IL MATRIMONIO DEI GOEBBELS
di Roberto Poggi
La sposa era in nero, un prezioso scialle di pizzo di
Bruxelles, un paio di guanti bianchi ed un bouquet, oltre ad un radioso
sorriso, le conferivano comunque un aspetto nuziale. Al suo fianco zoppicava
sorridente lo sposo, egualmente in nero. Li scortavano verso l'altare un
ragazzino biondo in uniforme della gioventù hitleriana, Harald Quandt, nato dal
primo matrimonio di Magda, e la sorella dello sposo, Maria.
I testimoni, Adolf Hitler, che porgeva il braccio alla
madre della sposa, Auguste Beherend, ed il generale Franz Ritter von Epp, già
comandante dei Freikorps bavaresi e finanziatore del Völkischer Beobachter, fornivano la più
prestigiosa garanzia della purezza della fede
politica degli sposi. Il vessillo con la croce uncinata disteso
sull'altare ed un picchetto d'onore della SA completavano la coreografia
nazionalsocialista.
Il rito civile fu celebrato, il 19 dicembre 1931, dal
sindaco del villaggio dei Frauenmark, quello religioso da un pastore luterano
nella piccola chiesa della tenuta di Severin, nel Meclemburgo, di proprietà del
primo marito di Magda, Günther Quandt, che in occasione del loro divorzio, nel
1929, le aveva generosamente concesso l'uso di quella lussuosa dimora di
campagna.
Ad insistere per anticipare le nozze era stato lo stesso Führer.
Alla fine di maggio del 1931, Magda e Joseph si erano fatti la solenne promessa
di sposarsi quando il partito nazionalsocialista avrebbe finalmente preso il
potere. Si conoscevano allora da appena otto mesi e benché la carriera di
Goebbels all'interno del partito apparisse molto promettente, i presupposti
materiali per creare una famiglia erano ancora piuttosto fragili, soprattutto
agli occhi di Magda, che contraendo un nuovo matrimonio avrebbe dovuto
rinunciare al cospicuo assegno di mantenimento del primo marito, un ricchissimo
industriale tessile con ramificati interessi nell'economia tedesca. La loro
unione era durata nove anni, dopo la nascita di Harald nel 1922 la passione si
era via via affievolita, soffocata dalla ventennale differenza di età e
soprattutto dalle frequenti assenze di Günther, assorbito dai
molteplici impegni di uno degli industriali più intraprendenti della Germania.
Era stata Magda a provocare la rottura rinunciando ad ogni prudenza nelle
apparizioni pubbliche, a Berlino come nelle località di villeggiatura
frequentate dall'alta borghesia, in compagnia di un amante più giovane di lei.
Nonostante l'imbarazzo causatogli da quell'adulterio così ostentato, Quandt
aveva preferito comportarsi come un gentiluomo, facendo ampie concessioni al
momento del divorzio. Oltre all'affidamento del loro figlio fino all'età di
quattordici anni, Magda aveva ottenuto un assegno mensile di quasi 4000 marchi,
un lascito di 50.000 marchi per l'acquisito di un nuovo appartamento a Berlino
e l'accesso ad un fondo di altri 20.000 marchi da utilizzare in caso di
malattia.
Tanta generosità, inusuale in un uomo oculato come
Quandt, potrebbe essere stata motivata non solo dalla tenerezza verso Magda, ma
anche dalla volontà di salvaguardare la riservatezza della propria vita
privata. Madga era infatti riuscita ad entrare in possesso di un compromettente
carteggio tra Günther ed alcune donne con cui aveva intrattenuto delle
relazioni. Anche se quelle lettere risalivano a prima del loro matrimonio,
gettavano comunque un'ombra sull'immagine di austero uomo d'affari a cui Quandt
non era disposto a rinunciare.
