E' il mio programma per il 2014. Modestissimo, ridottissimo, ma non privo di ambizioni. Non è facile, oggi, vendere cara la pelle, anzi richiede sforzi sovrumani, perché è chiaro che i governi ci vogliono morti e alle normali difficoltà della vita sono fermamente decisi ad aggiungerne molte altre, straordinarie, devastanti e soprattutto letali.
Su questo sfondo, vendere cara la pelle vuol dire non farsi illusioni di sorta sull'esito ultimo delle proprie azioni, ma avvicinarsi ad esse con cuore gaio e salda determinazione. Alla peggio, presto "ceneremo nell'Ade" e chi dice che colà si mangi male?
Il vantaggio enorme che chi è nutrito di senso del tragico può vantare su chi non ne conosce le valenze è che egli sa a che cosa va incontro, sa che si perderà, ma tutto questo non gli impedisce minimamente di raccogliere il guanto della sfida e prepararsi a combatterla. Se uno fosse vivo, forse avrebbe qualcosa da perdere e potrebbe nutrire qualche legittimo timore. Ma un abitante della Vecchia Europa, agli inizi del 2014, ha un qualche motivo per sentirsi vivo? Direi proprio di no e dunque, di che preoccuparsi? Un bel gesto, esteticamente probante; il rispetto di se stessi; il gusto di guardare in faccia il destino e poi sia quel che sia. A volte, il sentirsi vivo in un mondo di morti può essere molto più disperante che sentirsi morto in un mondo di vivi (che in realtà sono morti, ma con onore). E poi, una volta che è stata perduta la speranza, resta solo il gesto testimoniale, il "bel gesto" per eccellenza, presenza costante nella mia cultura di riferimento. Mai perdere l'occasione di farne uno e vendere cara la pelle, anche se è la pelle di un morto, è innegabilmente un bel gesto. Impossibile tirarsi indietro...!
Piero Visani
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