Il giorno è dedicato agli altri, alle relazioni, alla dimensione sociale. La notte è dedicata a se stessi, al dialogo con il proprio io, alle riflessioni su ciò che è stato. Il silenzio avvolge tutto e il buio della notte fa vedere tutto più chiaro.
Si può parlare con sé, analizzare dolori e gioie, verificare dialettiche e incomunicabilità. Si può scrivere, scrivere cose che avresti voluto pubblicare ma che ora preferisci tenere per te, insieme alle tue ferite presenti, passate e future.
La notte è madre, consolatrice, immagine della "fatal quiete".
La notte è "quel che resta del giorno"...
Piero Visani
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