La riconquista della propria libertà, senza dover né
ridimensionare l'alto tenore di vita a cui si era abituata, né allontanarsi dal
figlio, non aveva tuttavia aperto a Magda le porte della felicità. La relazione
con il giovane studente universitario di buona famiglia di cui si era invaghita
non la appagava sino in fondo.
Il primo biografo di Magda, Otto Meissner, intervistando
dopo la guerra il giovane, ormai sposato e padre di tre figli, si impegnò a
citarlo sotto lo pseudonimo di “Ernst”. Nelle sue memorie la madre di Magda lo
identificò in Fritz Gerber, senza tuttavia fugare ogni dubbio. Qualunque fosse
il suo vero nome, “Ernst” con la sua gelosia morbosa ed il suo atteggiamento
autoritario anche nei confronti del piccolo Harald infastidiva Magda che
tuttavia non trovava il coraggio di porre fine alla loro relazione. Era
insoddisfatta, si sentiva oppressa da un senso di vuoto, voleva qualcosa di più
di un semplice accompagnatore galante, ma al tempo stesso non ricercava un
nuovo marito, neppure più ricco del precedente.
L'occasione non le era mancata. Non appena il nipote
multimilionario del presidente degli Stati Uniti Hoover aveva saputo del suo
divorzio, si era precipitato a Berlino. Si erano conosciuti qualche anno prima,
in occasione del viaggio dei coniugi Quandt negli Stati Uniti. E' probabile che
tra loro ci fosse già stato un fugace flirt, che aveva però lasciato in
Hoover un segno profondo. Il serrato corteggiamento del businessman
americano era culminato in una richiesta di matrimonio formulata nell'esclusivo
golf club sul lago Wannsee. Magda aveva rifiutato senza esitazioni. Hoover ne
era rimasto sconvolto, rientrando a Berlino aveva perso il controllo della sua
auto. Era uscito indenne dai rottami, Magda invece aveva riportato una
commozione cerebrale ed alcune fratture.
Quel rifiuto non aveva rafforzato il legame con “Ernst”.
La noia e la depressione avevano continuato ad avvelenare le giornate di Magda.
Gli inefficaci antidoti al suo malessere
erano le corse senza meta per la campagne attorno a Berlino con la sua
nuova auto sportiva cabriolet e le frequentazioni mondane. Il suo primo
matrimonio l'aveva introdotta nei circoli più esclusivi dell'alta società
berlinese, che nel 1930 incominciava a guardare ad Hitler ed al partito nazista
con sempre minore diffidenza. Anche se non è chiaro per quale tramite, Magda
era entrata a far parte del Nordische Ring, un club frequentato dai più
bei nomi dell'aristocrazia prussiana in cui si predicava il primato della razza
nordica. Alcuni dei suoi membri più
illustri, come il quarto figlio del Kaiser, il principe August Wilhelm
von Hohenzollern, “Auwi” per gli intimi, avevano già abbracciato con
convinzione la causa nazista. Stando al racconto di Auguste Beherend, era stato
proprio “Auwi” durante una riunione del Nordische Ring a consigliare a
Magda di reagire alla noia che l'attanagliava impegnandosi a favore del partito
nazista.
Quel consiglio elargito con aristocratico distacco non
era caduto nel vuoto. Magda aveva incominciato ad interessarsi al programma del
partito, poi vincendo la sua naturale ritrosia verso le manifestazioni di massa
aveva deciso di partecipare ad un affollato comizio elettorale presso lo Sportpalast.
