La notizia dell'arrivo a Barcellona di oltre 7.000 uomini della Legione Straniera spagnola, se confermata, è un indizio di come - secondo la nota e per me condivisibilissima analisi del generale Fabio Mini - le guerre del futuro non saranno altro che guerre per bande.
Nell'Eurolager, in particolare, sparito o ridotto a macchietta terroristica il nemico esterno (l'hostis), resta soltanto - di viva e immanente - la figura del nemico interno (l'inimicus), quello contro il quale qualsiasi forma di repressione è possibile in quanto la sua sola presenza mette in discussione i rapporti di forza esistenti all'interno dei singoli Paesi, con il rischio di alterarli nel lungo periodo e di far cadere dai loro comodi piedistalli i beati possidentes che li governano.
Il ricorso al Tercio, nel caso di specie, è addirittura grottesco, più ancora che criminale. Sarebbe come se, prima del referendum sull'indipendenza scozzese, il Royal Regiment of Scotland o le Scots Guards fossero state inviate a pattugliare le strade di Edimburgo e Glasgow, per dissuadere da qualsiasi minaccia all'integrità dello Stato nazionale...
Incapaci di concepire qualcosa di diverso da tasse e imposte, o dalla lunghezza dei frutti di mare, i ricchi untorelli dell'Eurolager si addestrano all'esecuzione di grandi manovre preparatorie alle guerre civili del futuro, le uniche che ci saranno o potranno essere, quelle contro di loro, e si predispongono all'impiego dei numerosi "cani da guardia" che mantengono ben addestrati per poterle soffocare sul nascere. E lo scenario così si delinea meglio: una banda di criminali statalisti e di kapò dell'Eurolager contro le aspirazioni di libertà e autodeterminazione dei popoli.
Non importa se alle frontiere premono centinaia di migliaia di disperati, che cercano di entrare in realtà politiche ed economiche in genere del tutto incapaci di ospitarli. Quelli da colpire non sono loro, sono gli autonomisti e gli indipendentisti che hanno compreso la vera natura del campo di concentramento in cui sono immersi e vorrebbero organizzare una "grande fuga" da esso.
Cambiando la natura del conflitto, assumendo esso sempre più le caratteristiche di una gigantesca guerra civile, cambierà anche la natura delle forze militari, sempre più destinate a trasformarsi in forze di polizia e di sicurezza interna, ovviamente sempre meno capaci e sempre meno adatte ad affrontare un eventuale nemico esterno.
Molte cose interessanti, dunque, sono in formazione all'interno del laboratorio politico catalano e non è difficile dire che la prima vittima di questi nuovi conflitti è la libertà, la libertà dei popoli.
Piero Visani