Tagliano la notte. La traversano. La rischiarano e la fanno giorno. Illuminano, ci fanno capire, diventano Logos.
Da sempre attribuisco grande valore alla parola, non come esercizio fine a se stesso, ma come fondamentale modalità di comunicazione. E, quando trovo chi è disponibile a dialogare con me, si sviluppano conversazioni spesso assai dense, fitte, partecipate, bellissime.
La parola è il filo che due o più persone tendono fra loro, è il collegamento che le unisce per periodi più o meno lunghi. E' il vincolo comunicativo che le accomuna, e che - con il tempo - può rinsaldarsi o spezzarsi.
La parola è fondamentale veicolo di conoscenza e, se non si riduce a vuoto chiacchiericcio, ci porta dentro il cuore e la mente delle persone, ci apre a conoscenze ed esplorazioni nuove, ci avvicina.
A volte, le parole possono diventare vuoti orpelli, ma tale degenerazione è frutto non di situazioni, bensì di chi le ha profferite non credendovi o per interesse, finzione, utilità momentanea.
I miei legami esistenziali più solidi sono frutto del potere della parola, dell'idem sentire che essa sviluppa, della conoscenza e della complicità che attiva.
Anche le mie delusioni esistenziali più gravi sono nate dalla parola, da parole fraintese, disattese, volte a proprio vantaggio, mendaci, interessate o semplicemente vuote, ingannevoli, strumentali.
Nel mentre scrivo queste righe, mi passano davanti i volti delle molte persone che mi hanno mentito, preso in giro, manipolato, giocato. Ho provato tanto risentimento, per questi comportamenti, ma poi esso si è progressivamente spento, travolto dal mio desiderio di continuare comunque a comunicare. Il bello della parola, infatti, è che quella orale stimola il dialogo e l'interazione reciproca, mentre quella scritta è forse più autoreferenziale, ma può suscitare interesse di lettura, condivisione, amicizia, compartecipazione.
Così, posso dire di avere sempre ritratto grandi soddisfazioni dalle parole che ho profferito, nei due modi testé citati, perché, anche se talvolta sono andato incontro a incomprensioni e mutismi, in molte altre occasioni la mia parola è diventata uno splendido ponte gettato verso il mio prossimo. Un ponte che è frutto della mia inesausta volontà di comunicare. E così, giorno dopo giorno, ricomincio a parlare e a scrivere. Qualche porta si chiude, qualche altra si apre; a qualcuno do fastidio, e tronca il dialogo; a qualcun altro sono gradito e l'interscambio fiorisce. Il rifiuto del dialogo è una scelta deliberata e rispettabile. l'apertura dialettica è un arricchimento reciproco. Sono grato a chi me ne fa quotidianamente dono, in varie forme.
Piero Visani
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