I manifesti con la croce uncinata affissi su ogni muro della città annunciavano
che l'oratore sarebbe stato il Gauleiter del partito a Berlino, il
dottor Joseph Goebbels, che, a partire dal 1926, si era conquistato con i suoi
discorsi infuocati un pubblico sempre più vasto di sostenitori, oltre ad un
gran numero di denunce per diffamazione ed oltraggio. Benché con la sua
corporatura minuta e sproporzionata ed il suo passo claudicante, dovuto ad una
deformità di origine neurologica del piede destro, non potesse incarnare gli
ideali di forza, giovinezza e superiorità razziale professati dal nazismo,
Goebbels possedeva una voce incantatrice, sorprendentemente profonda, potente e
modulabile. Il suo lieve accento renano, grazie al prolungamento di alcune
vocali, favoriva il tono spesso solenne dei suoi discorsi. Parole ricorrenti
come Führer, Deutschland
assumevano con la sua pronuncia un fervore particolare, altre come Judentum
una nota di sdegnato disprezzo. Studiava accuratamente per ogni discorso la
mimica e la gestualità più adatte ad accentuare la drammaticità e la vitalità
delle sue parole. Il lieve movimento ondulatorio della mano accompagnava le
parti espositive del discorso, l'indice rivolto verso il cielo evocava minacce
e castighi, il pugno che batteva sul petto al ritmo delle parole enfatizzava il
crescendo drammatico, il martellare sul leggio esprimeva compiaciuta
tracotanza. La maestria con cui intrecciava i più diversi registri, dal tono
discorsivo inframezzato da battute di spirito, all'ironia corrosiva,
dall'accusa furente al pathos solenne e trionfante, trascinava il
pubblico in una sorta di estasi in cui le parole perdevano il loro significato
letterale per trasmettere intense vibrazioni che generavano entusiasmo e
consenso incondizionato.
Magda confusa tra il pubblico adorante dello Sportpalast
non aveva saputo resistere a quella magia. Alla madre aveva raccontato di
essersi sentita trasportata ed infiammata non dalle parole, che quasi non aveva
ascoltato, ma dall'enfasi con cui erano state pronunciate. Improvviso ed
incontenibile era nato in lei il desiderio di conoscere quell'uomo così
affascinante, capace in pochi istanti di passare dalla passione più violenta
alla freddezza assoluta.
L'iscrizione al partito era stata la prima conseguenza di
quell'infatuazione. Non aveva trascurato neppure l'indottrinamento ideologico
divorando testi, assolutamente indigesti per chiunque altro, come il Mein
Kampf di Hitler ed il “Mito del XX secolo” di Rosemberg. La sezione del
partito del suo quartiere, Westend, frequentata soprattutto da portinaie e
commesse, l'aveva accolta con malcelata diffidenza a causa della sua estrazione
sociale. Magda non si era comunque persa d'animo, si era offerta come
segretaria presso la direzione generale del partito in Hedemannstrasse,
dove le sue competenze linguistiche, parlava correntemente francese ed inglese,
erano state subito apprezzate. La compilazione di rassegne della stampa estera
era stato il suo primo incarico, finché Goebbels, nel novembre del 1930, non si
era accorto di lei. La sua eleganza, i suoi modi raffinati e soprattutto la sua
avvenenza lo avevano incuriosito.
Nonostante gli impegni politici come Gauleiter di
Berlino e come responsabile nazionale della propaganda del partito assorbissero
gran parte del suo tempo, Goebbels era tutt'altro che insensibile al fascino
femminile. Conduceva un'intensa vita erotico-sentimentale, si invaghiva di
continuo delle donne più diverse, intratteneva contemporaneamente due, tre
relazioni, anche se nessuna riusciva a dissolvere il suo senso di solitudine.
Sulle pagine del suo diario aleggiò sino al 1930 l'amarezza per la fine della
storia d'amore con Anka Stalherm. Il trauma di questo perduto amore giovanile
gli impediva di impegnarsi in relazioni durature, condannandolo alla ricerca di
appagamenti sessuali, senza troppe complicazioni sentimentali. Si compiaceva di
identificarsi nell'immagine, letteraria e stereotipata, dell'eroe che per
compiere sino in fondo la missione politica affidatagli dal destino era
costretto a rinunciare alla speranza di una gratificante stabilità affettiva.
Nel 1929 scriveva: “Per me le donne sono una necessaria compensazione. Nelle
giornate critiche, in particolare, sono come un balsamo sulle ferite. Ma ho
bisogno di avere intorno i caratteri più diversi.”
