domenica 19 gennaio 2014

Strade bagnate

       Pioggerella leggera. L'auto corre veloce, guidata con mano sicura. So dove andare, so pure che è tardi. Più di così, però, non posso correre. So già che non basterà e questa consapevolezza in fondo mi tranquillizza.
       Nella mia mente si affacciano immagini, di ieri, di oggi, di domani. Il mio animo è pieno di sentimenti contrastanti. Vorrei urlare, far sentire la mia voce nella notte, ma qualcuno mi ascolterebbe?
       Piove da giorni e il mio animo è invaso di poesia, di sentimenti positivi. Amo la pioggia, la adoro, è un Gran Dama, per me. L'ho sempre amata, fin da bambino molto piccolo, per cui la mia simpatia per essa è una nozione pre-culturale.
       Non so se la amo perché lustrale, forse la amo di più perché ovatta tutto, bagna, induce alla riflessione, alla contemplazione, alla meditazione. Nel silenzio del mio studio, il principale - se non l'unico - rumore che si sente è quello della pioggia che batte un po' dappertutto.
       Stupenda, straordinaria, inarrivabile e impagabile compagna, la pioggia allieta i miei giorni, come una forma di meteopatia al contrario. Per me, è come se dal cielo cadessero lacrime che mi confortano, mi affiancano, mi consolano, mentre tutti i colori virano verso cromatismi scuri, indistinti, neutri, quei cromatismi sfumati e forse seppiati dove solo chi vede con il terzo occhio si trova pienamente a proprio agio, sa trovare una via, sa capire dov'è. Nulla è nitido, come con il sole, tutto è vagamente in ombra, brumoso e forse Brumaio, ma quell'insieme di brume, così simili ai colori della mia anima, dentro di me sono vibrazioni potenti, illuminanti, chiarissime.
       I fautori dell'agire lamentano che, quando piove, non si può fare niente. In realtà si può fare tutto, più di tutto, e si può avere il privilegio di farlo nella più perfetta solitudine, in un contesto finalmente non antropizzato.
       La pioggia mi bagna, mi inebria, mi affascina, mi tiene compagnia. La guardo, la amo; percorro, un po' in auto e un po' a piedi, strade diverse, cercando di percepire le più intime sfumature di una tavolozza apparentemente convergente di colori opachi, che tali non sono, se solo si riesce a capirlo.
       Mi passano volti davanti, volti di persone che amavano la pioggia, e che ancora sono con me o mi sono state vicine, e volti di persone che non la amavano e che sono corse dietro i loro soli. Hanno fatto bene, non le avrei seguite. Io volevo PARLARE a loro e a me, non FARE cose. Cercavo il dialogo, non il silenzio delle azioni.
       Ora sono qui da solo, ma non sono mai stato in compagnia come oggi...

                         Piero Visani


 

Nessun commento:

Posta un commento