lunedì 10 febbraio 2014

Gulliver

       Piccolo spostamento, sotto una pioggerella insistente, in Langa, terra che amo, da un lato, e che mi evoca qualche sgradevole ricordo, da un altro. Un piacevole pranzo con un cliente fa evaporare "i pensieri più tristi, giù in fondo", ma poi, al momento del ritorno, la tentazione di passare attraverso queste mitiche colline, accompagnato dalla mia amica pioggia, è troppo forte e allora, per una ventina di chilometri, "vado via con me".
       Come spesso mi capita quando viaggio, ora che sono "diversamente giovane", ascolto "Gulliver", di Francesco Guccini:

Nelle lunghe ore d' inattività e di ieri
che solo certa età può regalare,
Lemuele Gulliver tornava coi pensieri
ai tempi in cui correva per il mare
e sorridendo come sa sorridere soltanto
chi non ha più paura del domani,
parlava coi nipoti, che ascoltavano l' incanto
di spiagge e odori, di giganti e nani,
scienziati ed equipaggi, e di cavalli saggi
riempiendo il cielo inglese di miraggi...

Ma se i desideri sono solo nostalgia
o malinconia d' innumeri altre vite,
nei vecchi amici che incontrava per la via,
in quelle loro anime smarrite,
sentiva la balbuzie intellettuale e l' afasìa
di chi gli domandava per capire.
Ma confondendo i viaggi con la loro parodia,
i sogni con l' azione del partire,
di tutte le sue vite vagabondate al sole
restavan vuoti gusci di parole...

Poi dopo, ripensando a quell' incedere incalzante
dei viaggi persi nella sua memoria,
intuiva con la mente disattenta del gigante
il senso grossolano della storia
e nelle precisioni antiche del progetto umano
o nel mondo suo illusorio e limitato,
sentiva la crudele solitudine del nano,
sentiva la crudele solitudine del nano
nell' universo quasi esagerato,
due facce di medaglia che gli urlavano in mente:
"da tempo e mare, da tempo e mare,
da tempo e mare, da tempo e mare,
da tempo e mare non s' impara niente..." 

       Amo misurare il mio personale prometeismo con le parole amare di questa canzone, assolutamente veritiere. E amo ancora di più, dopo averle ascoltate, riprendere - o non sospendere - il mio cammino, ben consapevole del fatto che, se "da tempo e mare non si impara niente", se si rifiutassero le dimensioni di spazio e tempo, forse si imparerebbe ancor meno...
       Guardo i miei occhi nello specchietto retrovisore e scambio una fugace occhiata d'intesa con me stesso, che s'illumina di un tenue ma complice sorriso: forse ogni cosa fatta è stata realmente inutile, ma è sicuramente valsa la pena farla e, se del caso, andrebbe prontamente rifatta. La vita è adesso...

                                 Piero Visani

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