Il pretesto per conoscere meglio quella seducente signora
bionda così fuori posto negli uffici di Hedemannstrasse era stato
assegnarle il delicato compito di riordinare il suo archivio personale. Magda
era stata subito risucchiata nel vortice di una attività a tratti frenetica che
le imponeva di lavorare sino a tarda notte. Anziché stemperarsi la sua iniziale
infatuazione si era arricchita di un istinto materno verso quell'uomo geniale
ed infaticabile che, come testimoniava il suo abbigliamento trasandato, non
poteva contare sulle cure amorevoli di nessuna donna.
Erano trascorsi più di tre mesi prima che Goebbels,
sempre distratto da altri flirt, si decidesse a gettare la maschera del
distaccato capo ufficio per mostrare il volto del seduttore. Alla data del 15
febbraio 1931 annotava sul suo diario: “La sera Magda Quandt viene a casa mia.
E resta a lungo. Sboccia la sua affascinante, bionda dolcezza. Sei la mia
regina.” Come rivela il numero uno aggiunto tra parentesi a margine
dell'annotazione, quella sera avevano fatto l'amore per la prima volta. Nelle
settimane successive i loro incontri
amorosi si erano moltiplicati.
Per quanto travolgente il loro amore non era privo di
screzi. Goebbels era spaventato all'idea di perdere la sua libertà. Alla fine
di marzo confidava al suo diario: “Poi è venuta Magda, abbiamo fatto l'amore,
litigato e poi di nuovo fatto l'amore (8,9). E' fantastica. Ma non devo farmi
prendere troppo da lei. In ogni caso, il lavoro è sufficientemente abbondante
ed impegnativo da non farmi incorrere in questo rischio.”
Magda invece, che sognava di conquistare per sempre il
cuore di Goebbels, non aveva esitato a liberarsi di “Ernst”. Da quando aveva
iniziato ad impegnarsi a favore del partito, la loro relazione si trascinava
stancamente, tra litigi ed incomprensioni. “Ernst” non si era rassegnato a
quella rottura, con la scusa di recuperare qualche effetto personale si era
presentato all'appartamento di Magda in Reichskanzlerplatz armato di
pistola. Un colpo era partito, andandosi a conficcare nella cornice di una
porta. Magda non aveva perso il suo sangue freddo, aveva chiamato la polizia,
che era prontamente intervenuta.
Quella tragedia sfiorata aveva sconvolto Goebbels,
rivelandogli la profondità dei suoi sentimenti verso Magda. Aveva abbandonato
tatticismi e pose da consumato seduttore per trasformarsi in un romantico
innamorato, geloso persino del ricordo di “Ernst”. Da quel momento la loro
relazione era entrata in una nuova fase, destinata a condurli sull'altare.
A contrastare i loro progetti matrimoniali rimanevano i
problemi materiali. Nella primavera del 1931 il partito nazista, pur avendo
ottenuto buone affermazioni elettorali sia a livello nazionale che locale, era
ancora lontano dal potere. Nessun dirigente nazista poteva contare su di un
impiego stabile e ben retribuito. Goebbels sedeva dal 1928 al Reichstag,
guidava la propaganda nazionale del partito e conduceva con determinazione a
Berlino la lotta contro comunisti e socialdemocratici, ma non era in condizione
di offrire a Magda alcuna sicurezza economica, poiché gran parte delle sue
modeste entrate erano assorbite dalle spese legali dei numerosi processi in cui
era coinvolto e dalle frequenti condanne a pene pecuniarie per diffamazione.
