Strade. Strade prestigiose, celebri, ricche. Percorsi noti, sperimentati, svolti in un ruolo incerto, ma che pareva promettente. Che pareva promettere divertimento, gioia, idem sentire, forse piacere.
Bello ripercorrerle, a oltre due anni di distanza, sapendo che è alle mie spalle. Meno bello pensare che, di tutto quanto ho detto e ascoltato, per quanto fatto con la massima partecipazione, non è rimasto niente, niente di niente.
Non sono qui a rimpiangere ciò che avrebbe potuto essere e non è stato; non sono qui a commemorare tonnellate di vita sprecata. Mi limito a riguardare i luoghi di alcuni incontri ed a chiedermi se uno dei due soggetti colà coinvolti fossi io e se la persona con cui ho avuto a che fare fosse una persona reale, o una prospezione olografica.
La vita è strana. Pensavo di soffrire, girando per quelle strade eleganti, ma ormai tutto ciò che mi ricordo (con estrema attenzione ai dettagli, come mi è tipico) mi sembra talmente assurdo che mi chiedo se si sia trattato di un incontro vero, o di che altro...
Non ho più rabbie, tensioni, delusioni. Ne sono uscito. Ho capito che impegnare tutto se stesso raramente ha senso, se non trovi chi coltiva la tua stessa visione di vita. Non mi sento neppure più ferito, o respinto o liquidato. Sento di non aver compreso, e di non essermi fatto comprendere. E' un peccato, ma è così. E mi consola il fatto che non essere compreso quando dici tutto, quando ti apri nella tua interezza, cercando un incontro non banale, se non vieni compreso è perché non c'era proprio nulla da fare, e/o nulla si voleva fare.
Ne ho sofferto parecchio, ma sono rimasto fedele al mio modo di essere: profondo, problematico, dialettico. La sorte non è stata benevola con me, ma gli investimenti esistenziali, per mia fortuna, non richiedono ritorni in moneta o in affetto. Ho raccolto la valigia delle mille cose che amo e ho cercato valutazioni meno negative. Il fatto che le abbia trovate è più di un dettaglio, su questo sfondo, perché non ho voluto cambiare nulla di me. Mi amo troppo.
Piero Visani
Non sono qui a rimpiangere ciò che avrebbe potuto essere e non è stato; non sono qui a commemorare tonnellate di vita sprecata. Mi limito a riguardare i luoghi di alcuni incontri ed a chiedermi se uno dei due soggetti colà coinvolti fossi io e se la persona con cui ho avuto a che fare fosse una persona reale, o una prospezione olografica.
La vita è strana. Pensavo di soffrire, girando per quelle strade eleganti, ma ormai tutto ciò che mi ricordo (con estrema attenzione ai dettagli, come mi è tipico) mi sembra talmente assurdo che mi chiedo se si sia trattato di un incontro vero, o di che altro...
Non ho più rabbie, tensioni, delusioni. Ne sono uscito. Ho capito che impegnare tutto se stesso raramente ha senso, se non trovi chi coltiva la tua stessa visione di vita. Non mi sento neppure più ferito, o respinto o liquidato. Sento di non aver compreso, e di non essermi fatto comprendere. E' un peccato, ma è così. E mi consola il fatto che non essere compreso quando dici tutto, quando ti apri nella tua interezza, cercando un incontro non banale, se non vieni compreso è perché non c'era proprio nulla da fare, e/o nulla si voleva fare.
Ne ho sofferto parecchio, ma sono rimasto fedele al mio modo di essere: profondo, problematico, dialettico. La sorte non è stata benevola con me, ma gli investimenti esistenziali, per mia fortuna, non richiedono ritorni in moneta o in affetto. Ho raccolto la valigia delle mille cose che amo e ho cercato valutazioni meno negative. Il fatto che le abbia trovate è più di un dettaglio, su questo sfondo, perché non ho voluto cambiare nulla di me. Mi amo troppo.
Piero Visani
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