giovedì 30 gennaio 2014

Bloody Sunday (30 gennaio 1972)


       Esattamente 42 anni fa, il 30 gennaio 1972, una pacifica marcia di protesta, organizzata nella città di Derry (Irlanda del Nord) dal movimento per i diritti civili, venne stroncata nel sangue dall'intervento del 1° Battaglione del "Parachute Regiment" dell'Esercito britannico.
       Nel contesto di un'azione chiaramente intesa a lanciare un monito ai manifestanti e a intimidire l'IRA (Irish Republican Army), i paracadutisti inglesi si abbandonarono ad una selvaggia azione di repressione, di fatto un vero e proprio attacco armato al corteo, contro il quale aprirono il fuoco sparando ad altezza d'uomo.
Il risultato fu un autentico massacro: 13 persone, tra cui moltissimi giovani (di cui 6 minorenni) furono uccisi dalle armi automatiche dei parà (di cui 5 colpiti alle spalle, mentre una quattordicesima persona morì qualche mese più tardi per le ferite riportate). Altre 13 subirono ferite piuttosto gravi.
       Fin dall'inizio, apparve chiara l'inaudita gravità del fatto, visto che non solo venne sparato sulla folla, ma anche su sacerdoti, su gente che innalzava bandiera bianca, sulla stampa (il fotografo italiano Fulvio Grimaldi scampò per miracolo a un vero e proprio tiro al bersaglio, dato che almeno 8 proietti vennero sparati contro la finestra da cui stava riprendendo la scena).
       La gravità del fatto (un'azione di repressione a mano armata contro la cittadinanza - non si deve infatti dimenticare che Derry è nell'Ulster, non nella Repubblica d'Irlanda -condotta nella "civilissima" Gran Bretagna) suscitò una fortissima ondata emotiva a livello mondiale e le numerose testimonianze dirette di quanto era accaduto indussero il governo di Londra ad aprire un'inchiesta, che si risolse in un'autentica farsa, negando ogni responsabilità dei soldati inglesi.
       La certosina azione di ricostruzione dei fatti condotta da molte persone, tra cui Don Mullan (che partecipò alla marcia di Derry quando aveva solo 15 anni e rimase personalmente coinvolto nella sparatoria), portò alla pubblicazione, nel 1997, di un libro assai bello e informatissimo, "Eyewitness Bloody Sunday", nel quale la tragica giornata è ricostruita minuziosamente, grazie alla straordinaria raccolta di testimonianze dirette.
       Sull'onda del grande successo di questa pubblicazione e del processo di pace in atto in Ulster, il governo britannico venne indotto, nel 1998, ad aprire una nuova commissione d'inchiesta, che venne tenuta secretata fino al giugno 2010, quando il primo ministro britannico David Cameron ne rese noti i risultati, che riconoscevano apertamente quello che in precedenza era stato negato, vale a dire il brutale e ingiustificato intervento dei paracadutisti inglesi.
       Nel 2002, intanto, il regista Paul Greengrass aveva riportato la tragica vicenda al centro dell'attenzione con il film (un vero e proprio docu-drama) "Bloody Sunday", che ricostruisce la storia di quella tragica giornata seguendo da vicino le conclusioni del libro di Mullan.
       Consiglio a tutti coloro che sono interessati al tema sia la lettura del libro sia la visione del film, da cui emerge con forza come si possa abitare nella "civilissima" Europa ed essere trattati come carne da macello, specie se si lotta per i propri diritti conculcati.
       A qualcuno potrà far paura, ad altri farà riflettere su ciò che ci attende... L'importante è saperlo e prepararsi ad andare avanti egualmente, fino in fondo.

                                        Piero Visani




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