Uno dei bersagli preferiti delle sue feroci invettive, lanciate dalla colonne
dell'Angriff, era il vicecapo della polizia di Berlino, il giurista
socialdemocratico Bernhard Weiss, soprannominato “Isidor” per schernire la sua
ascendenza ebraica. Gli attacchi a Weiss, raffigurato nelle vignette con le
sembianze di un asino, accusato di gestire il suo ufficio con la subdola viltà
attribuita ai figli di Israele, miravano a stigmatizzare la presunta supremazia
ebraica all'interno delle istituzioni della Repubblica di Weimar. Pur di
raggiungere tale obiettivo, redditizio in termini di consenso politico,
Goebbels aveva accettato di sacrificare in oltre quaranta processi una parte
rilevante delle sue entrate. Pertanto l'unica grande ricchezza che poteva
offrire al Magda nel 1931 era la sua intimità con il Führer.
Del primo incontro tra Hitler e Magda ci è pervenuto
attraverso il generale Otto Wagener, all'inizio degli anni '30 responsabile
economico del partito nazista, un resoconto inattendibile sul piano
cronologico, tuttavia perfettamente coerente con la personalità di Goebbels,
caratterizzata da un disturbo narcisistico. La continua ricerca di
apprezzamento del Führer, che
aveva eletto a suo idolo, nonché la profonda depressione in cui cadeva ogni
volta che ne deludeva le aspettative, tipiche del disturbo narcisistico,
potrebbero effettivamente aver spinto Goebbels a non rischiare subito una
presentazione ufficiale di Magda.
Stando al racconto del generale Wagener, Hitler avrebbe
incontrato per la prima volta Magda e suo figlio in modo apparentemente casuale
nella sala da the dell'esclusivo hotel Kaiserhof di Berlino. Harald
nella sua uniforme della gioventù hitleriana, confezionatagli dalla madre,
sarebbe corso incontro al Führer con il braccio teso in un saluto
nazista. Compiaciuto da tanto entusiasmo, Hitler avrebbe interrogato il
ragazzo, scoprendo divertito che con la sua uniforme si sentiva due volte più
forte. Dopo questo rapido scambio di battute sarebbe sopraggiunto nella sala da
the Goebbels che, senza mostrare alcun interesse personale, avrebbe convinto
Hitler ad invitare al suo tavolo il fervente ragazzo e sua madre. Sarebbe stato
Göring, sempre ben informato, a svelare al Führer
il
legame affettivo che univa Goebbels e l'ex signora Quandt.
Tanta prudenza da parte di Goebbels si era rivelata
superflua. Magda grazie al suo charme ed alla sua brillante
conversazione aveva saputo conquistare non solo l'approvazione di Hitler, ma
persino il suo vivo interesse. Nell'agosto del 1931 Goebbels registrava con
gioia sul suo diario il “giudizio superlativo” espresso da Hitler nei confronti
di Magda. Nel volgere di qualche giorno la gelosia aveva offuscato l'iniziale
soddisfazione, poiché l'atteggiamento di Hitler sembrava trascendere i limiti
della stima verso la fidanzata di un suo stretto collaboratore. Anche in
assenza di Goebbels, Hilter, accompagnato dalla scorta, non esitava a
presentarsi a casa di Magda per conversare amabilmente qualche ora con lei.
Magda era lusingata da tanta attenzione e non faceva nulla per scoraggiare
quelle incursioni nella sua vita privata. Goebbels invece si struggeva di
gelosia. Dopo una serata passata in compagnia di Hitler confidava al proprio
diario: “Magda si comporta in modo poco dignitoso con il capo. E io ne soffro.
Non è una signora. Non ho chiuso occhio tutta la notte. Devo fare qualcosa.
Temo che non sia una donna fedele al cento per cento. E questo sarebbe
terribile.” Verso Hitler non provava alcun risentimento, al contrario gli augurava
di trovare l'amore la bellezza di cui aveva un estremo bisogno.
Ritenendo ingiusti ed offensivi i rimproveri di Goebbels,
Magda aveva reagito restituendogli l'anello di fidanzamento. Dopo fiumi di
parole e di lacrime si erano riappacificati, ma il tarlo della gelosia aveva
continuato a rodere il cuore di Goebbels. Nel settembre del 1931 mentre si
trovava ad Amburgo aveva appreso che il Führer
non voleva proprio saperne di rinunciare al piacere delle sue visite
improvvise in Reichskanzlerplatz. Goebbels
irritato annotava: “Ho telefonato a Magda. Il capo ha suonato alla sua porta.
