Ora tocca alla Pirelli, in procinto di passare in mano cinese. Un Paese un tempo la sesta o settima potenza industriale del mondo si avvia a essere una triste e invecchiata colonia, presto probabilmente preda di popoli giovani e numerosi.
Un tramonto davvero disperante per un'Italia un tempo simbolo di molte cose positive, ma da decenni in preda ad una volontà autodistruttiva fatta di ruberie, fiscalismi per alimentare le ruberie, e "familismo amorale" che privilegia solo le raccomandazioni, mai il merito o la competenza.
Un Paese morto, della cui morte si sono accorti tutti meno che i diretti interessati, i suoi abitanti, che - esattamente come nel luglio 1943 - attendono qualcuno che sbarchi in Sicilia, o altrove, per avviare un cambio di regime.
Staremo a vedere. Certo NON ne difenderò le coste, né la classe dirigente, né tutti quelli che l'hanno supportata. Non sono giovane, ma il nostro futuro - per quanto prevedibilmente del tutto catastrofico - mi incuriosisce davvero. E per vedere legittimamente puniti quelli che ci hanno ridotto così, venderei l'anima non a uno, ma a miliardi di diavoli.
Può bastare, come dichiarazione programmatica...?
Piero Visani