"Come nel 1939", mi dico.
La constatazione, in larga misura da storico, un po' mi diverte: abbiamo scelto una data non male per questa cena fuori porta.
Ho consultato tutto il giorno le previsioni meteorologiche, onde non aveve sorprese. La meteorologia, però, non solo non è una scienza esatta, ma deve essere sempre più gestita da fior di dilettanti allo sbaraglio, se nemmeno le previsioni di un'area ristretta come quella fra Torino e Alessandria riescono ad azzeccare. Così, ci mettiamo in movimento convinti che avremo un viaggetto facile e breve, e dopo meno di dieci minuti siamo nel mezzo di un temporale intensissimo, che non ci risparmia nulla, salvo la grandine.
Poiché sono in autostrada, penso che non ci saranno particolari problemi e invece ecco la sorpresa, ecco la manifestazione de l'intelligence au pouvoir. Non sono ancora arrivato al casello di Villanova, sotto una pioggia molto forte, ma non grandinigena, che ogni riparo offerto dai cavalcavia che traversano l'autostrada stessa diventa il rifugio di un'orda di esseri "umani" in preda a paure varie, a cominciare da quella per la carrozzeria della loro beneamata auto...
Non ignoro questo tipo di paure, anche se non mi sono proprie. Ovviamente non ho alcun interesse a beccarmi una grandinata, se solo ci fosse. Ma non c'è... Ergo tutto questo rallentare e concentrarsi come pecore sotto i cavalcavia non ha senso alcuno, perché piove forte, e basta.
Continui rallentamenti dovuti a teschi di cazzo in cerca di un riparo, ma non è nulla rispetto a quanto succede quando ormai al casello di Villafranca d'Asti manca poco più di un chilometro. Non trovando più riparo sulla destra, per eccesso di "rifugiati" (vedete che questo Paese è pieno di rifugiati...), alcuni "buontemponi" con vocazione omicida hanno scelto, per fermarsi, la corsia di sinistra, quella di sorpasso, dove fino a quel momento un residuo di intelligenza aveva impedito agli altri di fermarsi.
Frenate, stridii di freni, clacson che suonano disperatamente, rischio di un tamponamento di massa, mentre, nei rari momenti di riflessione che il guidare in un manicomio a cielo aperto e piovoso mi concede, mi auguro come minimo un massacro di massa, stile Waco, in modo da liberare questo pianeta infelice da presenze tanto stercorarie, compresa la mia, ovviamente.
Zigzagando come un pilota da rally in una stradina dell'entroterra ligure, riesco a sottrarmi - più con fortuna che con abilità - alla prevalenza dell'imbecille criminale, mentre mia moglie mi riferisce che da un TIR sta scendendo un camionista parecchio adirato, deciso a farsi ragione con le mani (o con una chiave inglese: gli strumenti per farsi davvero le proprie ragioni si somigliano tutti, e non hanno rapporto alcuno con il diritto, roba da fighetti...).
Non ho tempo di pensare/guardare a ciò che mi succede dietro. Finalmente libero dalla "prevalenza del cretino", accelero, supero il casello di Villanova d'Asti e punto direttamente verso Asti Ovest. Meno di cinque minuti dopo, il temporale - mai grandinigeno, tengo a sottolineare, e mai con troppa pioggia o vento - è concluso, perché io ho fatto in modo di uscire dalla sua area di pertinenza. E non sono laureato ad Harvard e neppure alla Bocconi...
Mia moglie si placa dalle paure che l'hanno attanagliata durante quella brutta esperienza. Io mi auguro che il camionista del TIR abbia potuto distribuire un po' di "diritto" (e anche di rovescio...) ai meritevoli delle sue attenzioni, a quelli che si erano fermati - bloccandola - sulla corsia di sinistra. I quotidiani locali del giorno dopo non parlano di nulla, in proposito. Tutto a posto, quindi. Per questa volta, la stupidità non mi ha ucciso. Ma ormai, è solo un terribile percorso ad ostacoli...
Piero Visani
Piero Visani
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