Si è invitato a pranzo. E' un furbo matricolato! Sono estremamente triste.
Vieni pure quando vuoi!”
I sospetti di Goebbels non erano infondati, Hilter si era
invaghito di Magda. Al generale Wagener aveva confidato di aver trascorso in
compagnia di quell'affascinante signora dei “momenti divini”, di aver provato
sensazioni da tempo dimenticate. Non si trattava di una banale attrazione
sessuale, ma di una profonda affinità spirituale. In Magda il Führer era
convinto di riconoscere la componente femminile capace di controbilanciare i
suoi istinti troppo maschili. Per compiere la missione salvifica di cui si
sentiva investito riteneva di non aver bisogno né della distrazione di una amante,
né del vincolo di una moglie, gli occorreva invece un'accompagnatrice
rispettabile, capace di stemperare gli eccessi del suo carattere, con cui
recarsi all'opera oppure a teatro, sorseggiare il the, conversare e condividere
la stessa visione del mondo. Il presupposto per un rapporto del genere era che
Magda fosse già sposata con qualcun altro. Il fidato Goebbels si presentava
come il candidato ideale alle nozze.
La prospettiva di assumere il ruolo di first lady
del movimento nazionalsocialista, nonché di confidente dell'uomo destinato a
guidare la Germania aveva senza dubbio allettato l'ambiziosa Magda, spingendola
a rinunciare senza rimpianti alla sicurezza economica che i generosi alimenti
dell'ex marito le garantivano. Secondo le annotazioni del diario di Goebbels,
intorno alla metà di settembre del 1931, dopo un colloquio chiarificatore con
Hitler, Magda aveva preso la decisione di risposarsi. La certezza che Hitler
non sarebbe stato un rivale, ma il terzo elemento di una relazione amorosa
allargata aveva dissolto la gelosia di Goebbels. Il 16 settembre scriveva
commosso sul suo diario: “Sono fortunato. Saremo tutti e tre buoni gli uni con
gli altri. Vuole essere il nostro amico più fedele.”
Contrariamente a quanto riferito da Wagener, la nascita
di questa inconsueta relazione a tre era stata antecedente al suicidio della
nipote di Hitler, Geli Raubal. Nel pomeriggio del 18 settembre 1931, Geli, che
da un paio d'anni conviveva con lo zio a Monaco in un lussuoso appartamento
affacciato su Prinzregentenplatz, si era chiusa nella sua stanza e si
era sparata. Il corpo della ventitreenne con accanto la pistola di Hitler era
stato ritrovato molte ore più tardi dalla governante. Quando aveva appreso la
notizia della morte di Geli, Hitler, che si trovava in quel momento a
Norimberga, era stato colto da un collasso. Zio e nipote erano legati da una
relazione dai contorni morbosi. Il giorno prima della tragedia Hitler, forse
accecato dalla gelosia, avrebbe proibito a Geli di trasferirsi a Vienna per
proseguire i suoi studi presso un maestro di canto. Questa tirannica
imposizione potrebbe aver spinto la giovane ad un gesto estremo.
La distanza di pochi giorni tra la scelta di Magda come
accompagnatrice ufficiale ed il suicidio di Geli pone, secondo Peter Longerich,
uno dei più autorevoli biografi di Goebbels, degli interrogativi per il momento
senza risposta. L'interesse mostrato da Hitler per Magda potrebbe aver
provocato un grave squilibrio nella complessa relazione tra zio e nipote? Geli
si sarebbe sentita defraudata del suo ruolo accanto al Führer ed
incapace di competere con una donna più matura?
