara, poi altri ancora con tutte le facce che verranno in mente alla cultura dominante. Se la libertà consiste nell'adeguarsi alla cultura dominante, questa NON è affatto libertà. Spaventa i pavidi e accende gli animi di tutti coloro che odiano il totalitarismo democratico. Perché la battaglia politico-culturale, oggi, non è certo contro il fascismo, il comunismo o altri totalitarismi morti e sepolti, ma contro l'unica forma di totalitarismo viva e straordinariamente vegeta, quella democratica. Il resto sono patetiche chiacchiere. Chi scrive, come milioni di ascoltatori, sapeva benissimo che Paolo Di Canio ha sempre nutrito un certo tipo di idee, e non gliene poteva fregare di meno. Sky Sport forse non lo sapeva, oppure ha cercato l'incidente "censorio".
Quel che è certo è che, se io in democrazia posso dirmi solo democratico, perché altrimenti mi cacciano da tutto, mi chiedo in che cosa questo sistema politico differisca dai totalitarismi storicamente incarnati o dall'attuale regime nordcoreano.
Piero Visani