I preparativi per le nozze, avviati con la benedizione di
Hitler, avevano subito alle fine di ottobre del 1931 una brusca battuta
d'arresto a causa della scoperta della nascita illegittima di Magda. Quando
l'11 novembre del 1901 Auguste Beherend, impiegata come domestica presso una
ricca famiglia di Berlino, aveva partorito era nubile. Qualche mese più tardi si
era unita in matrimonio con l'ingegner Oskar Ritschel, che però non aveva
voluto riconoscere la paternità di Magda. Dopo appena tre anni avevano
divorziato. Magda, battezzata Johanna Maria Magdalena, era cresciuta lontano
dalla madre in un pensionato cattolico di Bruxelles scelto dal suo patrigno.
Rimasta sola a Berlino, Auguste aveva conosciuto un commerciante ebreo, Richard Friedländer, con cui si era trasferita a Bruxelles, dove
nel 1908 si erano sposati. Magda era stata trasferita in un altro istituto cattolico
a Vilvoorde. All'età di undici anni era stata iscritta in una scuola gestita
dalle Orsoline, non lontano da Scarbeck, l'elegante quartiere residenziale alla
periferia di Bruxelles in cui Richard ed Auguste si erano stabiliti. Finalmente
Magda aveva potuto godere del calore di una vera famiglia. Friedländer si era mostrato un padre adottivo premuroso
ed amorevole, che senza opporsi all'istruzione cattolica di Magda non aveva
tuttavia rinunciato ad avvicinarla alla fede ebraica. Le celebrazioni delle
festività ebraiche, come la Pesah e lo Yom Kippur, erano entrate a far parte
della sua vita familiare. Nell'agosto del 1914, lo scoppio della guerra aveva
costretto i Friedländer ad
abbandonare in tutta fretta Bruxelles, dove i tedeschi non erano più graditi.
Avevano potuto portare con sé lo stretto indispensabile, l'accesso a gran parte
dei loro risparmi depositati in banca era stato impedito. Accolti come profughi
a Berlino, avevano dovuto affrontare gravi ristrettezze economiche, finché
Richard non aveva trovato un modesto impiego presso un hotel. Magda aveva
proseguito i suoi studi liceali, la difficoltà a riappropriarsi della lingua
tedesca non le aveva impedito di ottenere eccellenti risultati scolastici. Dopo
la guerra, grazie soprattutto all'aiuto economico del suo ex patrigno Oskar Ritschel,
Magda era stata ammessa nel prestigioso collegio Holzhausen, nei pressi di
Goslar, in Bassa Sassonia. Ad offrire a Magda l'opportunità dell'ascesa sociale
che sognava non era stato l'esclusivo ambiente del collegio, ma il caso. Nel
febbraio del 1920, rientrando a Goslar, dopo un breve soggiorno a Berlino in
occasione del compleanno del padre adottivo, aveva conosciuto in treno un
distinto gentiluomo sulla quarantina:
Günther Quandt. Pochi mesi di corteggiamento erano stati sufficienti a
convincere il ricco industriale a formulare la sua proposta di matrimonio,
subordinata però a due condizioni: la conversione al luteranesimo e l'abbandono
del cognome Friedländer, che denunciava una ascendenza ebraica, imbarazzante
per l'alta società berlinese. Magda aveva accettato senza esitare entrambe le
condizioni, con il pieno appoggio di sua madre e la complicità dell'ingegner
Ritschel, che con vent'anni di ritardo aveva riconosciuto la paternità.
Probabilmente il rapporto tra Auguste e Richard Friedländer era già da tempo
sprofondato in una crisi irreversibile, l'accettazione dell'umiliante richiesta
di Quandt non aveva fatto che accelerarne l'epilogo. Con una nuova fede ed un
nuovo cognome rispettabile, Ritschel,
Magda aveva potuto, nel gennaio del 1921, sposare Quandt. Qualche mese più
tardi era stato formalizzato il divorzio tra Auguste e Richard. Da quel
momento Friedländer era uscito
definitivamente dalla vita di Magda.
Nessun commento:
Posta un commento